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Mons. Zenari : siamo al centro di un "regolamento di conti" più grande di noi
- Subject: Mons. Zenari : siamo al centro di un "regolamento di conti" più grande di noi
- From: "valeria.sonda at alice.it" <valeria.sonda at alice.it>
- Date: Tue, 29 Jan 2013 11:08:20 +0100 (CET)
http://oraprosiria.blogspot.it/2013/01/mons-zenari-siamo-al-centro-di-un.html
Mons. Zenari : siamo al centro di un "regolamento di conti" più grande di noi
da "IL SUSSIDIARIO" - 21 gennaio 2013
Intervista di Pietro Vernizzi a Mons. Mario Zenari
Nell’università affollata per gli esami
semestrali, una bomba ha provocato la morte di 87 studenti. E’ successo ad
Aleppo la settimana scorsa, in una zona della città ritenuta fino a quel momento
sicura. “Si tratta di un vile atto terroristico nei confronti degli studenti che
sedevano nelle aule per gli esami di metà anno”, è stato il commento di Bashar
Jaafari, inviato del governo siriano durante una riunione del Consiglio di
Sicurezza dell’Onu.
Il Sussidiario.net ha raggiunto telefonicamente
Mons. Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, che si trova nella zona centrale
di Damasco dove sono ospitate anche le altre ambasciate.
Che cosa ne pensa dell’attacco contro
l’università di Aleppo?
E’ difficile sapere chi ci sia dietro,
purtroppo le violenze di questo tipo ultimamente in Siria sono frequenti. E’ un
atto di violenza molto triste che ha causato 87 vittime e suscitato compassione
e indignazione in tutto il mondo.
Sempre martedì si sono contati 216 morti in
tutta la Siria. Significa che anche senza considerare l’attacco all’università
si sono registrate 129 persone dilaniate dalle bombe. E ogni giorno assistiamo
ad atrocità di questo tipo.
Lei ritiene che siano state esplorate tutte
le strade per mettere fine alle violenze?
Difficile rispondere, quello che so è che
quello a cui stiamo assistendo è la conseguenza del fatto che si sono
sovrapposte due questioni. C’è un problema interno, in quanto la Siria da tempo
sentiva il bisogno di andare verso una maggiore democrazia e una maggiore
libertà. Nello stesso tempo, ci sono dei conflitti regionali o mondiali. Quanto
sta avvenendo in Siria quindi non può più essere risolto con un grado maggiore
di democrazia e con delle elezioni libere, perché qualcuno ha scelto il Paese
come campo per regolare dei conti che riguardano ben altre potenze.
I cristiani come si inseriscono in questo
conflitto?
I cristiani non hanno armi ed essendo sparsi in
tutto il Paese non formano un unico gruppo politico né singoli gruppi schierati
da una parte o dall’altra.
Bisogna però riconoscere che la situazione per
i cristiani sotto questo regime non era così negativa. C’era una discreta
libertà religiosa, seconda soltanto a quella di cui godono i cristiani libanesi.
Anche se non era una libertà assoluta, per esempio un musulmano non poteva
diventare cristiano.
Qualcuno ha cercato di fare pagare ai
cristiani questa scelta di non schierarsi?
Fino a questo momento, per i fatti di cui sono
a conoscenza, i cristiani hanno sofferto come tutti. Abbiamo avuto delle chiese
abbattute, ma queste distruzioni non erano volute. Le bombe degli uni e degli
altri spesso finiscono nei centri abitati e dove prendono prendono. I missili
non fanno distinzioni tra cristiani, sunniti e alawiti, quando un villaggio è
preso di mira tutti devono scappare a prescindere dalla loro
religione.
Quale contributo possono dare i cristiani
in questo momento drammatico della vita del Paese?
Ho sentito diverse dichiarazioni di persone
che mi dicono: “Noi cristiani siamo qui per il bene del Paese, ma non ci
schieriamo”. Anche se non possono tirare le pietre contro questo governo, perché
prima dell’inizio del conflitto le cose per loro non andavano male. La tendenza
dei cristiani è quindi quella di non prendere le armi, e di operare secondo i
principi del Vangelo, della dottrina sociale della Chiesa, della solidarietà,
della riconciliazione e della giustizia sociale. E’ questa la sola bandiera dei
cristiani.
La dittatura è veramente compatibile con la
dottrina sociale della Chiesa?
No, la dottrina sociale della Chiesa parla di
libertà fondamentali e di giustizia sociale. Questo regime andava e va riformato
secondo principi universali di democrazia, di libertà e di giustizia sociale, di
espressione non sottoposta a restrizioni.
Il punto però è che questa riforma del regime
non andava attuata in maniera violenta.
Infine, com’è la situazione nella zona di
Damasco dove si trova lei?
Dal quartiere Malki, dove si trovano le
principali ambasciate, sentiamo le cannonate e vediamo gli aerei che si levano
in volo. Dobbiamo sempre stare attenti, perché anche la situazione nella zona
dell’università di Aleppo fino a martedì sembrava calma, ma ormai il conflitto è
dappertutto e non ci sono più isole sicure, o quelle che sono sicure oggi domani
non lo saranno più. Resta il fatto che a Damasco le zone periferiche sono le più
martoriate. Il centro è stato abbastanza preservato, ma ogni tanto qualche bomba
esplode anche qui. Ormai la situazione della Siria è come quella di un corpo nel
quale le cellule malate si sono diffuse in tutti gli organi.
http://www.ilsussidiario.net/News/Esteri/2013/1/21/SIRIA-Mons-Zenari-nunzio-apostolico-siamo-al-centro-di-un-regolamento-di-conti-piu-grande-di-noi/355116/
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