Patto militare Italia-Israele. Un accordo scellerato e illegale
1) Patto militare Italia-Isreaele. Un accordo scellerato e illegale 28 novembre 2012
2) Missili, satelliti e aerei d’Israele per le forze armate italiane 15 marzo 2012
3) Israele si addestrerà alla guerra con i caccia italiani
1)
http://antoniomazzeoblog.blogspot.it/2012/11/patto-militare-italia-israele-un.htmlPatto militare Italia-Israele. Un accordo scellerato e illegale
Antonio Mazzeo 28 novembre 2012
Il
Medio oriente è in fiamme. La Siria è in ginocchio, migliaia di profughi fuggono
in Libano, in Turchia, in Giordania. Tel Aviv mobilita le forze terrestri,
aeree, navali. Minaccia d’intervenire in Golan e di lanciare i suoi missili e i
suoi caccia contro decine di “obiettivi strategici” in Iran. Intanto cannoneggia
la striscia di Gaza e schiera carri armati e blindati alla frontiera con il
Libano. Scenari di guerra che non sembrano intimorire più di tanto le forze
politiche e il governo italiano. Quest’ultimo, anzi, trova pure il tempo
d’inviare a Gerusalemme una delegazione d’eccezione, il premier con sei
ministri, per il terzo summit intergovernativo in meno di due anni. Per
rafforzare la partnership politica e militare e moltiplicare affari e scambi
commerciali. Il comunicato ufficiale emesso lo scorso 25 ottobre è come sempre
laconico. “In
occasione del vertice Italia-Israele, al quale ha partecipato il Presidente del
Consiglio, Mario Monti, il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola ha
incontrato il suo omologo dello Stato di Israele, Ehud Barak.
A
conferma dei solidi rapporti di amicizia e di collaborazione esistenti tra i due
Paesi, sono stati approfonditi i temi inerenti alla cooperazione industriale nel
settore della Difesa”.
Il
faccia a faccia tra i ministri della guerra è stato preceduto da una serie
d’incontri tra i massimi rappresentanti delle rispettive forze armate. Il 7 e
l’8 febbraio 2012, il sottocapo di Stato maggiore israeliano, generale Nimrod
Sheffer, ha incontrato a Roma i responsabili dell’Aeronautica italiana per
“approfondire i processi di trasformazione in atto nelle due aeronautiche, le
esperienze maturate nei rispettivi teatri di operazione e le future attività
addestrative”. Il
successivo 14 giugno è stato il
comandante delle forze aeree israeliane, generale Ido Nehushtan, a giungere in
Italia in missione ufficiale.
Meeting
e visite di cortesia si sono sommate a tre importanti esercitazioni aeronavali
bilaterali. Le prime due si sono svolte a fine 2011 in Sardegna (nome in codice
Vega) e nel deserto del Negev (Desert Dusk). Durante i war games sono
stati simulati combattimenti aerei tra cacciabombardieri F-15 ed F-16 israeliani
ed “Eurofighter” e “Tornado” italiani; inoltre sono stati eseguiti veri e propri
lanci di missili aria-terra e di bombe a caduta libera. Dal 3 all’8 novembre
2012, nelle acque prospicienti la città di Haifa, si è tenuta invece la prima
edizione dell’esercitazione Rising Star a cui hanno
partecipato i palombari artificieri del Gruppo operativo subacquei del COMSUBIN
(Comando Subacquei ed Incursori) di La Spezia e i Divers (specialisti sommozzatori) della
Marina israeliana.
L’accordo
che disciplina la partnership militare tra Italia e Israele risale a sette anni
fa ed è stato ratificato dal Parlamento italiano il 17 maggio 2005. Nella parte
“pubblica” del testo (esisterebbe infatti un memorandum segreto mai sottoposto
alla discussione e al voto dei parlamentari) si legge in particolare che la
“cooperazione” fra i due paesi riguarderà in particolare “l’industria della
difesa, l’importazione, l’esportazione e il transito di materiali militari, le
operazioni umanitarie,
l’organizzazione delle forze armate e la gestione del personale la formazione e
l’addestramento, i servizi medici militari”. Sempre per l’accordo, le attività
si svilupperanno grazie “alle riunioni dei ministri della Difesa, dei Comandanti
in Capo e di altri ufficiali autorizzati, lo scambio di esperienze fra gli
esperti delle due parti, l’organizzazione e l’attuazione delle attività di
addestramento e delle esercitazioni, le visite di navi e aeromobili militari e
ad impianti, lo scambio di informazioni, pubblicazioni e hardware, la ricerca,
lo sviluppo e la produzione di sistemi d’armamento”. “Italia e Israele si
adopereranno al massimo per contribuire, ove richiesto, a negoziare licenze,
royalties ed informazioni tecniche, scambiate con le rispettive industrie”,
recita l’articolo 3 dell’accordo di mutua collaborazione. E ancora: “Le Parti
faciliteranno inoltre la concessione delle licenze di esportazione necessarie
per la presentazione delle offerte o proposte richieste per dare esecuzione al
presente Memorandum”.
Senza
troppi giri di parole, l’import e l’export di sistemi d’arma devono essere
l’essenza delle consolidate relazioni tra Roma e Tel Aviv, in palese violazione
della legge italiana che disciplina il commercio di tecnologie belliche e che
vieta le vendite a paesi belligeranti o i cui governi sono responsabili di gravi
violazioni delle convenzioni internazionali dei diritti umani. Israele riassume
in sé tutte le caratteristiche per dover essere posta al bando dal complesso
militare industriale italiano: le sue forze armate sono sistematicamente
impegnate su più fronti di guerra e dal 1967 occupano ancora buona parte della
West Bank. Inoltre il regime d’apartheid instaurato contro la popolazione
palestinese e gli stessi cittadini israeliani di origine araba è stigmatizzato
dalle principali organizzazioni non governative internazionali. Non ultimo, Tel
Aviv non ha mai firmato il Protocollo di
Non Proliferazione Nucleare e da tempo immemorabile, anche grazie la
collaborazione tecnico-scientifica di Stati Uniti ed Unione europea, a Dimona,
nel deserto del Negev, si costruiscono armi nucleari (secondo gli istituti di
ricerca indipendenti Israele sarebbe già in possesso di più di 200
testate).
Nonostante
la riesplosione della crisi mediorientale, proprio il 2012 ha rappresentato
l’anno chiave nei trasferimenti di sistemi d’arma tra i due paesi. Il
19 luglio, in particolare, il Ministero della difesa italiano e l’omologo
israeliano hanno ratificato la fornitura alle forze armate israeliane di 30
velivoli da addestramento avanzato M-346 “Master” prodotti da Alenia
Aermacchi.
La
commessa ha un valore di poco inferiore al miliardo di dollari ma prevede
vantaggiose contropartite per le industrie israeliane.
Elbit
Systems, azienda specializzata nella produzione di tecnologie avanzate,
svilupperà il nuovo software che verrà caricato sugli addestratori. Il Virtual Mission Training System (Vmts)
“ingannerà i sensori degli M-346 simulando le funzioni di un moderno radar di
scoperta attiva capace di gestire numerose funzioni tattiche, nonché scelte
d’armamento complesse”, riporta la World
Aeronautical Press Agency. “Utilizzando il software una volta in volo, il
pilota in addestramento potrà esercitarsi in scenari avanzati, quali la guerra
elettronica, la caccia alle installazioni radar e l’uso di sistemi d’arma
all’avanguardia”. Alle future guerre le forze aeree israeliane si addestreranno
cioè con il made in
Italy.
In
cambio dei caccia, Tel Aviv ha anche imposto che l’aeronautica militare italiana
si doti di due velivoli di pronto allarme “Gulfstream 550” con relativi centri
di comando, controllo e sistemi elettronici, prodotti da Israel
Aerospace Industries
(IAI) ed Elta Systems (costo complessivo, 800 milioni di dollari circa).
Selex
Elsag, una controllata di Finmeccanica, s’incaricherà per conto delle aziende
israeliane a fornire ai velivoli i “sottosistemi” di comunicazione e link
tattici secondo gli standard Nato. Le forze armate italiane dovranno pure
acquistare un sistema satellitare elettro-ottico ad alta risoluzione
di
seconda generazione “Ofeq”, anch’esso di produzione IAI ed Elbit Systems (245
milioni di dollari).
Prime contractor degli israeliani
sarà Telespazio,
azienda controllata in parte da Finmeccanica, che assicurerà entro il 2015 la
costruzione del segmento terrestre, il lancio e la messa in orbita del nuovo
sistema satellitare.
Quest’anno,
l’Aeronautica italiana ha pure deciso d’installare sugli elicotteri EH101 e
sugli aerei da trasporto C27J “Spartan” e C130 “Hercules” un nuovo sistema di
contromisure a raggi infrarossi, denominato Dircm - Directional infrared
countermeasures, co-prodotto da Elettronica Spa di Roma ed Elbit
Systems. Venticinque
milioni e mezzo di euro la spesa, con consegne che saranno fatte entro la fine
del 2013. Gli elicotteri d’attacco AW-129 “Mangusta” di AugustaWestland, in
dotazione all’esercito italiano, dal prossimo anno saranno armati invece con i
missili aria-terra a corto raggio “Spike” prodotti da un’altra importante
azienda militare israeliana, Rafael. I
missili, con una gittata tra gli 8 e i 25 km, potranno esseri equipaggiati con
tre differenti tipologie di testata bellica a seconda dell’uso: anticarro,
antifanteria e per la distruzione di bunker. Roma e Tel Aviv puntano infine a
sviluppare congiuntamente nuovi velivoli a pilotaggio remoto UAV (i famigerati
droni) e a cooperare nella produzione e nella “gestione logistica” del
nuovo cacciabombardiere a capacità nucleare F-35, uno dei programmi più costosi
della storia mondiale dell’aviazione da guerra.
Mentre
i programmi di riarmo italo-israeliani sono condivisi e sostenuti da tutte le
forze politiche presenti in Parlamentare, si sta rafforzando tra alcune forze
sociali e no war la convinzione che
la solidarietà al popolo palestinese non può essere disgiunta dalla
mobilitazione per ottenere l’embargo militare nei confronti di Israele. Singoli
cittadini, associazioni e comitati di base hanno dato vita alla Campagna BDS per “il boicottaggio, il
disinvestimento e sanzioni nei confronti di Israele” fino a che esso “non porrà
termine all’occupazione e alla colonizzazione di tutte le terre arabe e
smantellerà il Muro; riconoscerà i diritti fondamentali dei cittadini
Arabo-Palestinesi di Israele alla piena uguaglianza; rispetterà i diritti dei
profughi palestinesi al ritorno nelle loro case e nelle loro proprietà come
stabilito nella risoluzione 194 dell’ONU”.
Lo
scorso 13 ottobre, di fronte allo stabilimento Alenia Aermacchi di
Venegono-Varese, si è tenuta la manifestazione nazionale Nessun M346 a Israele per chiedere la
revoca della vendita dei caccia addestratori alle forze armate israeliane, a cui
hanno partecipato, tra gli altri, Pax Christi, la Commissione Giustizia e Pace
dei Missionari Comboniani, Attac, Arci – Servizio Civile, Assopace e una serie
di soggetti che sostengono il popolo palestinese. “Quella di Varese è stata una
manifestazione anche contro lo scellerato accordo del 2005 di cooperazione
militare, economica e scientifica tra il nostro Paese ed Israele”, ha spiegato
Elio Pagani per il Comitato promotore. “Un accordo che non è stato scalfito
neppure dall’Operazione piombo fuso
del dicembre 2008 - gennaio 2009, che ha visto Israele colpire con il suo potere
aereo la popolazione palestinese civile inerme (1.400 uccisi, di cui circa 400
bambini). Un’azione militare brutale, senza giustificazioni, nella quale sono
state usate anche armi sconosciute o già vietate dalle Convenzioni
internazionali (fosforo bianco, bombe D.I.M.E., uranio impoverito) e nella quale
Israele ha commesso crimini di guerra e contro l’umanità”.
Articolo
pubblicato in Adista, n. 43 dell’1
dicembre 2012 2)
http://antoniomazzeoblog.blogspot.it/2012/03/missili-satelliti-e-aerei-disraele-per.htmlMissili, satelliti e aerei d’Israele per le forze armate italiane
Antonio mazzeo giovedì 15 marzo 2012
Può
essere equipaggiato con tre differenti tipologie di testata bellica a seconda
dell’uso: anticarro, antifanteria e per la distruzione di bunker. Lo “Spike” è
l’ultimo gioiello di morte prodotto da Rafael, una delle più importanti
industrie militari israeliane. Si tratta di un missile aria-terra a corto raggio
destinato agli elicotteri d’attacco. La prima versione, denominata “Er”, è
capace di colpire bersagli fino a una distanza di 8 chilometri. Gli israeliani
però hanno in produzione un modello con una gittata superiore ai 25 chilometri,
lo “Spike Nlos”, dotato di un sensore elettro-ottico e infrarossi e di un
apparato di ricerca laser.
Secondo
la World Aeronautical Press Agency i
nuovi missili made in Israele saranno utilizzati dagli Eurocopter Tiger e Puma e
dagli AW-129 Mangusta prodotti da AgustaWestland (gruppo Finmeccanica). I
Mangusta sono quelli dei raid dell’esercito italiano nei principali teatri di
guerra (prima in Iraq, adesso in Afghanistan). Gli elicotteri, in numero di 60,
sono in dotazione al 5° reggimento AVES “Rigel” di Casarsa della Delizia (Pn) e
del 7° “Vega” di Rimini, inquadrati nella Brigata Aeromobile “Friuli”. I
Mangusta vantano già una terribile potenza di fuoco: mitragliatrici FN da 12,5
mm, cannoni da 200 mm a canne rotanti e missili AGM-114 “Hellefire”, BGM-71
“Tow” anti-carro, FIM-92 Stinger” ed MBDA “Mistral” antiaerei. Con gli “Spike”
si amplierà il ventaglio operativo degli elicotteri d’assalto mentre ne uscirà
ulteriormente rafforzato l’interscambio bellico Roma-Tel Aviv e la partnership
strategica tra le rispettive forze armate.
Dopo
le recenti esercitazioni in Sardegna e nel deserto del Negev in compagnia dei
cacciabombardieri d’Israele, l’Aeronautica militare italiana ha deciso
d’installare a bordo degli elicotteri EH101 e degli aerei da trasporto C27J
Spartan e C130 Hercules un nuovo sistema di
contromisure a raggi infrarossi, denominato “Dircm - Directional infrared
countermeasures”. Il sistema sarà sviluppato e prodotto dalla società
Elettronica Spa di Roma assieme all’israeliana Elbit e comporterà una spesa di
25,4 milioni di euro. “Le prime consegne sono previste per la fine del 2013”,
spiegano al ministero della difesa. “Con
il Dircm, l’Aeronautica italiana sarà la prima forza armata europea a dotarsi di
un sistema con tecnologia non americana per la difesa dai Manpads (Man-portable air-defense systems),
missili che possono essere lanciati con sistemi a spalla e che rappresentano
oggi una delle minacce più pericolose in fase di decollo ed
atterraggio”.
Il
contratto con Elettronica-Elbit ha preceduto di qualche mese l’ordine del
governo israeliano di 30 caccia-addestratori “avanzati” M-346 Master di Alenia
Aermacchi (altra azienda Finmeccanica). I velivoli sostituiranno entro il 2015 i
vecchi A-4 Skyhawk utilizzati dalle Tigri
volanti del 102° squadrone dell’aeronautica israeliana per formare i nuovi
piloti dei cacciabombardieri e come mezzo di supporto alla guerra elettronica.
L’M-346
potrà essere utilizzato pure per
attacchi al suolo con bombe e missili aria-terra o antinave e comporterà un giro
d’affari di circa un miliardo di dollari. La manutenzione dei velivoli, per una
durata di venti anni, sarà invece affidata alla joint venture TOR costituita
dall’industria aerospaziale israeliana IAI e da Elbit
Systems.
Secondo
quanto trapelato sui media statunitensi, per l’acquisizione dei
caccia-addestratori italiani, Washington potrebbe offrire ad Israele una somma
pari al 25% del valore della commessa nell’ambito degli aiuti militari previsti
dal fondo US foreign military financing
(FMF). Il Pentagono avrebbe confermato che l’Agenzia statunitense per la
cooperazione alla difesa e alla sicurezza avrebbe avviato colloqui ufficiali con
il ministero della difesa israeliano per concordare che alcune componenti degli
M-346 Master prodotte negli USA (come ad esempio i motori turbo F124 di
Honeywell e altri sistemi avionici) siano acquisite con i fondi FMF. Un “aiuto”,
dunque, condizionato a favorire il complesso militare industriale
statunitense.
Non
altrettanto vantaggioso per l’Italia il contratto firmato tra il governo
israeliano ed Alenia Aermacchi. Esso prevede infatti come contropartita che il
nostro paese acquisti materiali bellici in Israele per un valore non inferiore
al miliardo di dollari, in particolare sistemi satellitari spia e aerei radar.
Per il memorandum of agreement che
sarà firmato entro la fine del mese tra il premier Monti e le autorità
israeliane, in cambio degli M-346, l’Italia si doterà innanzitutto di due
satelliti elettro-ottici di seconda generazione “Ofeq” il cui costo è stimato in
200 milioni di dollari. dovrebbero essere lanciati entro il 2014. Gli Ofeq,
prodotti dalle Israel Aerospace Industries (IAI) ed Elbit, “verranno lanciati
entro il 2014, saranno al 100% italiani e verranno gestiti da una stazione
terrestre italiana”, scrivono in Israele.
Alle
forze armate italiane giungeranno poi due velivoli di pronto allarme (Early warning and control - AEW&C)
Gulfstream 550 con relativi centri di comando e controllo, prodotti dalle
aziende IAI ed Elta Systems. Il costo complessivo dei due velivoli è stimato in
760 milioni di dollari, più del doppio di quanto era stato previsto nel 2009
dall’allora ministro della difesa Ignazio La Russa per la messa a punto del
sistema “multi-sensore e multi-missione” JAMMS (Joint
airborne multisensor multimission system),
incentrato sui Gulfstream 550. “Il
costo stimato del programma ammonta a 280 milioni di euro a valere sul
bilancio ordinario della difesa e avrà durata di sette anni”, aveva spiegato La Russa
ai parlamentari della Commissione difesa alla vigilia del voto (unanime) a
favore del JAMMS. “Esso supporterà le operazioni delle forze nazionali e alleate
impegnate in operazioni militari in Patria e fuori dai confini nazionali
nel controllo e nella sorveglianza dello spazio aereo”. Dei 760
milioni previsti, quasi 500 andranno all’acquisto dei due velivoli AEW&C e i restanti 260 per
finanziarne i costi logistici e la manutenzione per un periodo di 15 anni dalla
loro consegna, fissata tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015.
3)
http://www.ipopolari.it/news-internazionali/65-politica-internazionale/1938-antonio-mazzeo-qisraele-si-addestrera-alla-guerra-con-i-caccia-italianiq-
Israele si addestrerà alla guerra con i caccia italiani
Saranno molto probabilmente gli M-346 "Master" di Alenia Aermacchi i nuovi aerei d'addestramento dei piloti israeliani. Mentre è in atto una pericolosissima escalation militare nelle acque del Golfo Persico e Washington e Tel Aviv preparano congiuntamente la prossima guerra (Iran o Siria?), |
il quotidiano "Haaretz" rivela che le forze armate israeliane starebbero per assegnare all'industria bellica italiana la commessa di oltre un miliardo di dollari per la fornitura di 25-30 caccia-addestratori "avanzati". Gli M-346 sostituiranno i vecchi A-4 "Skyhawk" della statunitense McDonnell Douglas, utilizzati dalle "Tigri volanti" del 102° squadrone dell'aeronautica israeliana come velivolo per formare i nuovi piloti dei cacciabombardieri e come mezzo di supporto alla guerra elettronica.
La comunicazione ufficiale del ministero della Difesa è attesa per i prossimi giorni, ma il direttore generale, Udi Shadi, avrebbe già firmato un accordo preliminare con i manager di Alenia Aermacchi durante una sua recente visita in Italia. Dopo l'acquisizione, le attività di addestramento e la manutenzione dei velivoli saranno affidate ad una società privata ("Tor"), di proprietà dei due colossi Elbit Systems Ltd. e Israel Aerospace Industries Ltd.. I velivoli dovrebbero essere schierati nelle basi aeree di Hatzerim e Ovda.
L'M-346 "Master" è un addestratore al combattimento aereo con licenza d'uccidere: può essere armato infatti con due missili AIM-9L "Sidewinder" e con un cannone da 30 mm ed è configurabile per attacchi al suolo con bombe e missili aria-terra o antinave. Per le sue caratteristiche tecnico-belliche, il velivolo sarebbe stato preferito ai caccia T-50 "Golden Eagle" prodotti dall'industria sudcoreana. In un primo momento, le autorità di Tel Aviv si erano indirizzate verso il paese asiatico e avevano firmato un accordo di cooperazione per la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie militari del valore di 280 milioni di dollari. L'annuncio del possibile contratto con Alenia Aermacchi ha ovviamente irritato Seul che adesso minaccia di rivedere la propria politica commerciale con Israele.
Alcuni analisti internazionali sostengono tuttavia che la Corea del Sud avrebbe ancora qualche possibilità di soffiare l'importante commessa all'industria italiana. A ritenere che la competizione tra il "Master" e il "Golden Eagle" sia ancora aperta è in particolare il quotidiano on line statunitense Defense Industry Daily News. "Militarmente parlando - scrive - per performance e capacità di trasporto delle munizioni, l'M-346 ha caratteristiche più vicine allo "Skyhawk". Per vincere la commessa, Finmeccanica dovrà però fornire garanzie sulla stabilità politica a lungo termine dell'Italia come fornitore, e la sua stabilità economica a lungo temine come acquirente. Il velivolo supersonico T-50 della Corea del Sud offre più alte performance aerodinamiche, e l'esistente integrazione dei sistemi d'armi consentono di operare come un cacciabombardiere del tipo F-16 oltre che da addestratore". Tel Aviv, in realtà, punta ad avere un velivolo che, in caso di necessità belliche, possa ripetere le prestazioni del vecchio aereo di produzione USA (gli A-4 sono stati utilizzati massicciamente durante la guerra del Kippur nel 1973 e per l'invasione del Libano nel 1982).
Per la scelta del nuovo "addestratore", Tel Aviv si baserà però principalmente su valutazioni geo-strategiche ed economiche. "Le imprese israeliane hanno fatto ingresso nel mercato coreano con i loro velivoli senza pilota UAV e con gli aerei radar e un ordine dei T-50 potrebbe rappresentare il prossimo passo per rafforzare l'interscambio tra i due paesi", scrive il quotidiano USA. L'Italia però, potrebbe essere il trampolino per un maggiore posizionamento israeliano sui mercati europei. "Sotto il Primo ministro Berlusconi, le relazioni sono state amichevoli, e l'Italia è stato un alleato di supporto. Israele ha bisogno di lei in Europa, che non è un grande mercato per il settore della difesa, ma è il suo principale mercato per le esportazioni in genere. L'Europa diventa ancora più importante a seguito della scoperta di enormi riserve di gas a largo delle coste israeliane nel Mediterraneo. Quel gas dovrà essere esportato e l'Europa dovrebbe essere la sua area di destinazione".
Per Defense Industry Daily News, Israele starebbe seguendo con particolare attenzione l'evolversi della situazione politica in Italia dopo la caduta del governo Berlusconi. "Anche se spodestato, l'ex premier manterrà un'influenza significativa attraverso i media italiani. Israele desidererà che le relazioni a lungo termine con Berlusconi, e l'Italia, rimangano buone. Ciò potrebbe essere difficoltoso, date le crescenti ostilità delle sinistre europee contro Israele e gli Ebrei. Ma non impossibile".
La stipula del contratto con Alenia Aermacchi potrebbe consentire lo sviluppo di "più stretti legami in ambito economico e della difesa" e d'Israele diventerebbe sia "un cliente d'alto profilo per le esportazioni italiane", che un "fornitore di importanti componenti militari strategiche". All'orizzonte, infatti, ci sarebbero multimilionarie commesse per il complesso militare industriale israeliano, a partire dalla fornitura di sistemi per le telecomunicazioni satellitari e di aerei senza pilota. Secondo la stampa israeliana, in cambio degli M-346 "Master", l'Italia si sarebbe impegnata ad acquistare in particolare due aerei AWACS del tipo "Gulfstream 550" CAEW (Conformal Aerial Early Warning) con relativi centri di comando e controllo. Prodotti da Elta e Israel Aerospace Industries, i velivoli sono già operativi con le forze armate d'Israele e Singapore; una variante dell'aereo radar è stato pure fornito a Cile ed India.
In vista dell'affaire, Alenia avrebbe siglato con Israele un accordo preliminare per lo sviluppo di velivoli a pilotaggio remoto e dell'aereo "multi-sensore e multi-missione JAMMS (Joint airborne multisensor multimission system)", approvato già due anni fa. Il "JAMMS" è un altro dei costosissimi programmi militari approvati dal Parlamento italiano, con voto bipartisan di centrodestra e centrosinistra. Il 10 marzo 2009, il Ministero della difesa italiano ha spiegato ai parlamentari che il "programma pluriannuale" di acquisizione di due velivoli "JAMMS" "risponde alla necessità operativa di sostituire il velivolo SIGINT G-222VS (G222 Versione Speciale), ancora in servizio ma destinato ad essere prossimamente dismesso, nonché all'esigenza di supportare le operazioni delle forze nazionali e alleate impegnate in operazioni militari in Patria e fuori dai confini nazionali nel controllo e nella sorveglianza dello spazio multidimensionale del conflitto". I velivoli, caratterizzati "da avanzate capacità di ricognizione", incrementeranno "i database delle forze nazionali con i relativi ordini di battaglia elettronici dei paesi di interesse" e supporteranno "la predisposizione delle librerie degli apparati di guerra elettronica".
Lo "JAMMS" è composto dalla piattaforma aerea, dal sistema di comunicazione e raccolta informazioni SIGINT-ESM (Signal Intelligence - Electronic Support Measures), dai radar di osservazione ad alta quota per l'individuazione di oggetti in movimento e dal segmento di terra per il processamento e l'analisi dei dati. L'integrazione delle differenti componenti consente di "operare nei tre domini del campo di battaglia: aereo, navale e terrestre".
Nel valutare le possibili soluzioni esistenti sul mercato internazionale, più di tre anni fa gli esperti del Ministero della difesa indicavano il "Gulfstream G550" come il "velivolo più idoneo al soddisfacimento del requisito operativo". "Il coinvolgimento di industrie nazionali, allo stato non ancora definito, è previsto per i diversi sottosistemi di bordo", aggiungeva il report della Difesa. "Il costo stimato del programma ammonta a 280 milioni di euro a valere sul bilancio ordinario della difesa e avrà durata di sette anni, con avvio pianificato a partire dal 2009". La nota aggiuntiva allo stato di previsione del bilancio della Difesa per l'anno 2009 non indicò però lo stanziamento finalizzato all'acquisizione del sistema "JAMMS", limitandosi a specificare che esso "sarà oggetto di successiva valutazione di compatibilità/percorribilità". Che nelle intenzioni dello Stato maggiore e del governo ci fosse già l'intenzione di subordinare l'acquisto degli aerei radar alla vendita dei caccia-addestratori di Alenia Aermacchi ad Israele?
Intanto le aeronautiche militari dei due paesi sembrano aver stretto la più solida delle alleanze. Lo scorso mese di ottobre, gli israeliani hanno inviato i propri caccia F-15 ed F-16 a cannoneggiare e bombardare i grandi poligoni terrestri della Sardegna, nel quadro dell'esercitazione multinazionale "Vega 2011". Due mesi più tardi è stata la volta dei caccia "Tornado" ed "Amx" dell'Aereonautica italiana a sorvolare il deserto del Negev per partecipare ai war games con la forza aerea partner ("Desert Dusk 2011"). Entro la fine del 2013, inoltre, i grandi aerei da trasporto della nostra aeronautica C27J e C130 e gli elicotteri Eh101 cominceranno ad essere equipaggiati con il sistema di contromisure a raggi infrarossi "Dircm" (Directional infrared countermeasures) co-prodotto dalla italiana "Elettronica" e dalla israeliana "Elbit". Il contratto avrà durata triennale e comporterà una spesa di 25,4 milioni di euro. L'Aeronautica italiana sarà così la prima forza armata europea a dotarsi di un sistema con tecnologia non americana per la difesa dai Manpads (Man-portable air-defense systems), i missili che possono essere lanciati con sistemi a spalla. A danno dei contribuenti e a beneficio dei piazzisti di morte.
Antonio Mazzeo (Giornalista impegnato nell'antimafia)