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In Siria i cristiani schiacciati dal conflitto ad Hama. Il Natale di dolore nelle parole di padre Ibrahim Sabah
- Subject: In Siria i cristiani schiacciati dal conflitto ad Hama. Il Natale di dolore nelle parole di padre Ibrahim Sabah
- From: "valeria.sonda at alice.it" <valeria.sonda at alice.it>
- Date: Sun, 23 Dec 2012 10:24:01 +0100 (CET)
http://it.radiovaticana.va/news/2012/12/23/in_siria_i_cristiani_schiacciati_dal_conflitto_ad_hama._il_natale_di_d/it1-650063
Cessate il vostro sostegno al regime di Bashar al Assad oppure sarete presi in mezzo alla battaglia: è questo in sintesi il senso del drammatico avvertimento lanciato nelle ultime ore da un gruppo di ribelli sunniti agli abitanti cristiani di due località della regione centrale di Hama, dove da giorni il fronte anti-regime ha lanciato una vasta offensiva militare. Il ministro degli Esteri russo Lavrov afferma che nessuno vincerà questa guerra e smentisce che Mosca abbia offerto asilo al rais siriano in cambio di una sua uscita di scena. Hama è una roccaforte del conservatorismo sunnita ma la sua regione è punteggiata da località alawite (branca dello sciismo alla quale appartengono i clan al potere da mezzo secolo) e cristiane. Non a caso, dal 2011 il maggior numero di massacri a sfondo confessionale sono stati compiuti in questa regione. Finora hanno preso di mira in larga parte la popolazione sunnita. Tra i cristiani, chi può è fuggito nella regione costiera di Tartus, per ora ancora relativamente sicura, o nel vicino Libano. Ma chi è rimasto si è trovato suo malgrado in mezzo al conflitto. Al microfono di Silvia Koch, padre Ibrahim Sabah, francescano siriano della Custodia di Terra Santa, parla di questo Natale di dolore:
R. - Noi francescani della Custodia di Terra Santa - che include anche la Giordania, la Siria, il Libano e Cipro - insieme anche ai fratelli salesiani e alle Missionarie della Carità - le Suore di Madre Teresa - siamo sicuramente una cospicua presenza. Oggi più che mai, è una presenza sofferente perché alla gente manca l’elettricità, manca il pane e soffre anche la fame. Tutti i cristiani che non hanno lasciato il Paese, perché sono voluti restare nelle loro case, in questo momento stanno soffrendo. È quindi molto difficile - anche a causa della paura, delle bombe e delle esplosioni - parlare di gioia natalizia in questo momento. Sicuramente noi celebriamo il mistero dell’Incarnazione di Gesù nella storia come francescani, nel vivere la sofferenza con la gente; sicuramente – come l’anno scorso – le feste saranno celebrate in modo sobrio, molto semplice e saranno anticipate per permettere alle persone di tornare a casa prima del buio, perché hanno paura. I fratelli che si trovano lì stanno facendo tutto il possibile per aiutare le famiglie: ci sono tante famiglie senza nemmeno una bombola di gas e non possono cucinare, l’elettricità in alcune zone va via anche per 18 ore al giorno.
D. – Qual è il messaggio che la Chiesa locale cerca di mandare ai fedeli per diffondere speranza nel tempo di Natale?
R. – Il messaggio è un messaggio di pace. Io approfitto di questa occasione per ringraziare tutta questa buona gente, che generalmente non è gente ricca, ma la maggior parte dei benefattori dei luoghi santi - ma anche di tutto il Medio Oriente, della Custodia di Terra Santa - sono persone che appartengono alla classe media o povera, ma che aiutano la missione in quel Paese. Senza la presenza dei pellegrini in Terra Santa noi non potremmo festeggiare; senza gli aiuti mandati in sostegno da parte di tutta la Chiesa internazionale, oggi noi non potremmo continuare ad esistere in Siria e nemmeno in Terra Santa.
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