PROFUGHI PERCHE'



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15 gennaio 2013

PROFUGHI
Durante la guerra nella ex Jugoslavia mi sono recato diverse volte nelle regioni orientali della Croazia per portare a destinazione aiuti umanitari (medicinali, viveri, generatori elettrici...) che consegnavamo ai parroci di alcuni villaggi posti lungo il fiume Sava, fiume che segna il confine con la Bosnia Erzegovina. Uno dei ricordi più vivi di quei giorni è quello dell'arrivo dei profughi dalla Bosnia che attraversavano il fiume su grossi barconi e sbarcavano in terra croata per fuggire dagli orrori della guerra che, in quei giorni drammatici, infuriava in molte città bosniache.
Due particolari mi avevano allora colpito più di tutto. Il primo: il silenzio. Malgrado sui campi a fianco della sponda del fiume si ammassassero centinaia e talvolta migliaia di persone non si sentivano né grida né rumori. Per ore l'unico suono percepibile era lo sciabordio dell'acqua che sbatteva contro il legno dei grossi barconi. Il secondo: lo sguardo dei vecchi. Non vi era odio, come nei giovani, né disperazione come in molte donne, direi che vi era solo stupore. Si intuiva una domanda che però nessuno poneva: “perchè? Perchè mi avete costretto a lasciare la mia casa, i miei campi, le mie abitudini, i ricordi di sessanta, settanta anni di vita? Non sapete che troncando così le mie radici mi avete condannato ad una sorte peggiore della morte?”.
A me, legatissimo come sono ai luoghi dove sono nato, alla mia casa, ai miei animali ed al mio orticello, quegli sguardi, quelle interrogazioni mute, ma di una eloquenza impressionante, provocavano un'angoscia che ancora adesso non è svanita. Questa è la ragione per cui mi sento particolarmente coinvolto, anche emotivamente, ogni volta che sento parlare di profughi. Perchè so quale spaventosa tragedia umana si nasconde dietro questa parola che noi pronunciamo con troppa facilità. Per questo mi sento particolarmente indignato quando vedo qualcuno letteralmente sfruttare a scopi politici e propagandistici la tragedia di chi è stato costretto a fuggire dalle proprie case per cercare rifugio in un'altra città o, peggio, in un Paese straniero.
Purtroppo è quello che invece sta succedendo in Siria.
Centinaia di migliaia di persone sono fuggite dai loro villaggi e sono ospitate in approssimativi centri di accoglienza all'interno del Paese o nella nazioni confinanti, in particolare Turchia e Giordania. Le ragioni per cui sono fuggite sono le più diverse: molti sono famigliari dei rivoltosi che temono le vendette delle forze di sicurezza, altri sono Cristiani e Alauiti cacciati dalle loro case dalle bande di integralisti e di salafiti, altri ancora semplicemente fuggono le violenze della guerra. Per i mass media occidentali però tutti sono utilizzati esclusivamente come argomento di polemica contro il Presidente Assad, come se fosse stato lui a volere la guerra che sta distruggendo la Siria e che forse alla fine segnerà anche la sua sorte. Questo è il solo aspetto che viene colto da molti organi di informazione, compresi, ma non è una sorpresa, quelli cosiddetti cattolici. Invece di preoccuparsi a come lenire (e soprattutto abbreviare) le sofferenze dei profughi sono invece impegnatissimi a studiare come utilizzarli nella guerra di propaganda scatenata a sostegno di una delle parti in guerra.
Mi ricordo un episodio della guerra in Kossovo. Allora i cattivi per definizione erano i Serbi ed i buoni gli Albanesi, in difesa dei quali gli aerei Nato stavano sganciando tonnellate di bombe su tutto il territorio della Repubblica di Serbia. Un giornalista (mi pare, ma non ci giurerei, di RAI 1) chiese ad alcuni profughi cosa stavano facendo di così tremendo i Serbi per provocare la fuga di tante persone. “Ma quali Serbi” fu la risposta “ noi stiamo scappando perchè gli aerei della Nato bombardano le nostre case”.
Bisognerebbe imparare, davanti a tragedie come quelle dei profughi, a mettere da parte polemiche e propaganda, ed a pensare ad una sola cosa: aiutarli.
Mario Villani