Così si finanziano i ribelli



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Opere d'arte per comprare armi. Così si finanziano i ribelli siriani
Lunedì, 31 dicembre 2012

Nel caos della guerra civile, il patrimonio archeologico siriano sta scomparendo pezzo dopo pezzo oltreconfine, favorendo così fortune personali o finanziando il conflitto. "E' molto simile a quanto accaduto in Iraq", ha detto al Financial Times un uomo coinvolto nel contrabbando delle opere d'arte. Sia in Iraq che in Siria, ha spiegato la fonte, il saccheggio è "sempre più organizzato" con il passare dei mesi. La Siria è riccha di siti archeologici, ma anche di chiese e moschee, per cui l'Unesco ha da tempo lanciato l'allarme. Stando a quanto riferito da fonti coinvolte nel contrabbando, le opere d'arte vengono rubate e portate fuori dalla Siria, attraverso il confine con Libano e Turchia, dove vengono autenticate da esperti e poi vendute a clienti di tutto il mondo. Il contrabbando di opere d'arte è un'attività piuttosto redditizia, sottolinea il Ft: una statua di piccole dimensioni può arrivare a costare fino a 30.000 dollari.

E per quanti non riescono più a guadagnarsi da vivere a causa della guerra, può rappresentante una fonte di sopravvivenza, come avviene nell'antica città di Apamea, a nord-est di Hama. "La gente non ha lavoro - ha detto un attivista di Apamea al Ft - i contadini poveri, quando trovano qualcosa che vale 1.000 o 500 dollari, sono felici. Alcuni hanno riportato alla luce cose preziose e ora sono ricchi; altri hanno trovato solo oggetti con cui procurarsi il cibo". Tuttavia oggi il contrabbando viene gestito direttamente dai ribelli, secondo la fonte del Ft: "Ora lo controlla in modo forte e coraggioso l'Esercito libero siriano. [...]".