Siria: la paura della guerra civile esplode anche a Damasco



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Da:      "valeria.sonda at alice.it" <valeria.sonda at alice.it>
Data:    Dom, 24 Febbraio 2013 11:15 am
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http://www.tortohelie.it/index.php?option=com_content&amp;view=article&amp;id=3828%3Atortoweekend-esteri-damasco-ennesima-strage-tutte-le-responsabilita-delloccidente&amp;catid=67%3Atortoweekend&amp;Itemid=81

Esteri Damasco. Ennesima strage, tutte le responsabilità dell’Occidente
22 febbraio 2013

Sempre più tragica la situazione in Siria sempre più alto il numero delle
vittime, sempre stragi targati al Qaedah e Jabhat el Nostra, sempre più
coinvolto l’Occidente che legittima un’opposizione terrorista contro lo
Stato Siriano.
Ieri un famoso calciatore è rimasto ucciso durante gli allenamenti, in un
centro sportivo di Damasco, a causa di un attacco a colpi di mortaio
sferrato dai terroristi. Il perpetuarsi degli attacchi mira alla
distruzione dello Stato e non la caduta del regime. In Siria gli attentati
sono ormai all’ordine del giorno e colpiscono i civili. La strage di
questa mattina ha provocato 60 vittime e centinaia di feriti e molti danni
materiali. Si aggrava di ora in ora, il bilancio dell’esplosione
dell’autobomba, che si è verificata poco prima di mezzogiorno nella
centralissima via al-Thawra, nel quartiere di al-Mazraa.
Il silenzio dell’Occidente consente a Paesi come la Turchia e il Qatar di
agire liberamente.
Oggi più chiaro che mai, che la guerra contro la Repubblica Araba Siriana
miri a costruire gli Emirati Salafiti, inutile parlare di opposizione
democratica questa rivolta ha un solo nome ed è terrorismo jihadista,
sostenuto direttamente da una propaganda occidentale contro un Paese che
non é desiderato dallo Stato Ebraico.
In due anni sono stato testimone della verità nascosta della guerra
jihadista, jihadisti venuti da tutto il Mondo per uccidere,
strumentalizzati per indebolire uno Stato. Dato il grande flusso di denaro
e di armi, è difficile che ci sia un vincitore, è possibile al contrario
che la guerra duri lunghi anni, minacciando la stessa esistenza dello
Stato Siriano, delle comunità religiose che qui convivono da anni.
L’unica soluzione possibile prevede l’interruzione  dell’invio di denaro e
armi tramite la Turchia da parte del Qatar e Arabia Saudita.
Lo Stato siriano è convinto della soluzione politica. Il problema oggi è
che i leader dell’opposizione siriana non contano più e lo Stato siriano 
deve vedersela con tantissimi gruppi di jihadisti che si sono uniti a
delinquenti comuni. Solo un’intesa internazionale potrebbe consentirebbe
di isolare il terrorismo islamico. L’Occidente è irresponsabile quando
dice che Assad deve andarsene. Chi verrà ? quelli che vivono all’estero,
saranno i primi ad essere giustiziati dai jihadisti.   L’Occidente
accetterebbe nuovi Talebani in Siria? Si dovrebbe arrivare ad una vera
intesa tra Gli Stati Uniti e la Federazione russa con il coinvolgimento
dell’Iran e l’Arabia Saudita, solo così si potrebbe risolvere la tensione
presente.
Il sostegno iraniano, di Hezbollah e della stessa Federazione russa deriva
del fatto che questa guerra contro la Siria ha obiettivo chiaro di
stravolgere gli equilibri regionali e favorire una egemonia occidentale a
discapito della Russia. L’obiettivo è quello di rompere l’asse
dell’alleanza tra Siria, Iran e Hezbollah, contenere l’espansione russa
nella regione. La guerra contro la Siria si svolge di pari passo alle mire
espansionistiche rivolte alla Russia e alla Cina. La Guerra in Siria é una
vera e propria nuova guerra fredda.
Chi sta soffrendo sono i cristiani sono siriani, decisi di difendere la
loro patria, loro non sono ospiti, né una minoranza in Siria, sono su
questa terra prima della nascita dell’Islam, difendono il loro Paese, la
loro terra, sono il punto di contatto tra l’Occidente e l’Oriente. Nessuno
conosce l’Islam quanto i tre milioni dei cristiani siriani.
Molti cristiani e musulmani sono andati via e molti armeni sono andati in
Armenia in attesa di un ritorno alla normalità.

Talal Khrais- Damasco




http://www.lettera43.it/politica/la-paura-della-guerra-civile-esplode-anche-a-damasco_4367585014.htm

 La paura della guerra civile esplode anche a Damasco


Al Qaeda scuote la città. E sfalda il fronte anti-Assad. Una deputata
cristiana: «La guerra dei jihadisti non è per la Siria». Ancora bombe sui
bambini di Aleppo.di Antonio Picasso
L’attentato che ha colpito il centro di Damasco giovedì 21 febbraio –
almeno 53 morti e 200 feriti – ha intrecciato ulteriormente le trame della
guerra civile siriana, un bagno di sangue lungo due anni e segnato da
(almeno) 60 mila morti.
	L’esplosione, firmata al Qaeda, complica le posizioni di chi è pro o
contro il presidente Bashar al Assad: la presenza di gruppi terroristici
tra le fila dei ribelli è infatti ormai innegabile e ha spiazzato anche i
fedelissimi sostenitori dell’opposizione, convinti della purezza
ideologica della rivoluzione sfociata in conflitto armato.
TERRORISTI DIETRO ALL'ATTACCO. Sul fatto che ci siano terroristi dietro
all’attacco gli analisti non hanno dubbi. Primo perché gli attentati
suicida sono un classico del qaedismo. E secondo perché tra gli edifici
colpiti dall’esplosione c’è l’ambasciata russa: se a piazzare gli ordigni
fossero stati i servizi segreti di Assad, con l’idea di depistare e di far
ricadere le colpe sull’opposizione, il bersaglio non sarebbe mai stato la
rappresentanza diplomatica di Mosca, l’unico solido alleato
dell’autocrate.
ATMOSFERA SEMPRE PIÙ TESA. L’atmosfera nell’ultimo baluardo di Assad – la
capitale del regime – si fa insomma sempre più tesa. Da pochi giorni sono
arrivate in Italia alcune foto dei quartieri governativi di Damasco. Le
istantanee, scattate da Talal Khrais, giornalista libanese, corrispondente
in Italia per il quotidiano as Safir, ritraggono una quotidianità
apparentemente tranquilla (guarda le immagini). Il solito traffico di
macchine, i pedoni in mezzo alla strada, gli ingorghi: scene di un
disordine usuale a quello di ogni altra città araba. Eppure anche a
Damasco ormai da mesi si respira un vento di paura.
«Il governo Assad è convinto della necessità di una soluzione politica. Il
problema è che i leader dell’opposizione, quelli con cui Damasco dovrebbe
trattare, contano sempre meno. Il confronto quindi si restringe con i
jihadisti mischiati a gruppi di delinquenza comune», ha detto Khrais a
Lettera43.it.
CROLLA L'IDEA DI UNA STRUTTURA DICOTOMICA. L’ultimo attentato ha scalzato
definitivamente l’idea di una dicotomia della struttura sociale: buoni i
ribelli, cattivi i fedelissimi di Assad. Una storia troppo semplicista per
la Siria, Paese di misteri, sotterfugi e intrecci di difficile
interpretazione per gli occidentali. Nella eterogenea galassia di
oppositori al regime c’è di tutto. C’è al Qaeda, rappresentata dal gruppo
Jabhat al Nusra, già attivo in Iraq. E ci sono i salafiti, fanatici
dell’Islam sunnita, i cui gruppi sono composti da libici, ceceni,
qatarioti.	Una guerra civile che ormai non è più solo siriana
 [...]«Parlare di opposizione ad Assad non è più possibile. A rubare la
scena sono stati i jihadisti venuti da tutto il mondo, i quali combattono
una guerra civile che ormai non è solo siriana», ha raccontato a
Lettera43.it Maria Saadeh, deputata cristiana, eletta nel parlamento di
Damasco come indipendente alle elezioni dello scorso anno.
	Prima della guerra era un architetto, arredatrice di interni, con un po’
di vita in Siria e un po’ in Francia e due figli iscritti alla scuola
greco-cattolica: un esempio della cultura siriana tradizionale, a metà
tra il mondo arabo, l’Occidente e il Mediterraneo.
IN SCENA UN MICRO CONFLITTO GLOBALE. «Ho scelto l’impegno politico perché
credevo nella necessità di cambiare questo Paese», ha continuato. Ma la
sua iniziale posizione riformista è progressivamente scivolata sulla
difensiva.[...]
LA PRESENZA DEI GUERRIGLIERI DI HEZBOLLAH. [...] «... ci sono, ma solo per
proteggere i luoghi sacri sciiti, dopo le minacce di distruzione di questi
da parte dei salafiti», ha detto la deputata, cercando di smorzare le
accuse internazionali.
	E proprio dalla comunità internazionale dovrebbe arrivare la soluzione
per il conflitto. «Serve un’intesa tra Stati Uniti e Russia», ha concluso
Khrais, l’analista della stampa libanese.
	Le due grandi potenze nucleari per eccellenza sono le sole che potrebbero
contenere le ambizioni dei Paesi del Golfo e della Turchia, i quali da
tempo intervengono in Siria con uomini, armi e denaro. E negoziare un
nuovo equilibrio dello scacchiere.[...]
Venerdì, 22 Febbraio 2013



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Esteri Damasco. Ennesima strage, tutte le responsabilità dell’Occidente
22 febbraio 2013

Sempre più tragica la situazione in Siria sempre più alto il numero delle vittime, sempre stragi targati al Qaedah e Jabhat el Nostra, sempre più coinvolto l’Occidente che legittima un’opposizione terrorista contro lo Stato Siriano.

Ieri un famoso calciatore è rimasto ucciso durante gli allenamenti, in un centro sportivo di Damasco, a causa di un attacco a colpi di mortaio sferrato dai terroristi. Il perpetuarsi degli attacchi mira alla distruzione dello Stato e non la caduta del regime. In Siria gli attentati sono ormai all’ordine del giorno e colpiscono i civili. La strage di questa mattina ha provocato 60 vittime e centinaia di feriti e molti danni materiali. Si aggrava di ora in ora, il bilancio dell’esplosione dell’autobomba, che si è verificata poco prima di mezzogiorno nella centralissima via al-Thawra, nel quartiere di al-Mazraa.

Il silenzio dell’Occidente consente a Paesi come la Turchia e il Qatar di agire liberamente.

Oggi più chiaro che mai, che la guerra contro la Repubblica Araba Siriana miri a costruire gli Emirati Salafiti, inutile parlare di opposizione democratica questa rivolta ha un solo nome ed è terrorismo jihadista, sostenuto direttamente da una propaganda occidentale contro un Paese che non é desiderato dallo Stato Ebraico.

In due anni sono stato testimone della verità nascosta della guerra jihadista, jihadisti venuti da tutto il Mondo per uccidere, strumentalizzati per indebolire uno Stato. Dato il grande flusso di denaro e di armi, è difficile che ci sia un vincitore, è possibile al contrario che la guerra duri lunghi anni, minacciando la stessa esistenza dello Stato Siriano, delle comunità religiose che qui convivono da anni.

L’unica soluzione possibile prevede l’interruzione dell’invio di denaro e armi tramite la Turchia da parte del Qatar e Arabia Saudita.

Lo Stato siriano è convinto della soluzione politica. Il problema oggi è che i leader dell’opposizione siriana non contano più e lo Stato siriano  deve vedersela con tantissimi gruppi di jihadisti che si sono uniti a delinquenti comuni. Solo un’intesa internazionale potrebbe consentirebbe di isolare il terrorismo islamico. L’Occidente è irresponsabile quando dice che Assad deve andarsene. Chi verrà ? quelli che vivono all’estero, saranno i primi ad essere giustiziati dai jihadisti. L’Occidente accetterebbe nuovi Talebani in Siria? Si dovrebbe arrivare ad una vera intesa tra Gli Stati Uniti e la Federazione russa con il coinvolgimento dell’Iran e l’Arabia Saudita, solo così si potrebbe risolvere la tensione presente.

Il sostegno iraniano, di Hezbollah e della stessa Federazione russa deriva del fatto che questa guerra contro la Siria ha obiettivo chiaro di stravolgere gli equilibri regionali e favorire una egemonia occidentale a discapito della Russia. L’obiettivo è quello di rompere l’asse dell’alleanza tra Siria, Iran e Hezbollah, contenere l’espansione russa nella regione. La guerra contro la Siria si svolge di pari passo alle mire espansionistiche rivolte alla Russia e alla Cina. La Guerra in Siria é una vera e propria nuova guerra fredda.

Chi sta soffrendo sono i cristiani sono siriani, decisi di difendere la loro patria, loro non sono ospiti, né una minoranza in Siria, sono su questa terra prima della nascita dell’Islam, difendono il loro Paese, la loro terra, sono il punto di contatto tra l’Occidente e l’Oriente. Nessuno conosce l’Islam quanto i tre milioni dei cristiani siriani.

Molti cristiani e musulmani sono andati via e molti armeni sono andati in Armenia in attesa di un ritorno alla normalità.

Talal Khrais- Damasco














http://www.lettera43.it/politica/la-paura-della-guerra-civile-esplode-anche-a-damasco_4367585014.htm

La paura della guerra civile esplode anche a Damasco


Al Qaeda scuote la città. E sfalda il fronte anti-Assad. Una deputata cristiana: «La guerra dei jihadisti non è per la Siria». Ancora bombe sui bambini di Aleppo.

di Antonio Picasso

 

L’attentato che ha colpito il centro di Damasco giovedì 21 febbraio – almeno 53 morti e 200 feriti – ha intrecciato ulteriormente le trame della guerra civile siriana, un bagno di sangue lungo due anni e segnato da (almeno) 60 mila morti.
L’esplosione, firmata al Qaeda, complica le posizioni di chi è pro o contro il presidente Bashar al Assad: la presenza di gruppi terroristici tra le fila dei ribelli è infatti ormai innegabile e ha spiazzato anche i fedelissimi sostenitori dell’opposizione, convinti della purezza ideologica della rivoluzione sfociata in conflitto armato.
TERRORISTI DIETRO ALL'ATTACCO. Sul fatto che ci siano terroristi dietro all’attacco gli analisti non hanno dubbi. Primo perché gli attentati suicida sono un classico del qaedismo. E secondo perché tra gli edifici colpiti dall’esplosione c’è l’ambasciata russa: se a piazzare gli ordigni fossero stati i servizi segreti di Assad, con l’idea di depistare e di far ricadere le colpe sull’opposizione, il bersaglio non sarebbe mai stato la rappresentanza diplomatica di Mosca, l’unico solido alleato dell’autocrate.
ATMOSFERA SEMPRE PIÙ TESA. L’atmosfera nell’ultimo baluardo di Assad – la capitale del regime – si fa insomma sempre più tesa. Da pochi giorni sono arrivate in Italia alcune foto dei quartieri governativi di Damasco. Le istantanee, scattate da Talal Khrais, giornalista libanese, corrispondente in Italia per il quotidiano as Safir, ritraggono una quotidianità apparentemente tranquilla (guarda le immagini). Il solito traffico di macchine, i pedoni in mezzo alla strada, gli ingorghi: scene di un disordine usuale a quello di ogni altra città araba. Eppure anche a Damasco ormai da mesi si respira un vento di paura.
«Il governo Assad è convinto della necessità di una soluzione politica. Il problema è che i leader dell’opposizione, quelli con cui Damasco dovrebbe trattare, contano sempre meno. Il confronto quindi si restringe con i jihadisti mischiati a gruppi di delinquenza comune», ha detto Khrais a Lettera43.it.
CROLLA L'IDEA DI UNA STRUTTURA DICOTOMICA. L’ultimo attentato ha scalzato definitivamente l’idea di una dicotomia della struttura sociale: buoni i ribelli, cattivi i fedelissimi di Assad. Una storia troppo semplicista per la Siria, Paese di misteri, sotterfugi e intrecci di difficile interpretazione per gli occidentali. Nella eterogenea galassia di oppositori al regime c’è di tutto. C’è al Qaeda, rappresentata dal gruppo Jabhat al Nusra, già attivo in Iraq. E ci sono i salafiti, fanatici dell’Islam sunnita, i cui gruppi sono composti da libici, ceceni, qatarioti.

Una guerra civile che ormai non è più solo siriana

 [...]«Parlare di opposizione ad Assad non è più possibile. A rubare la scena sono stati i jihadisti venuti da tutto il mondo, i quali combattono una guerra civile che ormai non è solo siriana», ha raccontato a Lettera43.it Maria Saadeh, deputata cristiana, eletta nel parlamento di Damasco come indipendente alle elezioni dello scorso anno.
Prima della guerra era un architetto, arredatrice di interni, con un po’ di vita in Siria e un po’ in Francia e due figli iscritti alla scuola greco-cattolica: un esempio della cultura siriana tradizionale, a metà tra il mondo arabo, l’Occidente e il Mediterraneo.
IN SCENA UN MICRO CONFLITTO GLOBALE. «Ho scelto l’impegno politico perché credevo nella necessità di cambiare questo Paese», ha continuato. Ma la sua iniziale posizione riformista è progressivamente scivolata sulla difensiva.[...]
LA PRESENZA DEI GUERRIGLIERI DI HEZBOLLAH. [...] «... ci sono, ma solo per proteggere i luoghi sacri sciiti, dopo le minacce di distruzione di questi da parte dei salafiti», ha detto la deputata, cercando di smorzare le accuse internazionali.
E proprio dalla comunità internazionale dovrebbe arrivare la soluzione per il conflitto. «Serve un’intesa tra Stati Uniti e Russia», ha concluso Khrais, l’analista della stampa libanese.
Le due grandi potenze nucleari per eccellenza sono le sole che potrebbero contenere le ambizioni dei Paesi del Golfo e della Turchia, i quali da tempo intervengono in Siria con uomini, armi e denaro. E negoziare un nuovo equilibrio dello scacchiere.[...]

Venerdì, 22 Febbraio 2013