R: [semprecontroguerra] Camera-martedì aula (in 2 ore) e 4 commissioni su decreto missioni.



Non ho capito se riuscite a fare, gli antimilitaristi romani, o No-war, come vi chiamate, almeno un sit-in di protesta, anche di "quattro gatti".

L'esperienza dei genovesi è da tenere in considerazione: l'ora di silenzio come appuntamento fisso e permamente.

E' importante scegliere gli obiettivi:

a- tenendo ferme le proprie convinzioni e saldi i propri principi

b- privilegiando, cioé ponendo come prioritari - quelli in cui la cittadinanza attiva può rappresentare il popolo tutto, perchè il nostro vincere, che è convincere, nasce dalla capacità di costruire unità popolare.

Se, ovviamente (molte volte ne dubito) ci interessa incidere sulle vicende politiche, dialogare con il popolo, convincerlo e convincerci, e non semplicemente esprimere noi stessi.

Per questo va fatto innanzitutto leva sull'art. 11 "pacifista" della Costituzione.

Le spese militari oggi sono - giustamente impopolari.

E neanche le missioni militari all'estero, a ben guardare, godono del grande consenso attribuito loro dai media mainstream.

A livello euromediterraneo va richiesta la denuclearizzazione generale (obiettivo generalmente accettato) e le partite energetiche in corso vanno affrontate con approccio globale, non lasciandosi intrappolare nella logica dei, diciamo - ma uso proprio un linguaggio tecnico - "microconflitti" particolari e locali.

Ascoltate perciò un vecchio "Grillo Parlante": dobbiamo partire dalla responsabilità diretta che abbiamo dal nostro fare parte di una comunità politica.

Siamo "italiani" (anche se "cittadini del mondo") e dobbiamo prima di tutto combattere l'imperialismo italiano, preparare e fare la rivoluzione in Italia, non sposare cause rivoluzionarie esterne per dare sfogo al nostro romanticismo rivoluzionario.

Era un difetto di noi giovani 68ini: non riuscivamo a fare la rivoluzione in Italia e caricavamo sui popoli rivoluzionari del Terzo Mondo le nostre speranze di "abbattere il capitalismo e l'imperialismo".

Diventavamo allora con entusiamo vietnamiti adottivi, palestinesi adottivi, irlandesi adottivi ...

Poi siamo diventati curdi adottivi, nicaraguensi, tante cose, per un periodo persino iraniani (Adriano Sofri da principio incensò la rivoluzione khomeinista).

Non è tempo, oggi che da adolescenti dovremmo essere passati all'età adulta, farla finita con questo tipo di gioco tutto sommato narcisistico?

Gli italiani in maggioranza non vedono di buon occhio le avventure neocoloniali, ma - non credo di sbagliare - tendono giustamente a diffidare di chi appare come un "siriano aggiunto, avventizio in prova".

Stai banalizzando, molti mi faranno osservare, il nostro impegno per la Siria è nella linea di costruzione di un CCP- corpo civile di pace. Vogliamo - da qui - riconciliare lì. Vogliamo - da qui - appoggiare chi lì vuole riconciliare. La Siria serve per mettere in guardia da possibili nuovi interventi imperialisti come in Libia e per smascherare le menzogne mediatiche dell'imperialismo e bla bla bla...

Vogliamo "solidarizzare".

Ma non abbiamo altro, di più urgente, importante, efficace, credibile da fare, come nostra lotta concreta, esplicita, da condividere con altri e non come semplice "solidarietà"?

Ecco il punto: questo progetto dei CCP non va gestito come semplice sperimentazione tecnica di un metodo, "esperimento sociologico sul campo", alla maniera tipica degli accademici critici che oggi infestano i movimenti (vedi Le Monde Diplomatique di questo mese su "Occupy"), in modo indipendente da un un progetto globale di politica estera alternativa. Ed anche interna. Un progetto che si inserisca efficacemente nel contesto, che risponda ad analisi concrete della situazione concreta.

Non si può, per esempio, affrontare il Mali semplicemente sposando la causa del popolo oppresso dei tuareg (ecco un'altra romantica rivoluzione in cui potremmo identificarci!), ma occorre tenere presente che è in corso una partita globale per il controllo delle risorse energetiche (anche nucleari) dell'Africa. E noi "italiani" ci siamo dentro fino al collo.

Noi, se vogliamo combattere l'imperialismo italiano, se vogliamo creare una condizione pacifica a livello strutturale, dobbiamo adottare qui, nello Stivale, un modello rinnovabili 100% (entro il 2025, non entro il 2050) che blocca in partenza la necessità di garantirsi militarmente gli approvvigionamenti all'estero di petrolio, gas e quanto altro.

Anche in questo caso, sollecitati dalle vicende del Mali - abbiamo varie opzioni davanti a noi:

esempio a- indossare tuniche blu ed avviare la grancassa della solidarietà ai tuareg appoggiando la loro lotta di liberazione nazionale (magari individuando e privilegiando i tuareg "nonviolenti");

esempio b- rivendicare, da "italiani", il rispetto della nostra Costituzione pacifista (che vieta le missioni militari "fuori area" ed ammette solo l'autodifesa nei confini interni), la denuclearizzazione generale in attuazione del TNP (azione: costruire i CCP ovunque coordinando "ambasciate di pace", anche tra i tuareg, con il succitato obiettivo) ed infine il rispetto del referendum che ci suggerisce di passare ad un modello innovabile 100%.

Cosa funziona di più come "anti-imperialismo" nel rivolgerci al popolo di cui condividiamo lingua, leggi, storia, destino?



----Messaggio originale----
Da: elbano9 at yahoo.it
Data: 19-gen-2013 15.30
A: <pace at peacelink.it>, <nowaroma at googlegroups.com>, <semprecontrolaguerra at googlegroups.com>
Ogg: [semprecontroguerra] Camera-martedì aula (in 2 ore) e 4 commissioni su decreto missioni.

Martedi' 22 gennaio il decreto missioni sara' esaminato da almeno 4 commissioni parlamentari e dall' aula (in aula dalle 16,00 alle 18,00).

Per mercoledi' non sono al momento previste sedute della Aula di Montecitorio.

Secondo il sito ufficiale della Camera, www.camera.it , 

martedi' 22 gennaio

alle 8,30 le commissioni riunite Difesa e Affari esteri ascoltano comunicazioni del governo sulla guerra in mali, di seguito discutono del decreto missioni.

alle 10 la commissione Affari costituzionali discute del decreto

alle 10 ne parla anche la commissione Giustizia

alle 16.00 l' aula discute e vota sempre sul decreto missioni

tutto in maniera molto rapida perche' alle 18.00 e' previsto l' inizio dei lavori su altri temi


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