" I CRISTIANI PAGANO IL PREZZO DELLA PRIMAVERA ARABA"



http://oraprosiria.blogspot.it/  9 gennaio 2013

" I CRISTIANI PAGANO IL PREZZO DELLA PRIMAVERA ARABA"

S.I.R. 8 gennaio 2013


Da Betlemme, dove questa mattina ha incontrato i vescovi europei ed americani dell’Holy Land Coordination in visita alle comunità locali, è mons. Elias Chacour, arcivescovo di Akka, San Giovanni d'Acri, Tolemaide dei Greco-Melkiti (Israele), a lanciare un appello per i cristiani di Siria. In una dichiarazione resa al Sir, l’arcivescovo afferma che “i cristiani mediorientali stanno passando momenti difficili. Stiamo pagando il prezzo di questa primavera araba, che lo vogliamo o no”. “I cristiani – sottolinea - sono in pericolo di dispersione ma non di sparizione, noi resteremo qui. Ma in quanti resteremo?”.
Riferendosi in modo particolare alla Siria mons. Chacour ricorda che con Assad “i nostri fratelli siriani vivevano molto bene, rispettati. Non avevano certo libertà di espressione come tutti i siriani, ma quantomeno si sentivano a casa. Ora ci si chiede: se Assad cade, cosa ne sarà dei cristiani oppure, se Assad rimane al potere sarà possibile per lui governare un popolo che gli si è rivoltato contro?[ **** grazie a questa frase possiamo capire che in Israele come in altri ambienti INSOSPETTABILI non è stato possibile l'accesso al discorso di Assad al proprio popolo di pochi giorni fa****] Questo è il vero dilemma”.
Quartiere cristiano di Bab Touma, Damasco
La situazione peggiora giorno dopo giorno e dalla Siria arrivano sempre più richieste di aiuto, come quella del patriarca greco-cattolico melkita di Damasco, Gregorios III Laham: “Ci ha scritto chiedendo aiuto per i cristiani siriani, servono soldi e accoglienza. Io speravo di poter accogliere mille, duemila siriani, avrei aperto le nostre case, le nostre scuole, le nostre chiese ma non si può farli entrare in Israele, è impossibile”.
Da qui l’appello al mondo cristiano ad avere attenzione al futuro della Chiesa siriana. Mons. Chacour non rinuncia, poi, a dare una stoccata alla comunità internazionale che, afferma, “ha preso posizione contro il regime di Assad ancora prima che la crisi cominciasse. È per questo che i Paesi arabi del Golfo hanno pagato i volontari per andare a combattere contro il regime siriano. I problemi in Siria sono cominciati a causa degli stranieri. La comunità internazionale, se si considerano paesi come l’America e l’Europa, ha deciso di stare contro il regime, il perché non si sa. Assad non è peggio di tanti altri regimi. Egli sarebbe stato pronto ad aprirsi di più se non del tutto alla democrazia. Gli Usa, però, non sono con lui e per questo è necessario che cada”.

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