(ANSAmed) - PECHINO/TEHERAN - Cina e Egitto chiedono una soluzione politica per la Siria al più presto, secondo quanto scritto in un comunicato congiunto dei due Paesi diffuso poco fa dall'agenzia Nuova Cina, al termine della visita di tre giorni in Cina del presidente egiziano Mohamed Morsi, già a Teheran per il vertice dei non-allineati.
"La Cina e l'Egitto si oppongono - è scritto nel comunicato - a qualsiasi intervento militare esterno in Siria e sollecitano il governo di Assad e tutte le parti in causa di fermare tutti gli omicidi e le altre violenze. La Cina apprezza gli sforzi della Lega Araba di spingere verso una soluzione politica della questione siriana".
Secondo il documento, entrambe le parti ritengono che la comunità internazionale debba rispettare le aspirazioni del popolo in Medio Oriente e Nord Africa per il cambiamento e lo sviluppo. Così, incoraggiano le parti in causa nei Paesi della regione a risolvere le controversie attraverso un completo e pacifico dialogo politico, sostenendo il popolo per esplorare un percorso che si adatta alle loro condizioni nazionali e che conduca alla pace, alla stabilità, allo sviluppo, alla democrazia e alla pace.
"Cina ed Egitto invocano il rispetto, da parte della comunità internazionale, della sovranità, indipendenza, unità e integrità territoriale dei Paesi nella regione, rafforzando l'assistenza economica e la cooperazione con loro, facilitando la soluzione di problemi e contribuendo alla pace, allo sviluppo e alla stabilità regionale".
Il comunicato aggiunge inoltre che i due Paesi sostengono il ruolo centrale delle Nazioni Unite negli affari internazionali, reiterando la necessità di una riforma dell'Onu per eliminare la disparità di trattamento dei Paesi africani a causa di ragioni storiche, aumentando la loro rappresentanza all'interno del Consiglio di Sicurezza dell'Onu e in altri organi.
Intervenendo oggi al Vertice dei Non Allineati a Teheran, il presidente egiziano Mohamed Morsi ha criticato l'amministrazione siriana e ha ribadito la disponibilità dell'Egitto a porre fine al "bagno di sangue" in Siria. "In Siria c'é una rivoluzione contro l'oppressivo regime" che la governa, ha detto Morsi il quale ha affermato che "siamo pronti ad aiutare a mettere fine ad un ulteriore bagno di sangue" nel paese. Morsi, nella prima visita in Iran di un presidente egiziano da quando i due paesi interruppero le relazioni diplomatiche più di 30 anni fa sulla questione palestinese, passa al collega iraniano Mahmud Ahmadinejad il testimone della presidenza triennale di turno del Movimento Non Allineati (Nam), il cui vertice si è aperto oggi per proseguire fino a domani nella capitale iraniana. Iran e Egitto sono divisi dalla frattura fra musulmani sunniti e sciiti e finora dalla politica estera filo-occidentale seguita dal Cairo con il deposto presidente Hosni Mubarak in maniera divergente rispetto a Teheran. La nascita della Repubblica islamica era venuta proprio un anno dopo gli accordi di Camp David che, firmati dal presidente egiziano Anwar al-Sadat e dal primo ministro israeliano Menachem Begin il 17 settembre 1978 sotto l'auspicio del Presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter, avevano portato al Trattato di pace fra Egitto e Israele, nemico dell'Iran. Nello stesso anno del trattato e della rivoluzione islamica iraniana, il 1979, il governo dell'Egitto concesse l'asilo politico a Mohammad Reza Pahlavi, lo Shah appena deposto da Khomeini, sancendo la rottura. Oltre a Morsi, è a Teheran anche il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, che parlerà stamattina alla sessione di apertura del summit. (ANSAmed).