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Gli Stati Uniti preparano un’azione militare in Bolivia
- Subject: Gli Stati Uniti preparano un’azione militare in Bolivia
- From: "valeria.sonda at alice.it" <valeria.sonda at alice.it>
- Date: Sun, 27 Jan 2013 09:46:57 +0100 (CET)
The U.S. prepares for military action in Bolivia da http://www.strategic-culture.org/
Segnalato da http://aurorasito.wordpress.com/2013/01/23/gli-stati-uniti-preparano-unazione-militare-in-bolivia/ tradotto da Alessandro Lattanzio
e da barbaranotav in http://dadietroilsipario.blogspot.it/2013/01/gli-stati-uniti-preparano-unazione.html
Gli Stati Uniti preparano un’azione militare in Bolivia
di Nil Nikandrov
22 gennaio 2013
Lo scandalo del ‘team scientifico
degli Stati Uniti’ è scoppiato, nonostante i tentativi dell’ambasciata degli
Stati Uniti in Bolivia per metterlo a tacere. Nel giugno 2012, un team di
circa 50 specialisti era arrivato nel Paese apparentemente per studiare gli
effetti negativi dell’alta quota sugli esseri umani e sulla loro possibilità di
un rapido recupero delle capacità di combattimento. Per evitare di attirare
l’attenzione, gli statunitensi avevano dei visti turistici e attraversarono in
piccoli gruppi il controllo delle frontiere. Un gruppo di questi specialisti si
recò nella zona di Yungas, e un altro gruppo alle pendici del monte Chacaltaya.
Delle escursioni ‘turistiche’ furono compiute nelle zone di confine con il Perù
e il Cile.
Le
attività della spedizione continuarono per alcuni mesi. Solo dopo una serie di
articoli nei media statunitensi le autorità boliviane iniziarono ad indagare. Il
Vicepresidente Alvaro Garcia aveva dichiarato che le
attività degli ‘studiosi’ statunitensi nel Paese erano assai dubbie.
Inizialmente, assicurarono che indagavano sui problemi di adattamento umano alle
alte quote. Poi annunciarono che gli
esperimenti venivano effettuati nell’interesse delle truppe degli Stati
Uniti/NATO in Afghanistan. Ecco, più di dieci anni di guerra contro i
talebani, con i termini per il ritiro delle truppe statunitensi dall’Afghanistan
che si avvicinano, e il Pentagono si ricorda improvvisamente del problema
‘delle alte quote’! Naturalmente, dopo queste
spiegazioni confuse, si fece l’ipotesi che non tutti questi statunitensi fossero
scienziati.
Ufficialmente, la spedizione era guidata da Robert Roach
dell’Università del Colorado, ma in realtà, il ‘gruppo di ricerca’ era
subordinato a ufficiali dei servizi segreti militari statunitensi (Defense
Intelligence Agency – DIA) … In Bolivia, il loro lavoro era coordinato
dall’attaché militare dell’ambasciata degli Stati Uniti. Il col. Mathes Patrick
e il suo personale fornirono la copertura operativa. 4 milioni di dollari di
fondi furono stanziati dalla DIA del Pentagono per le spedizioni scientifiche e
le attività di intelligence. Effettuare simili operazioni senza
l’autorizzazione formale del paese ospitante è una aperta sfida per dimostrare
disprezzo per le leggi della Bolivia e la sua leadership.
Secondo il Vicepresidente Garcia, si tratta di
un “aggressione alla sovranità del Paese, e della preparazione di un
attacco militare contro la Bolivia.” Tale dichiarazione ha un fondamento. Al
primo segnale dello scandalo, Mathes ha lasciato la Bolivia e il colonnello
Dennis Fiemeyer è divenuto l’attaché militare.
E’ considerato uno dei maggiori
esperti del Pentagono sul Sud America. In precedenza ha lavorato in Paraguay e
Perù, ed è consapevole dell’equilibrio di potere nella regione, della strategia
della Bolivia per avere l’accesso all’Oceano Pacifico, dello stato attuale delle
forze armate boliviane e delle loro capacità di difesa. L’esercito statunitense attribuisce importanza nel
monitorare costantemente i sentimenti nell’esercito, nel reclutare agenti ed
utilizzare ‘dissidenti’ per destabilizzare e rovesciare ‘il regime di
Morales’. “Il governo degli Stati Uniti ha abusato della nostra
fiducia e generosità“, ha detto il Vicepresidente della Bolivia. “Questo è un
segnale molto negativo, sullo sfondo dei tentativi di ripristinare delle piene
relazioni diplomatiche tra i due paesi. Non possiamo restare indifferenti di
fronte a questa aggressione. Abbiamo il diritto di adottare misure per evitare
che una cosa del genere accada di nuovo. L’esecutivo intende mantenere sotto costante sorveglianza
tutte le azioni dei rappresentanti del Nord America in
Bolivia”.
L’ambasciata degli Stati Uniti è
ostile fin dall’inizio al presidente indiano Evo Morales, e ha cercato di
impedirne l’ascesa al potere nel 2006 e la rielezione alla presidenza nel
2010. Per sbarazzarsi di Morales, e rimettere la Bolivia sotto il controllo
di Washington, i servizi segreti degli Stati Uniti hanno usato ogni opportunità
per condurre una ‘guerra segreta indiscriminata’ tra cui la direzione di gruppi
terroristici. I terroristi superstiti e i loro complici sono poi fuggiti
dalla Bolivia negli Stati Uniti. Lungo i confini con la Bolivia, il Comando Sud
degli Stati Uniti ha stabilito basi militari a Iquitos (Perù), Concon (Cile) e
Mariscal Estigarribia (Paraguay). L’attuale presidente del Paraguay Federico
Franco, salito al potere con un complotto sostenuto dagli USA, coopera con il
Pentagono e agisce da nemico coerente del processo d’integrazione del continente
perseguito dai paesi dell’ALBA, l’Alleanza Bolivariana per i popoli
dell’America Latina.
Il Paraguay è considerato dal
Pentagono una base importante da cui avviare la destabilizzazione della Bolivia.
Per questo motivo, una campagna di informazione e propaganda è stata lanciata
in Paraguay “per allertare contro l’esportazione della rivoluzione bolivariana”
in Paraguay. Gli analisti politici non escludono che la ‘risposta adeguata’
del regime fantoccio del Paraguay agli ‘atti ostili di Morales’ possano portare
all’attuazione ‘dello scenario siriano’. La Bolivia è considerata dagli analisti
dei servizi segreti degli Stati Uniti un punto debole del blocco per
l’integrazione ALBA.
Tendenze separatiste nelle regioni
pianeggianti della Bolivia persistono. L’insoddisfazione delle élites
tradizionali diventa sempre più radicale, perché scontente che il Paese a
maggioranza indiana sia governato da ‘marxisti’ che imitano le esperienze di
Cuba e del Venezuela. Gli episodi di corruzione
che hanno coinvolto funzionari governativi sono stati gonfiati dai media,
compromettendo gli aspetti positivi che Evo Morales e i suoi collaboratori hanno
ottenuto durante la presidenza. Il conflitto nelle relazioni tra gli
indiani e le popolazioni bianche rimane e viene usato dai servizi segreti degli
Stati Uniti per rafforzare le posizioni dell’opposizione. Washington esprime sempre le stesse lamentele su Morales:
mantenimento di relazioni amichevoli con l’Iran, rafforzamento dei legami,
anche militari, con la Cina, e non aver fatto abbastanza nella lotta contro i
cartelli della droga.
Dopo quattro anni di assenza
dell’ambasciatore statunitense da La Paz, un raggio di speranza era finalmente
spuntato diretto alla normalizzazione delle relazioni bilaterali. Washington
aveva annunciato la sua intenzione di inviare il diplomatico James Nealon in
Bolivia, che ha trenta anni di esperienza di lavoro nel dipartimento di Stato.
L’ultimo ambasciatore degli Stati Uniti era
Philip Goldberg, che nel settembre 2008 fu dichiarato persona non gradita dal
Ministero degli Esteri boliviano, per aver avuto contatti con i separatisti e
per il finanziamento delle attività sovversive delle organizzazioni non
governative. Goldberg ha cospirato quasi apertamente, confidando nel
fatto che la leadership boliviana non avrebbe osato toccarlo. Ma ha dovuto fare
i bagagli in fretta. Anche perché Goldberg, quando parlava ad alcuni colleghi
occidentali del corpo diplomatico, si scatenava in insulti razzisti contro
Morales. I boliviani hanno imparato da quell’evento.
Prima di arrivare in Bolivia,
Goldberg aveva la reputazione di specialista nel ‘rovesciamento di regimi
ostili’, che non aveva smentito. La Paz ora intende condurre uno studio
approfondito della vita diplomatica di Nealon, per eventuali ‘contraddizioni’ e
per vedere se ci sono prove del suo coinvolgimento in operazioni sovversive in
America Latina. La decisione sarà presa sulla base dei risultati dell’inchiesta.
Al momento, l’unico materiale che comprometterebbe lo statunitense è una
pubblicazione su WikiLeaks: in un documento di analisi inviato al
dipartimento di Stato da Lima, Nealon definisce Evo Morales presidente
anti-sistema e prevedeva un impatto negativo della sua politica radicale sul
progresso economico del Perù e la popolazione indiana di quel paese. Nealon
ha anche osservato che Morales ‘adottava misure’ per destabilizzare il governo
leale agli Stati Uniti del presidente peruviano Alan Garcia, cercando il
sostegno dei ‘regimi radicali’ di Venezuela ed Ecuador. Quindi, in termini di
interessi nazionali statunitensi, l’interpretazione di Nealon è che Morales sia
un personaggio estremamente pericoloso. Che tipo di obiettività ci si può
aspettare da questo statunitense, se dovesse arrivare a La Paz? Tra l’altro,
risultano pochi dati relativi a Nealon su Wikileaks. È un diplomatico esperto
che ha lavorato in Cile, Uruguay, Perù e Canada, ma non viene menzionato in
corrispondenza regolare con il dipartimento di Stato. Ciò suggerisce una
conclusione: Nealon ha lavorato per un altro ufficio, la CIA.
L’impressione è che la leadership
boliviana non sia troppo interessata alla presenza dell’ambasciatore degli Stati
Uniti a La Paz. I timori di Morales e della sua squadra sono comprensibili. La
Bolivia è sottoposta a complessi attacchi destabilizzanti nei fronti interni ed
esterni. Nel paese una ‘quinta colonna’ si è di
recente consolidata. Il governo ha annunciato l’intenzione di verificare la
legittimità delle operazioni di 22 organizzazioni non governative, la fonte
delle loro finanze e la conformità delle loro vere attività con i rispettivi
statuti. L’opposizione mostra apertamente i suoi rapporti con
l’ambasciata degli Stati Uniti. Al recente congresso del partito “Movimento
senza paura” (MSM), Geoffrey Schadrack, il capo della CIA nel paese e
consigliere politico all’ambasciata degli Stati Uniti, era stato invitato. Il
MSM si presenta quale partito della destra conservatrice che si oppone al
governo del MAS.
La Bolivia ha difficoltà nelle sue
relazioni con i paesi vicini, Paraguay, Perù e Cile. Rivendicazioni concorrenti,
situazioni di conflitto e accuse di ‘gioco sporco’ persistono. Washington con
coerenza e competenza pone un cuneo conflittuale nella regione. Particolare
attenzione viene rivolta alla questione indiana e all”incitamento’ della Bolivia
nei tentativi di ‘rivoluzionare’ i movimenti indiani di questo paese. Ciò crea
le condizioni per un futuro conflitto. L’imputato principale è già
noto.
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