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PROFUGHI PERCHE'
- Subject: PROFUGHI PERCHE'
- From: "valeria.sonda at alice.it" <valeria.sonda at alice.it>
- Date: Tue, 15 Jan 2013 13:59:48 +0100 (CET)
http://oraprosiria.blogspot.it/2013/01/profughi-perche.html
15 gennaio 2013
PROFUGHI
Durante la guerra nella ex Jugoslavia mi sono recato
diverse volte nelle regioni orientali della Croazia per portare a destinazione
aiuti umanitari (medicinali, viveri, generatori elettrici...) che consegnavamo
ai parroci di alcuni villaggi posti lungo il fiume Sava, fiume che segna il
confine con la Bosnia Erzegovina. Uno dei ricordi più vivi di quei giorni è
quello dell'arrivo dei profughi dalla Bosnia che attraversavano il fiume su
grossi barconi e sbarcavano in terra croata per fuggire dagli orrori della
guerra che, in quei giorni drammatici, infuriava in molte città
bosniache.
Due particolari mi avevano allora colpito più di tutto.
Il primo: il silenzio. Malgrado sui campi a fianco della sponda del fiume si
ammassassero centinaia e talvolta migliaia di persone non si sentivano né grida
né rumori. Per ore l'unico suono percepibile era lo sciabordio dell'acqua che
sbatteva contro il legno dei grossi barconi. Il secondo: lo sguardo dei vecchi.
Non vi era odio, come nei giovani, né disperazione come in molte donne, direi
che vi era solo stupore. Si intuiva una domanda che però nessuno poneva:
“perchè? Perchè mi avete costretto a lasciare la mia casa, i miei campi, le
mie abitudini, i ricordi di sessanta, settanta anni di vita? Non sapete che
troncando così le mie radici mi avete condannato ad una sorte peggiore della
morte?”.
A me, legatissimo come sono ai luoghi dove sono nato,
alla mia casa, ai miei animali ed al mio orticello, quegli sguardi, quelle
interrogazioni mute, ma di una eloquenza impressionante, provocavano un'angoscia
che ancora adesso non è svanita. Questa è la ragione per cui mi sento
particolarmente coinvolto, anche emotivamente, ogni volta che sento parlare di
profughi. Perchè so quale spaventosa tragedia umana si nasconde dietro questa
parola che noi pronunciamo con troppa facilità. Per questo mi sento
particolarmente indignato quando vedo qualcuno letteralmente sfruttare a scopi
politici e propagandistici la tragedia di chi è stato costretto a fuggire dalle
proprie case per cercare rifugio in un'altra città o, peggio, in un Paese
straniero.
Purtroppo è quello che invece sta succedendo in
Siria.
Centinaia di migliaia di persone sono fuggite dai loro
villaggi e sono ospitate in approssimativi centri di accoglienza all'interno del
Paese o nella nazioni confinanti, in particolare Turchia e Giordania. Le ragioni
per cui sono fuggite sono le più diverse: molti sono famigliari dei rivoltosi
che temono le vendette delle forze di sicurezza, altri sono Cristiani e Alauiti
cacciati dalle loro case dalle bande di integralisti e di salafiti, altri ancora
semplicemente fuggono le violenze della guerra. Per i mass media occidentali
però tutti sono utilizzati esclusivamente come argomento di polemica contro il
Presidente Assad, come se fosse stato lui a volere la guerra che sta
distruggendo la Siria e che forse alla fine segnerà anche la sua sorte. Questo è
il solo aspetto che viene colto da molti organi di informazione, compresi, ma
non è una sorpresa, quelli cosiddetti cattolici. Invece di preoccuparsi a come
lenire (e soprattutto abbreviare) le sofferenze dei profughi sono invece
impegnatissimi a studiare come utilizzarli nella guerra di propaganda scatenata
a sostegno di una delle parti in guerra.
Mi ricordo un episodio della guerra in Kossovo. Allora i
cattivi per definizione erano i Serbi ed i buoni gli Albanesi, in difesa dei
quali gli aerei Nato stavano sganciando tonnellate di bombe su tutto il
territorio della Repubblica di Serbia. Un giornalista (mi pare, ma non ci
giurerei, di RAI 1) chiese ad alcuni profughi cosa stavano facendo di così
tremendo i Serbi per provocare la fuga di tante persone. “Ma quali Serbi”
fu la risposta “ noi stiamo scappando perchè gli aerei della Nato bombardano
le nostre case”.
Bisognerebbe imparare, davanti a tragedie come quelle dei
profughi, a mettere da parte polemiche e propaganda, ed a pensare ad una sola
cosa: aiutarli.
Mario
Villani
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