Stanco, ma allo stesso tempo fiducioso. Perché per il Libano
c’è ancora speranza. Perché al di là della logica umana c’è la consolazione che
viene da Dio. Perché c’è una Chiesa che resiste e predica la fratellanza e c’è
un popolo che non perde la fede. E soprattutto perché ci sono i giovani, così
coraggiosi e desiderosi di voler porre basi più solide per il futuro del Paese,
da aver “rincuorato” lo stesso Benedetto XVI nella visita di
settembre.
ROMA, Sunday, 3 February 2013 (Zenit.org).
Eccellenza, qual è la verità che
ancora non si conosce sul Libano?
Mons. Atallah: La verità non la si
può trovare mai da soli. Noi la stiamo cercando, facciamo colloqui, incontri,
conferenze, dialoghi, per capire la verità sul Libano e sul Medio Oriente in
generale; ma, alla fine, scopriamo delle cose che non sono positive
purtroppo.
A cosa si riferisce?
Mons. Atallah: Prima
in Libano noi stavamo bene, c’era stabilità, tutto il mondo passava da lì, la
gente lavorava, studiava, si faceva una vita normale. Finché da un giorno
all’altro c’è stato un “movimento” di destabilizzazione che ha creato
appositamente problemi per mettere in conflitto la gente. Ancora ora fanno
esplodere una macchina, fanno saltare in aria un bus pieno di persone, rapinano
qualcuno, ammazzano qualcun altro. Così vogliono rendere instabile il Paese e la
regione. Questo complotto è cominciato proprio nel Libano, perché è uno dei
paesi più democratici della zona ed è fragile, nel senso che ci è voluto poco a
distruggere le buone relazioni tra la gente, a far perdere la pace alle anime.
Vogliono fare, quindi, la loro guerra in Siria, in Arabia Saudita, in Egitto e
la fanno sul territorio libanese.
Loro chi? Chi sono cioè i
protagonisti di questi conflitti?
Mons. Atallah: Le forze politiche
di questo mondo, quelle che pagano, che portano arsenali di guerra in Oriente.
Quanti migliaia di militari hanno portato in Libano ad esempio. Hanno smosso
tutti i paesi dell’Europa…
A chi appartengono queste forze
politiche?
Mons. Atallah: Chi ha fatto la guerra dell’Iraq, la
cosiddetta guerra del Golfo? Non è il popolo americano, il popolo è povero. È la
politica americana che è mantenuta da una forza che ha tutto l’interesse a
destabilizzare la regione perché vuole cambiare tutto. Come è successo quando
Israele è arrivato nel ’48, era una cosa preparata. C’era una politica che
prevedeva l’esecuzione di un piano. Prima gli arabi hanno salutato questo arrivo
degli ebrei, perché si sono detti siamo semiti come loro, siamo cugini, sono
originari di questa terra, e si sono proposti perciò di fare qualcosa insieme.
Ma poi questa politica diabolica ha impedito che la gente vivesse insieme, ha
voluto creare un ghetto di Israele nel Medio Oriente. Ma isolare questa gente è
un crimine! Non è accettabile! Ora, invece, fanno delle guerre perché vogliono
che l’Iraq e la Siria conquistino la democrazia. E questo è vero: non c’è una
democrazia in questi paesi; ma di certo la situazione non migliora instaurando
l’anarchia.
Pensando appunto alla Siria, neanche la caduta del
governo che molti auspicano porterebbe quindi ad alcuna soluzione, ma anzi
provocherebbe l’anarchia?
Mons. Atallah: Certamente. D’altra parte
questa rivoluzione che avviene in maniera così violenta quale garanzia dà per
instaurare la pace? Hanno creato tra la gente, tra i cittadini siriani, un
rancore molto molto duro, acuto direi. Ci vorranno decine di anni prima che ci
possa essere un’apertura. Andrebbe fatto un grande lavoro di incoraggiamento al
dialogo, alla vita comune fatta del rispetto dei valori della fratellanza, della
giustizia, della democrazia, dei diritti dell’uomo.
Come Pastore
cosa la preoccupa maggiormente?
Mons. Atallah: Come dicevo
all’inizio, tra i paesi arabi il Libano è l’unico democratico, gli altri non
hanno invece neanche idea di cosa sia la democrazia, perché sono sempre stati
sostenuti da queste forze politiche internazionali. Quando Assad ha fatto la
rivoluzione siriana è stato sostenuto dall’America, fino a poco tempo fa. Perché
l’America adesso ha fatto dietrofront, ha cambiato politica e non lo sostiene
più? Potrebbe aiutarlo ad instaurare un dialogo pacifico, non attraverso la
guerra, la morte, la distruzione del territorio. Il regime siriano ha lavorato
tanti anni per dare una certa economia, un certo sviluppo, per fornire
università, centri di studio ecc. E adesso che fanno? Distruggono
tutto…
In tutto questo la Chiesa cosa fa?
Mons.
Atallah: La Chiesa predica la comunione, la vita insieme. Incoraggia a
rispettare l’altro, a vivere nella fratellanza e con la giustizia. Insegna a
rispettare tutti questi valori che fanno la vera felicità
dell’uomo.
E la gente crede a ciò che predica la Chiesa o ha
perso la speranza?
Mons. Atallah: Si, la gente certamente ci crede.
Soprattutto dopo aver sperimentato la guerra. Tutta la gioventù e anche gli
uomini politici, quelli onesti almeno, hanno detto “abbiamo provato tutto, non
ha dato risultato, non c’è che la Chiesa”.
C’è però chi, dal
punto di vista umano, si chiede ancora perché Dio permetta tutto
questo?
Mons. Atallah: Dio non permette, lascia la libertà, dà
all’uomo una propria responsabilità. È vero che gli uomini di primo impatto
reagiscono così, ma quando poi ritornano a loro stessi capiscono che Dio,
proprio per l’infinito amore che nutre per le sue creature, lascia libertà e
responsabilità. Anche perché senza libertà e responsabilità non saremmo neanche
uomini.
Eccellenza, si può affermare quindi che c’è ancora
speranza per il Libano e la sua gente?
Mons. Atallah: Si, c’è
speranza, assolutamente. Noi lavoriamo molto come Chiesa sul piano dei giovani e
creiamo dei gruppi, delle comunità, dialoghiamo con tutti, con le altre Chiese,
in modo da creare fiducia tra gente che è spaventata dall’altro pur vivendoci
nello stesso Paese. Io nella Diocesi di cui sono capo cerco di seminare questa
speranza che è insita nel nostro cuore.
Durante il suo ministero
di Vescovo c’è qualcosa che le è rimasta impressa
particolarmente?
Mons. Atallah: Sì, i giovani. Io inviterei tutti ad
andare a vedere i nostri giovani, come vivono, come agiscono. È una cosa
straordinaria oltre ogni aspettativa. Il Santo Padre nel suo viaggio di
settembre dopo aver incontrato i giovani a Bkerké è tornato a Roma rincuorato.
Ancora parla di quell’incontro con fierezza.
In ultimo,
Eccellenza, c’è qualcosa che sente il bisogno di dire?
Mons.
Atallah: Sì, di ritornare ai valori, al senso della comunità, della comunione
tra la gente e dell’amore. Il nuovo Patriarca insediatosi due anni fa è venuto
con un logo “Comunione e amore”. Ecco, è questa la formula per arrivare al
dialogo e, soprattutto, per guadagnare la
felicità.
http://www.zenit.org/article-35445?l=italian
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Libano: un presente massacrato da politiche "diaboliche", un futuro pieno di speranza
- Subject: Libano: un presente massacrato da politiche "diaboliche", un futuro pieno di speranza
- From: "valeria.sonda at alice.it" <valeria.sonda at alice.it>
- Date: Tue, 5 Feb 2013 11:54:21 +0100 (CET)
http://oraprosiria.blogspot.it/2013/02/voglio-dire-solo-la-verita-non-e-con.html
"...Eccellenza, qual è la verità che ancora non si conosce sul Libano?
Mons. Atallah: La verità non la si può trovare mai da soli. Noi la stiamo cercando, facciamo colloqui, incontri, conferenze, dialoghi, per capire la verità sul Libano e sul Medio Oriente in generale; ma, alla fine, scopriamo delle cose che non sono positive purtroppo...."
Intervista a mons. Simon Atallah, Vescovo di Baalbek dei Maroniti in Libano
di Salvatore Cernuzio4 febbraio 2013
Più che risposte, quelle di mons. Atallah sono
state veri e propri sfoghi. Gli sfoghi di un Pastore stanco di vedere una terra
prima serena, diventare sempre più scenario di guerra e distruzione. Stanco di
assistere alla morte di persone innocenti. Stanco di ravvisare le continue
ingiustizie che forze esterne compiono sul territorio libanese solo perché più
“fragile” rispetto agli altri paesi del Medio Oriente.
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