DIFFONDETE! DIFFONDETE! - 50% della gente di Gaza sono bambini - Si può vincere l'odio - Salvare Israele dai suoi capi



Izzeldin Abuelaish: “Il mondo deve aprire gli occhi!”
intervista a Izzeldin Abuelaish, a cura di Anne Gujon
in “www.lavie.fr” del 18 novembre 2012 (traduzione: www.finesettimana.org)
Ho incontrato il dottor Izzeldin Abuelaish una prima volta all'ospedale Tel A Shomer a Tel Aviv, due
settimane dopo la morte di tre delle sue figlie e di sua nipote uccise durante l'operazione Piombo
fuso nel 2009. Questo dramma, vissuto in diretta alla televisione israeliana, aveva svegliato gli
israeliani che fino ad allora sembravano come anestetizzati, davanti agli orrori di una guerra che ha
fatto 1450 morti da parte palestinese, 13 morti in Israele.
All'epoca, quest'uomo parlava già di pace. Pareva quasi una stranezza, tanto l'odio sembra naturale
in simili circostanze. “L'odio è una malattia, diceva allora. Un dottore cura le malattie. Io non
voglio soffrire di questo e rifiuto che i miei figli ne siano malati.”
Quattro anni dopo, di nuovo le bombe cadono sulla striscia di Gaza. Izzeldin Abuelaish vive oggi a
Toronto, in Canada, con la sua famiglia. È di passaggio a Parigi per promuovere il suo libro “Non
odierò” e parlare della sua fondazione Daughters for life che promuove l'istruzione delle ragazze in
Medio Oriente. E ancora una volta il dottore mi sorprende: lo immaginavo immerso nei suoi ricordi,
abbattuto davanti a questa storia che sembra balbettare. Ed eccolo invece, certo in ansia, ma
piuttosto combattivo.
- Come si sente?
Mi sento triste e angosciato di fronte a ciò che sta succedendo. Ci sono molte ferite in quella
regione del mondo. E invece di curarle non facciamo che aggravarle, le infettiamo e vi mettiamo
sopra del sale. Questo mi fa veramente arrabbiare. Che cosa potremo fare per ricostruire,
annullando i danni? Non parlo delle ricostruzioni materiali, ma delle ferite nelle menti, negli animi
causate da tutto questo orrore. I palestinesi hanno sofferto molto e continuano a soffrire. Anche gli
israeliani sono feriti. Ma invece di dedicare energie nel curare queste piaghe, il governo israeliano
aggiunge altre ferite: non fa che aumentare l'odio e allargare il fossato tra palestinesi e israeliani.
Non è la prima volta: che cosa vogliono i leader israeliani? Hanno già fallito agendo in questo
modo! La sicurezza di Israele è forse stata rafforzata dopo Piombo fuso? No. Perché non cambiano
approccio? Tutto ciò che possono ottenere agendo così è l'aumento della paura.
- Allora, secondo lei, perché il governo israeliano ricomincia?
Per orgoglio, per ignoranza. E perché la comunità internazionale non svolge il suo ruolo di arbitro.
Deve alzare la voce e dire: basta, smettetela con il massacro. Se non si tratta il paziente mentre sta
perdendo sangue, morirà. Dobbiamo reagire adesso. Questo nuovo picco di violenza è un test per la
comunità internazionale. Siamo responsabili dei nostri atti.
- Crede davvero che la comunità internazionale possa agire questa volta?
Ho appena incontrato Stéphane Hessel. Mi ha detto “Niente è impossibile in questa vita. L'Unione
Sovietica era un impero, e oggi non esiste più!” Nessuno sa che cosa succederà domani. Il mondo
può svegliarsi e rendersi conto di quale interesse avrebbe la comunità internazionale nel porre fine a
questa ingiustizia. Permetterebbe di salvare gli israeliani da se stessi. O piuttosto di salvare il
popolo israeliano dai suoi capi che portano avanti un processo di autodistruzione. Siamo in un
momento chiave. Il mondo comincia ad aprire gli occhi e a guardare. Con internet e i social network
il mondo è diventato un libro aperto. Non è mai stato così piccolo. Oggi la gente può farsi da sola
un'opinione su ciò che avviene.
- Ha notizie dei membri della sua famiglia che sono ancora a Gaza?
Li ho sentiti al telefono alcune ore fa. Erano vivi quando li ho chiamati, ma tutto può succedere. I
palestinesi di Gaza sono la mia famiglia! È una grande famiglia. Ed è come se aspettassero la morte
on line. Nessuno è al sicuro. Sa, i bambini sono la metà della popolazione di Gaza. Il mondo deve
aprire gli occhi: non è una guerra tra combattenti ma una tragedia umana!

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