Il conflitto in Siria anche uccide a Parigi...



Inoltrato da ojosparalapaz, 11 gennaio 2013





Sakine Cansiz, cofondatrice del PKK, Fidan Dogan, rappresentante del
Congresso nazionale del Kurdistan (KNK) con sede a Bruxelles, Leyla
Soylemez, giovane militante, sono state uccise con un colpo di pistola
alla nuca nei locali dell'Istituto Curdo di Parigi.

Le modalità e la tempistica di quanto accaduto ci fanno presumere con
fondatezza che le vicende siriane non siano estranee a queste
esecuzioni.

La popolazione curda è presente non solo in Turchia, ma anche in
Siria, in Iraq, in Iran. E la sua aspirazione all'autodeterminazione e
all'indipendenza è un elemento con cui la politica regionale di
quell'area deve fare i conti.

E' evidente che c'è un tentativo molto forte da parte dei Circoli
Atlantici di forzare la mano al governo turco per spingerlo ad una
politica ( i pretesti si costruiscono sempre a tavolino) di
aggressione nei confronti della Siria.

Nel momento in cui il movimento curdo si è schierato dalla parte del
governo siriano ed in Turchia si susseguono manifestazioni di massa,
anche nelle città al confine, a sostegno della Siria e contro
l'ingerenza anglo-statunitense, l'uccisione delle tre militanti del
PKK è un messaggio chiaro  indirizzato alla  Turchia da parte di chi
vuol far precipitare la situazione in Siria creando le premesse di un
intervento straniero, in questo caso della Nato.

Quindi, niente trattative con il PKK, nessuna soluzione negoziata per
il problema curdo e mano libera per l'aggressione alla Siria da parte
della Nato, ribadendo così che la Turchia non può prendere decisioni
autonome, ma è uno Stato vassallo.

Altresì, è un messaggio chiaro non solo ai Curdi, ma a tutti i
movimenti indipendentisti. Se sono funzionali agli interessi
occidentali, vengono finanziati, sostenuti, foraggiati, armati, se,
invece, sono altro e, comunque, asimmetrici agli interessi
anglo-statunitensi, allora vengono inseriti nelle apposite liste di
gruppi terroristici create a Washington e, come tali, vengono
perseguitati attraverso il sostegno, il foraggiamento, la fornitura di
armi e addetti alla logistica, quando non di mercenari, ai governi
locali perchè li reprimano.



Da qui lo smascheramento della vera natura dell'aggressione alla Libia
e alla Siria e la pretestuosità degli argomenti portati a sostegno
degli interventi, argomenti che sono tirati in ballo o meno a seconda
della collocazione ,in campo internazionale, dei governi locali.



Allora, noi femministe, ribadiamo con forza, anche in questa
occasione, un concetto che ci è caro: proprio perchè ci sta a cuore la
condizione delle donne, dovunque, comunque, proprio per questo, non ci
facciamo strumentalizzare attraverso racconti palesemente infondati ,
quando non costruiti ad arte, sempre e solo usati nei confronti di
paesi che, pur con le loro miserie e ritardi, hanno la colpa di non
permettere il saccheggio delle loro ricchezze da parte delle
multinazionali.

Paradossalmente, questo avviene in paesi caratterizzati dal laicismo
e, per destabilizzarli e per abbatterli, si utilizzano le forze più
reazionarie ed integraliste.

Ricordiamoci sempre Mossadeq, anziano esponente laico della media e
alta borghesia iraniana, primo ministro eletto con regolari elezioni,
rovesciato, dagli Inglesi e dagli Statunitensi, con un colpo di Stato
preparato  da una serie di attentati e di uccisioni mirate nei
confronti del clero locale e il cui unico crimine  era di aver messo
in discussione le percentuali sui proventi dell'estrazione petrolifera
in mano britannica.

Ed altresì, ricordiamoci sempre dell'Afghanistan, dove un governo che
aveva tentato di aprire la società ai diritti civili, con sette donne
con carica istituzionale, con una legislazione che apriva alle donne
ogni grado di istruzione e professione, è stato rovesciato con il
foraggiamento , l'addestramento e le armi ai Talebani da parte delle
potenze occidentali.



E' paradossale, ma la dice lunga, che, oggi, quelli/e che hanno la
responsabilità politico-militare di aver fatto ripiombare  le donne
afghane in una condizione di semi-schiavitù, si ergano a paladini/e
delle donne stesse.

Il quotidiano massacro delle donne in Afghanistan, la disperata
condizione delle donne in Arabia Saudita, nel Baharein, negli Emirati
Arabi, sono un tutt'uno con l'uccisione delle tre militanti curde a
Parigi.



I responsabili sono sempre gli stessi e stanno sempre dalla stessa parte.



Una nota a margine, ma non secondaria. Ma che cosa è diventata la
Francia se i soliti noti si possono permettere questo, come si sono
potuti permettere qualche tempo fa il massacro di una famiglia
irachena proprio in Francia in vacanza?

Tutto questo ci ricorda quando fu rubata la pistola di ordinanza dalla
macchina di servizio dell'allora capo della polizia Parisi che
commentò " vogliono far diventare questo paese terra di nessuno".

Questo è il prezzo da pagare.

Ci si allea con determinate modalità con gli Stati Uniti, ma per
questi , nella loro concezione, non esistono alleati, ma solo
vassalli.