«La Turchia, un modello per il mondo islamico»
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- Date: Wed, 31 Oct 2012 15:41:59 +0100 (CET)
http://www.swissinfo.ch/ita/politica/La_Turchia,_un_modello_per_il_mondo_islamico.html?cid=33813732
« Turchia, un modello per il mondo islamico»
Di Renat Kuenzi,
swissinfo.ch: Ancora nel 2008 Erdogan ambiva a un’adesione a pieno titolo all’Unione
Europea. Oggi, sulla spinta del boom economico, la Turchia e il suo quasi
onnipotente premier hanno volto lo sguardo al mondo islamico. Le spiegazioni
dell’esperto in strategia Kurt R. Spillmann.All’inizio
del nuovo millennio, la Turchia era sull’orlo della bancarotta. Un decennio più
tardi, il paese sospeso tra Asia ed Europa fa parte delle 15 economie più
vigorose del mondo.«Industrializzazione e islamizzazione»: così Kurt R.
Spillmann definisce l’orientamento seguito dal premier Recep Tayyp
Erdogan.
swissinfo.ch: In che misura il boom senza precedenti che conosce la Turchia
è sostenibile?
Kurt.
R. Spillmann: La sostenibilità dipende da molti fattori, come ad esempio la
situazione dell’economia mondiale, poiché la Turchia esporta un numero crescente
di beni. Un fattore di insicurezza è anche l’importante deficit della bilancia
commerciale.
La Turchia è riuscita a creare un clima molto aperto per
gli investitori ed è diventata molto attrattiva per gli investimenti diretti
provenienti dall’estero. Ciò non cambierà, almeno in un futuro prossimo. Il
timore è che Stati Uniti e Europa non riescano a risollevarsi abbastanza
velocemente dalla crisi economica. Non bisogna dimenticare che i paesi dell’UE
rimangono i principali clienti dell’economia d’esportazione turca.
swissinfo.ch: In che modo Ankara sfrutta la sua potenza economica per
aumentare il suo influsso geopolitico?
K.
S.: Si è assistito a una grande svolta. Ancora nel 2008 Erdogan, nel suo
famigerato discorso di Colonia, affermava che per la Turchia non vi era altra
strada che un’adesione totale all’Unione Europea.Il cambiamento è stato
completo. Oggi Ankara cerca di portare avanti una propria politica di potenza e
di sviluppare la sua influenza geopolitica.In Occidente, la Turchia è
considerata un elemento importante nel Mediterraneo, da un lato perché membro
della Nato, dall’altro perché potenza protettrice di Cipro del Nord. Se si volge
lo sguardo a nord-est, in direzione degli Stati dell’Asia centrale come il
Turkmenistan, si constata che la Turchia ha un ruolo di piattaforma per i flussi
energetici.Verso sud e sud-est, invece, il paese si profila come un
esempio di sintesi riuscita tra industrializzazione e cultura islamica. Erdogan
lo ha sottolineato durante le visite al Cairo e a Tunisi. Nel settembre del
2011, è stato accolto nella capitale egiziana come un «eroe» e una «guida» per
tutto il mondo arabo. L’influenza geopolitica della Turchia è quindi in
crescita.
swissinfo.ch: L’eterna discussione sull’adesione all’UE è stata congelata
dopo lo scoppio della crisi. Dal punto di vista turco, un’integrazione all’UE ha
ancora un senso?
K.
S.: In Turchia il dibattito sull’adesione non solo è stato messo in sordina, ma
ha completamente cambiato direzione. Il ministro dell’economia Zafer Caglayan ha
utilizzato termini molto duri per commentare l’attribuzione del premio Nobel per
la pace all’UE. Ha parlato dell’«Unione più ipocrita di tutti i tempi», che ha
fatto attendere la Turchia per 50 anni sulla soglia della porta e che avrebbe
meritato più che altro un premio per la sua ipocrisia e le sue
menzogne.Il tono è simile nella cerchia del primo ministro Erdogan. La
situazione è cambiata in modo radicale. Attualmente la Turchia ha troppo fiducia
nei suoi mezzi per chiedere ancora un’adesione totale. Certo, i negoziati vanno
avanti da diversi anni, ma senza nessun impegno.
swissinfo.ch: E qual è l’analisi della situazione a Bruxelles? Per far
fronte alla crisi del debito e dell’euro, l’adesione di un nuovo membro potente
non sarebbe più che opportuna?
K.
S.: A Bruxelles vi sono sempre dei sostenitori dell’adesione della Turchia. Ciò
non toglie che in seno all’UE permangono tendenze molto contradditorie. Il
premio Nobel per la pace, che dovrebbe portare a un rafforzamento dell’Unione,
non accelererà un’eventuale adesione. In effetti, continua a prevalere l’idea
secondo cui l’entrata della Turchia rafforzerebbe ulteriormente le forze
centrifughe dell’UE.A causa della guerra civile che devasta la Siria,
la Turchia si trova anche al centro di una zona geostrategica molto calda. Non
vi è il rischio che si sviluppi, ad esempio in seno alla Nato, una specie di
linea di fronte contro gli interessi russi in Medio Oriente?ìLa Turchia
è molto delusa dal ruolo che la Nato svolge nel conflitto siriano, segnatamente
per il comportamento degli Stati Uniti. Ciò è dovuto al fatto che Washington e
Ankara difendono punti di vista diametralmente opposti su ciò che dovrà essere
la Siria del dopo Assad. In Turchia Erdogan ha portato avanti una politica di
reislamizzazione su basi strettamente sunnite, per non dire fondamentaliste. La
Turchia aspira ad instaurare uno Stato mussulmano anche in Siria, in
collaborazione con l’Arabia Saudita e il Qatar.
swissinfo.ch: La Turchia è spesso considerata come un costruttore di ponti
tra l’Occidente e l’Oriente. Vista la nuova politica seguita da Ankara, non è
ormai un cliché superato? Ed Erdogan dove vuole posizionare la Turchia?
K.
S.: La Turchia si colloca in modo sempre più chiaro nel campo sunnita, quello
delle nazioni molto credenti. Le divisioni interne tra i kemalisti, ossia i
non-religiosi, e la tendenza islamista dominante, che ormai si manifesta anche
nelle strade di Istanbul, ad esempio nel modo di vestirsi delle donne, sono
ancora molto evidenti. Tuttavia, Erdogan è diventato un vero autocrate, che
domina completamente il paese. La crescente pressione sulla libertà di stampa ne
è una prova.Le forze della modernizzazione, rappresentate
dall’esercito, garante di questa modernità nello spirito del fondatore della
Turchia moderna Mustapha Kemal (Atatürk), sono praticamente state
annientate.Recentemente un uomo d’affari di Istanbul mi ha detto che
ormai nessun impresario può ottenere contratti governativi se non si comporta in
modo conforme alla religione e se sua moglie non indossa il velo. Si tratta di
un piccolo segnale, ma sicuramente molto chiaro, del nuovo orientamento
culturale. La Turchia si allontana dal suo ruolo di ponte tra Oriente e
Occidente e dal modello di una società aperta.
Renat Kuenzi, swissinfo.ch
(traduzione di Daniele Mariani)
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