Se conservatore vuol dire conservare quel minimo di dignità nel rapporto di lavoro , senza sottostare alle “innovazioni” forneriane, io sono conservatore .
Se conservatore vuol significare avere un minimo di certezza nelle regole della previdenza, senza restare a piedi come esodato, ebbene, io sono conservatore.
Se conservatore vuol dire non sottrarre risorse all’istruzione, alle pensioni, alla sanità per destinarle alle ” missioni di pace” e all’acquisto di nuovi sistemi di arma , io mi dichiaro conservatore.
Se conservatore vuol dire applicare l’imu sulla prima casa per destinarla al salvataggio delle banche ( vedi MPS) , io sono conservatore.
Nel linguaggio orwelliano dei banchieri al governo nel nostro disgraziato paese, io che sono sempre stato anarchico, sono diventato CONSERVATORE.
Sebastiano Cosenza
Milano
Da: pace-request at peacelink.it [mailto:pace-request at peacelink.it] Per conto di Enrico Peyretti
Inviato: venerdì 4 gennaio 2013 21:27
A: destinatari-ignoti:
Oggetto: [pace] Fwd: Ilvo Diamanti: evviva i conservatori!
Bravo Ilvo Diamanti! Grazie a chi mi ha mandato l'articolo. Forse esagera qualcosa (comunicare a distanza agevolmente è un bene: qui lo stiamo facendo con gioia), ma ha molte ragioni. Ecco una bella iniziativa (noi al "foglio" di Torino in pratica lo facciamo già: due ore alla settimana): riunioni per solamente conversare, condividere, vedersi, scambiare idee. I cervelli si accendono strusciandoli uno con l'altro. Anche i cuori e le buone volontà. Fare società, nel senso genuino della parola. E quindi anche politica, che è un prodotto sì del confronto dialettico, ma di più dell'amicizia civile, nel rispetto delle diversità. Non "silenziare" nessuno, e non "tagliare le ali", immagine che sa di crudeltà sugli uccelli, quelli che sanno volare più alto di noi, perciò "salire" davvero, e vedere lontano, e sono messaggeri di bellezza. Coraggio, conservatori! Siamo più avanti dei tecnici, perché se conserviamo il meglio della storia sofferta dai popoli vi troviamo i semi dell'avvenire, del vero nuovo che nascerà. Ciao, Enrico
***
Ilvo Diamanti
Io sono un conservatore
Repubblica, 4 gennaio 2013
Conservatori. È l'accusa che Mario Monti ha rivolto a Stefano Fassina, Nichi Vendola. E a Susanna Camusso. I quali, da tempo, avevano imputato al Professore, questo stesso peccato capitale. Monti: colpevole di essere un "conservatore". Perché i conservatori, in Italia, sono impopolari. E stigmatizzati. Da sinistra, ma anche da destra. Nessuno che ammetta di esserlo.
Ebbene, vorrei fare coming out. Io sono un conservatore. Non riesco ad accettare i sentieri imboccati dal cambiamento. Molti, almeno. Il paesaggio urbano che mi circonda. E mi assedia. La plaga immobiliare che avanza senza regole e senza soste. L'indebolirsi delle relazioni personali e dei legami comunitari. Il declino dei riferimenti di valore - perfino di quelli tradizionali. La famiglia ridotta a un centro servizi, a un bunker sotto assedio. La retorica dell'individualismo esibizionista e possessivo. Che ci vuole tutti imprenditori - di se stessi. La Rete come unico "spazio" di comunicazione. Gli smartphone che rimpiazzano il dialogo fra persone. I tweet al posto delle parole. La relazione senza empatia. Le persone sparse che parlano - e ridono, imprecano, mormorano - da sole.
In tanti intorno a un tavolo, oppure seduti, uno vicino all'altro. Eppure lontani. Ciascuno per conto proprio, a parlare con altri. In altri luoghi - distanti. Tempi strani, nei quali tanti si sentono "spaesati", perché il "paese" appare un residuo del passato. E la "comunità": un fantasma della tradizione. Il lavoro senza regole e senza continuità. La flessibilità senza fine e senza un fine. Cioè: la precarietà. La politica senza società, il partito personale, riassunto in un volto e in un'immagine. Dove i consulenti di marketing hanno sostituito i militanti. E al posto delle sezioni si usano i sondaggi (d'altronde, quando si dà la possibilità ai cittadini di esprimersi si recano a milioni, alle urne, di domenica e persino a capodanno).
Insomma: i personaggi, gli interpreti e i luoghi della modernità liquida. Non mi piacciono. Li conosco ma non mi ci riconosco. Magari li subisco - in silenzio. Ma preferisco - di gran lunga - "conservare" quel che resta: del territorio, della comunità, delle relazioni personali, dell'economia "giusta", della politica come identità. Il "nuovo" come valore in sé non mi attira.
Lo ammetto: sono un conservatore. E ne vado orgoglioso.
(04 gennaio 2013)
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