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Analisi. L'Egitto è degli egiziani
Analisi di Rosaria Monaco sulle ragioni
del conflitto tra il presidente Morsi e l'opposizione laica che
sta incendiando l'Egitto due anni dopo la caduta di Mubarak
giovedì 6 dicembre 2012 08:57
di Rosaria Monaco
Il Cairo, 06 novembre 2012, Nena News - Spiegare le dinamiche di
quanto sta accadendo in Egitto, richiede un'attenta e cauta
analisi che val dal basso verso l'alto e viceversa.
Tutto sembra essere tenuto insieme da un filo sottilissimo, quasi
invisibile, e, gli egiziani tutti, islamisti e non, sanno che
questo filo potrebbe spezzarsi da un momento all'altro, senza
preavviso.
Il nuovo decreto costituzionale, fa del presidente un vero e
proprio dittatore, presentando Morsy come un faraone, nessuno avrà
il diritto di contraddire le sue scelte, nessun organo giudiziario
avrà voce in capitolo.
Non bisogna dimenticare inoltre, che è stata presentata una sorta
di legge d'emergenza travestita sotto la dicitura: "per
salvaguardare e proteggere la rivoluzione" il presidente potrà
fermare qualsiasi persona sembra essere sospetta, in che termini
non è specificato. Con ciò, le ultime speranze degli egiziani sono
state miseramente spazzate via, e con queste, il sogno di
percorrere finalmente la strada della legalità e della libertà.
Cosa ha portato di nuovo gli egiziani ad occupare le strade e le
piazze ? Innanzitutto la consapevolezza del popolo di essere un
soggetto politico capace di decidere e contribuire alla
ricostruzione di un nuovo paese, il totale rifiuto verso il
totalitarismo, la voglia di democrazia, il categorico rifiuto di
rimanere in silenzio.
Dal punto di vista prettamente politico, la piazza è disomogenea,
ma vede la collaborazione dei diversi partiti politici e movimenti
giovanili, in nome di un obiettivo comune: far tornare Morsy sui
suoi passi, o contrariamente chiederne le dimissioni.
Il fatto preoccupante è che a parte il Fronte Nazionale di
Opposizione, troviamo anche i Feloul ( appartenenti al vecchio
regime), in piazza per lo stesso motivo. Si deve perciò sperare
che l'opposizione sia capace di tenerli a debita distanza,
evitando contatti con conseguenze che potrebbero risultare
disastrose.
L'Egitto appartiene agli egiziani
Tutte le vicende potrebbero riassumersi in questa breve frase che
fa da sfondo alla piazza. Ci troviamo di fronte ad un popolo che
rifiuta le etichette religiose, sessiste e sociali. Non importa se
musulmano, cristiano, ateo, uomo, donna, borghese, povero. Siamo
tutti egiziani e siamo tutti esseri umani pronti a riprenderci i
nostri diritti e disposti a morire per la libertà del paese. Il 25
gennaio ha reso gli egiziani consapevoli della forza dell'unione e
dell'autorganizzazione, abbattendo un muro di silenzio,
vessazioni, manipolazione.
Contrariamente a quanto si pensa ancora in Occidente, di fronte
all'Italia, c'è un popolo che non è lontano da noi, un popolo che
ha molto da insegnarci e poco da invidiarci.
In questi giorni piazza Tahrir ospita diverse tende. Il partito El
.dustur guidato da M. Baradei, Tayar Sha'by guidato da H. Sabbahy,
il movimento del 6 aprile, kiffaya, i giovani rivoluzionari,
socialisti rivoluzionari. Con molta probabilità il sit in si
sposterà davanti al palazzo del presidente se questi non ascolterà
le loro richieste. Il dato importante, è che dalla piazza si
passerà alla disobbedienza civile.
Secondo quanto dichiarato dal Fronte Nazionale di Opposizione, nei
prossimi giorni l'intero Egitto sarà paralizzato da una catena di
scioperi senza precedenti.
I giornalisti hanno già scioperato, stampando sui quotidiani una
sola pagina con frasi di solidarietà con il popolo, i canali erano
invece oscurati. La facoltà di legge, ha chiuso le porte, studenti
e professori sono in sciopero, dichiarando che l'Egitto non avrà
più bisogno di uomini e donne di legge in quanto nessuno potrà
contestare il Presidente e tutte le decisioni verranno prese da
quest'ultimo.
Gli scioperi interesseranno poi i trasporti, pubblica istruzione,
dottori, operai. La macchina si fermerà, e a questo bisogna
aggiungere il rifiuto categorico dei giudici a supervisionare il
referendum del 15 dicembre. I sindacalisti hanno infatti affermato
che Morsy è soltanto impegnato ad eliminare il vecchio regime per
vendetta personale, invece di garantire un salario minimo,
condizioni di lavoro accettabili e sicurezza.
A guidare queste voci arrabbiate ancora una volta troviamo Kamal
Abu Eta , attivista e leader degli scioperi di Mahalla del 2006 e
2008, più volte arrestato e torturato dal vecchio regime per il
suo attivismo. Kamal è presente a Tahrir dal primo giorno di
protesta.
Cerchiamo però di ricordare perché si è giunti a questo punto.
Dopo la caduta del regime di Mubarak, il Consiglio Supremo delle
Forze Armate (SCAF), guidato dal generale Tantawi (11 febbraio
2011), avrebbe dovuto garantire la sicurezza del paese in un
delicato momento di transizione. Il risultato è stato un regime
sanguinario e di terrore.
Il garante della sicurezza egiziana, ha difeso il popolo ordinando
di sparargli addosso, trasformando lo stadio di Port Said in una
macelleria. Tantawi è stato addirittura capace di cambiare il nome
di via M. Mahmoud in Via degli Occhi della libertà, in memoria di
quanti durante gli scontri con lo SCAF hanno perso la vista e la
vita. Perché? Perché il popolo chiedeva un leader civile, e la
fine del potere militare.
A questo punto si apre il sipario e inizia lo spettacolo dei
burattini. Morsi, Fm, Salafiti, Scaf i protagonisti. gli egiziani
sono stati chiamati a votare per le parlamentari senza una
costituzione, sullo sfondo delle uccisioni ordinate da Tantawi. I
più attenti udivano già il bisbigliare dei FM e dei Salafiti che
lentamente abbandonavano la piazza prendendo distanza dalle
proteste contro lo SCAF, pianificando la vendita dell'Egitto e
della rivoluzione.
In modo ridicolo, con giustificazioni che sfiorano il comico,
tutti i canditati che godevano di un grande appoggio popolare sono
stati buttati fuori dallo Scaf. I Fm e i salafiti hanno ottenuto
la maggioranza dei seggi in parlamento. Se questo fosse stato il
volere del popolo, sicuramente piazza tahrir non si sarebbe
riempita nuovamente, e gli egiziani non avrebbero avuto motivo di
marciare fino al palazzo presidenziale per dire : NO!
L'immagine è chiara: ci troviamo di fronte al ritorno di
Mubarak, questa volta con la barba.
Il decreto costituzionale ha sbattuto in faccia agli egiziani
l'accordo tra lo Scaf e i Fm.
I Fm hanno ottenuto la maggioranza in parlamento e morsi è
diventato presidente, Tantawi ha lasciato la scena in modo
glorioso, ricevendo gli onori, rimanendo impunito, un assassino
dalla pensione d'oro. Morsy vuole un nuovo processo per i
responsabili dei martiri della rivoluzione e quindi Mubarak e co.,
ma non ha menzionato lo SCAF. I Fm inoltre, godono di un
importante appoggio finanziario dall Arabia Saudita e molti membri
sono importanti uomini d'affari.
Cosa ci si deve aspettare oltre ad un nuovo dittatore pronto a
rubare l'Egitto? L'egitto è degli egiziani. Nena News