Il Bilderberg esige privacy



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Il Bilderberg esige privacy

Franco Bernabè, manager miliardario d'inclinazione parassitaria, chiede il rispetto della privacy in nome della democrazia. Deve essere evidente che per democrazia i massoni intendono ben altra cosa rispetto a quanto scritto in Costituzione. Chiedono di usare le istituzioni ad loggiam e di farlo con i nostri soldi, ma a nostra insaputa. Ecco cosa significa essere un popolo alla mercè delle loggettine, altro che P2. La Miss La7 Lilli Grueber che tanto si inalberava in difesa della trasparenza e della democrazia ai tempi del Cavaliere, potrebbe chiarirci molti dubbi sulla natura di queste riunioni, dato che presenziò al raduno di Chantilly in Virginia lo scorso maggio. Deve aver trovato davvero poco da rendere noto al pubblico, evidentemente. Magari avrà
presenziato ad un incontro di vecchi bontemponi intenti a prendere il thé. Beh allora è davvero singolare la scelta di volare a migliaia di chilometri di distanza solo per questa ragione.
Bernabè pare terrorizzato dal fatto che il network possa determinare scelte politiche, si chiede se questa possibilità sia compatibile con la democrazia. Il network è sotto gli occhi di tutti, chiunque vi ha accesso, le persone possono usare nick ma la polizia postale sa rintracciare chiunque. Il network consente quindi anche alle voci non direttamente finanziate dai confratelli DI ESPRIMERSI, cosa che non accade sulla carta stampata di loro "proprietà", SEMPRE FINANZIATA DA NOI VOLGO. Se invitassero la gente senza grembiulino alle loro riunioni, potrebbe esprimersi in quella sede, ma si da il caso che noi, popolo, il 99% siamo preclusi a tali incontri, a noi spetta solo subire le loro scelte senza sindacare. Ma questa situazione sarebbe compatibile con la democrazia, secondo i massoni. Certo, comprendo che la cosa disturbi i confratelli "gelosi" della propria privacy. Eppure, a noi comuni mortali, in nome della sicurezza ed altre amenità, proprio dai loro uomini posti nelle istituzioni viene IMPOSTO di comunicare ogni dettaglio della nostra vita privata., di essere vigilati e filmati 24h su 24h. Perfino se si ricevono aiuti economici dai genitori occorre giustificarsi con il fisco. Anche la consorella Cancellieri è preoccupata per la democrazia, e si rivela decisamente infastidita dalle piazze che chiedono di condizionare le scelte politiche che personaggi non eletti da nessuno dettano alla gente. Mi viene il sospetto che la democrazia sia il sistema ideale attraverso il quale le congreghe affaristico criminali si sono aggiudicate poteri assoluti sui cittadini, dai quali esigono cieca obbedienza e anche il diritto di rimanere nascosti.

Davvero puerile quanto patetico il richiamo del Bernabè al nazismo. Le piazze non devono influenzare le scelte politiche (allora in base a cosa sono legittimati ad esercitare tanto potere?) ed il network va imbavagliato secondo il pensiero del carissimo venerabile amministratore di Telecom. Pensano davvero che agitare lo spettro del nazismo faccia dimenticare come SIANO QUESTE LOGGE OCCULTE, DEPUTATE A TIRARE LE FILA e decidere di che morte devono morire migliaia di persone ignare, vuoi di guerra o austerità? Davvero per autolegittimarsi devono ricorrere a resuscitare lo spettro del nazismo, quasi a suggerire che potrebbe andarci persino peggio? Se avverrà un giorno qualcosa di peggiore CHI MEGLIO DI LORO LO SAPRA', VISTO CHE PROPRIO LORO A TAVOLINO STABILISCONO LE SORTI DI MILIONI DI INNOCENTI COME SI TRATTASSE DI UNA PARTITA A SCACCHI?
Barbara

SOCIAL NETWORK/ Il Bilderberg contro Facebook: “Tutelare la nostra privacy.” Una strana coincidenza…

L'Infiltrato - Scritto da Viviana Pizzi
Giovedì 29 Novembre 2012 11:10

Franco Bernabè (Gruppo Telecom), uno dei partecipanti alla riunione del Bilderberg a Roma, denuncia la mancanza di privacy che c’è sul social network dove sono state pubblicate anche le fotografie dei presenti all’ultimo summit dei potenti del mondo. La strana coincidenza è che il suo attacco contro il social network più popolare al mondo arriva proprio mentre sulla rete di Zuckenberg si insedia un gruppo tutto italiano che chiede di denunciare il Bilderberg come associazione segreta e dopo il primo esposto alla Procura di Roma che tende ad accertare proprio questo.

Di prove tangibili di cosa accade all’interno delle riunioni del Bilderberg non ce ne sono. Dell’ultima avvenuta a Roma circa dieci mesi fa però ci sono fotografie davanti al Campidoglio dove i 130 più potenti del mondo (la maggior parte banchieri e appartenenti al mondo politico) si sono incontrati.

In rete, nel giro di pochi giorni, hanno fatto il giro del globo, chiunque cliccasse sul motore di ricerca google le parole Bildeberg Roma 2012, poteva sapere che quasi tutto il governo italiano (con il presidente del Consiglio Mario Monti in testa) aveva preso parte alla riunione segreta. Che proprio grazie a queste fotografie lo è divenuta meno.

Gli osservatori hanno informato anche della chiusura dei musei vaticani alle 17 del 13 novembre, quando i più potenti del mondo sono entrati per una visita esclusiva ed ufficiale.

L’unica cosa che non si è riuscita ad appurare con certezza è quello che si sono detti i 130 più potenti al mondo. Anche noi abbiamo ragionato semplicemente su ipotesi e tenendo conto degli avvenimenti economico – politici che si sono verificati nei giorni successivi.

Le dichiarazioni del premier Monti che nella visita agli emirati arabi non ha garantito sull’affidabilità dei prossimi governi ci ha lasciato pensare che i potenti del mondo come garanzia economica possano aver chiesto proprio la riconferma del governo attuale.

LE DICHIARAZIONI DEL PRESIDENTE DI TELECOM E L’ATTACCO DELLA RETE ALLA DEMOCRAZIA

Cosa avviene quando è proprio la rete a svelare ciò che deve rimanere segreto a tutti i costi? Quando si cominciano a fare nomi e cognomi di chi ha partecipato al Bilderberg di Roma? Avviene che proprio uno dei componenti accreditati cominci a denunciare la mancanza di privacy che c’è su internet e in particolare su facebook.

Franco Barnabé, presidente esecutivo di Telecom Italia, in occasione della presentazione del suo libro “Libertà vigiliata. Privacy, sicurezza e mercato nella rete” all’Università Bocconi di Milano, ha lanciato un allarme inquietante: bisogna far attenzione alla disparità di regole in tutela della privacy tra gli operatori di Telecom e quelli internet Ott/Over the top come Facebook e Google che operano tra Europa e Asia.

Il rischio secondo Barnabé è davvero alto: in gioco infatti sarebbe addirittura la democrazia. Che tradotto in termini bildeberghiani significa diritto di tenere segreto quanto accade all’interno della riunione.

“Mi chiedo – ha sottolineato – se e quando il potere dei social network determinerà le scelte politiche e quanto questo sia compatibile con la democrazia”.

Il leader della Telecom è passato poi a discutere della grandezza della rete: un miliardo di clienti in tutto il mondo e 400 miliardi di fotografie (tra le quali anche quelle del Bilderberg di Roma del 2012).

“I giovani non si rendono conto – ha continuato – che la Germania ha dato origini al nazismo negli anni 30 e che all’epoca per trovare gli ebrei ci hanno messo due anni. Oggi tutto questo si può fare con un click. Attenzione perché il mondo non sarà sempre pacifico e chissà se non potrà avvenire un giorno qualcosa di simile o addirittura peggiore”.

Uno scenario catastrofico quello esposto dal dirigente Telecom. Chissà se non teme che proprio internet e le fotografie, quelle non oscurate per ragioni di privacy da facebook e google, che rispondono alle leggi americane e non a quelle italiane, possano svelare scenari che devono rimanere segreti. Negli Stati Uniti, dove ha sede legale facebook (Palo Alto) la privacy infatti non è un diritto fondamentale del cittadino ma è vista come una semplice tutela del consumatore. In Italia e in Europa è una tutela prevista a livello costituzionale.

LA DENUNCIA DELLA MANCATA PRIVACY SU FACEBOOK E LA NASCITA DEL GRUPPO ITALIANO ANTIBILDERBERG

La denuncia di Franco Barnabé sulla mancanza di privacy su facebook arriva in un momento storico che potrebbe destare più di qualche sospetto. Infatti arriva proprio mentre il portavoce dell’associazione “L’Unico – Max Stirner” Riccardo Corsetto ha annunciato la nascita sul social network americano del gruppo “Denunciamo il Bilderberg per associazione segreta”.

Per ora l’iniziativa è ancora in embrione ma le finalità sono chiare: quella di presentare esposti nelle varie procure italiane per denunciare la mancanza di chiarezza delle finalità del Bilderberg.

Nelle finalità del gruppo è menzionata anche una legge italiana che risale al 1982. Secondo la quale è “illegale qualsiasi tipo di associazione che non renda noti i suoi soci e le sue finalità”. Sembrerebbe proprio il caso del Bilderberg che fa di tutto per non far conoscere né chi partecipa alle sue riunioni e nemmeno cosa si dicono al loro interno. La presenza al pubblico e tantomeno alla stampa è infatti espressamente vietata.

"Il gruppo - si legge nella descrizione- nasce quindi per invitare i cittadini a replicare gli esposti in tutte le procure presenti sul proprio territorio, nella convinzione e nella speranza che prima o poi un magistrato indipendente, dentro le nostre procure, avrà il coraggio di aprire un fascicolo per fare 'chiarezza' sullo stato di salute della sovranità e della libertà nel nostro Paese. Molti liberi cittadini in queste ore stanno presentando esposti in diverse Procure italiane, stampando e sottoscrivendo il modello di querela - denuncia presente sul gruppo creato su Facebook."

Un esposto infatti è stato già presentato alla procura di Roma ma per ora non è chiaro se la magistratura inquirente capitolina lo abbia preso in esame.



LA SOSTANZA DELL’ESPOSTO PRESENTATO ALLA PROCURA DI ROMA: CONOSCERE LE FINALITÀ DEL BILDERBERG

Cosa ha chiesto Riccardo Corsetto nel suo esposto alla procura Capitolina? Ciò che vogliono sapere anche i cittadini italiani e i politici che restano fuori dalle porte dell’incontro segreto.

“Vista la segretezza di tale associazione, e l'influenza delle personalità che ne prendono parte – si legge nell’esposto – si chiede che la Procura della Repubblica di Roma verifichi se all'interno del c.d. Club Bilderberg, si programmino, come buona parte della pubblica opinione crede, attività dirette ad interferire sull'esercizio delle funzioni di organi costituzionali, di amministrazioni pubbliche, anche ad ordinamento autonomo, di enti pubblici anche economici, nonché di servizi pubblici essenziali di interesse nazionale, contravvenendo pertanto a quanto prescritto dalla legge citata in premessa, e determinando quindi le condizioni di un sostanziale svuotamento della democrazia, e della sovranità del Popolo italiano ed europeo”.

Cosa temono quindi i soci del Bilderberg? Che la loro segretezza possa essere intaccata e che possano trapelare notizie sulle loro riunioni? Cosa c’è di tanto delicato che non può essere portato a conoscenza dei cittadini italiani?