R: [pace] [SPF:fail] DON ANDREA GALLO: Lavorare per vivere e non per morire





Ciao!
Vorrei esprimere un filo di pensieri che mi sono girati leggendo di Taranto.

ciao
vale


ALLA FIERA ECONOMICA DEL PAESE

Tanti anni fa alcuni contadini del mio paese e del circondario chiesero a un piccolo gruppo di neo-diplomate artiste, fra cui me, di rappresentare il loro triste appello su cartelloni che esposero poi presso la fiera del paese allo scopo che i numerosi visitatori  ne captassero il messaggio.Il messaggio consisteva nel fatto che il contadino guadagna molto poco dai suoi sacrifici e a guadagnarci enormemente è invece chi gestisce l'intermediazione fra loro e i consumatori con vergognose speculazioni.
E' stata una lezione di economia: furono quei contadini, mentre ci occupavamo di tradurre la loro esperienza nell'immeditezza dell'immagine, che ci raccontarono cosa le lobby economiche decidevano a Bruxelles sulla loro schiena e sulla sorte italiana.
Eravamo a metà degli anni '80 e i grandi in economia eliminavano i piccoli e il loro ambiente incluso.


Ad esempio si decideva che mentre in grandi paesi europei come ad esempio l'Olanda, la Francia, la Germania le enormi loro verdi distese potevano continuare a rimanere così verdi, in Italia invece, un tempo chiamata giardino d'Europa, venne destinata a diventarne il garage: migliaia e migliaia di piccoli contadini furono costretti a chiudere la loro ancestrale attività di sostentamento basata sull'agricoltura e l'allevamento. Per molti di loro era la stessa ragione di vita, come lo era per un mio amico che dovette chiudere e cercare un lavoro . Infatti poterono continuare a sopravvivere di agricoltura solo le grandi aziende agricole e i grandi allevamenti mentre tutti gli altri furono costretti a chiudere per i costi onerosi che non venivano coperti dai prezzi di mercato dei loro prodotti spiazzati dalle concorrenze che i nuovi accordi economici avevano fomentato tra un paese e l'altro dell'eu, o multati per la "sovraproduzione" irrispettosa dei diktat economici della comunità economica europea. Ora gli stessi contadini,  che avevano accettato passivamente il principio dei grandi  che vincono sui piccoli, si ritrovavano loro stessi nelle condizioni dei più piccoli costretti a chiudere e  resosi conto dell'imbroglio senza limiti chiedevano aiuto per  comunicare alla società la loro crisi economica.

 
IN GIRO PER L'EUROPA

Mi stupì  l'Olanda vedendo le sue immense distese di verde pullulanti di bestiame: "come potevano sperare i contadini italiani con i loro piccoli fazzoletti di terra di poter competere?" mi chiedevo " che gioco era mai quello di usare la capacità produttiva come una arma, in finto duello alla pari, quando in partenza già si sapeva chi ne sarebbe stato il vincitore?"L'europa si era trasformata null'altro che in una ladra di mercati a favore dei più forti contro i più deboli, fondata su un "disavalore umano". Ma già anni prima dopo aver attraversato la Germania mi ero resa conto di quanto era immensa la sua campagna. Quel ricordo ora mi disturbava. E la Francia? Nel 1998 dopo una giornata di lavoro con la mia uno e un paio di amici andai a Parigi per manifestare. Si trattava di manifestare contro l'accordo multilaterale degli investimenti ( creazione mostruosa dell'organizzazione mondiale del commercio, accordo che stava per essere firmato dall'OCDE e che sarebbe che consistito in una potenziale disfatta economica e ambientale, senza alcuna assunzione di responsabilità ma tutta a carico dello stato ospitante l'investimento economico OMC, l'eliminazione completa di tutta la piccola produzione di ogni tipo dalle scarpe ai film, la frana dei diritti dei lavoratori come ad esempio ricordo la delegittimazione dello sciopero: questo tentato accordo economico fu scoperto e divulgato appena in tempo fra gli allora attivisti del popolo di ineternet che si precipitarono a Parigi perfino dalla Turchia nei giorni delle fatidiche firme da parte dei paesi europei. Nessuno fra i politici italiani ci aveva dato retta, ma per fortuna gli allora roosso-verdi francesi capirono e bloccarono l'accordo, che però si fece comunque strada con miriadi di accordi bilaterali e incontrollabili. Ricordo con un immensa stanchezza, per la giornata di lavoro e la nottata di viaggio, le mani in un gesto a descrivere un pallone che si sgonfiava: erano quelle di Susan George che spiegavano come l'ultimo capitale economico importante rimasto passava da una gestione finanziaria all'altra. Anche in quell'occasione rimasi stupita da come per raggiungere Parigi feci un lunghissimo viaggio attraverso l'immensa campagna francese. Così fù anche in Svizzera, quando andai a manifestare a Davos contro l'incontro economico mondiale che si tiene annualmente in quella piccolissima cittadina di montagna. E rimasi sgomenta a guardare come la manifestazione fu pilotata inspiegabilmente verso l'alberso dei politici, tanto da lanciare uno sguardo disperato e interrogativo all'unico manifestante che rimase con me aggrappato a un cancello chiuso, del palazzo dove ancora si svolgeva il vertice economico, sotto fittissimi fiocchi di neve, con due occhi sgranati come i miei, c'era Bovè.

Non era giusto che 'Italia non fosse più così immensamente verde come gli altri paesi europei.



L'ITALIA CON GLI OCCHI DELL'ALTRO

Nella città dove mi sono trasferita dal paese ho vissuto per tanti anni in una casa abitata da studenti Erasmus provenienti da diverse parti d'Europa: attraverso i loro occhi riscoprì l'amore coltivato in passato per Italia attraverso l'arte, ma a cui avevo vigliaccamente rinunciato.
Elena ad esempio veniva dalla Germania e spesso con gli occhi lucidi mi diceva commossa: l'Italia è un tesoro a cielo aperto, è ricchissima d'arte che tutta Europa invidia e di cui il governo italiano non si rende  conto.
Konstantina invece veniva da Cipro e sospirava incredula a vedersi passeggiare sotto gli archi della città, ne era affascinata e diceva che le sembrava di vivere in un film per la bellezza che l'Italia mostrava ai suoi occhi. Una sera vide le statue della grande piazza avvolte nella nebbia che vedeva per la prima volta e disse concitata dall'emozione: "si muovono, sembrano vere!".

Era molto bello vedere questi giovani europei emozionarsi per l'arte del mio paese. Un tesoro  gestito purtroppo da un governo cieco e mortifero.

Pochi giornio fa ho letto questo articolo.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07/23/addio-alle-armi-la-sgridata-di-de-paola/302232/
"Scriveva alcuni giorni fa il New York Times: “Ogni mille metri di spazio, in Italia, costituisce un museo all’ aperto più importante o altrettanto importante di ogni altro museo del mondo”. Vuol dire che l’Italia è uno smisurato giacimento di ricchezza."

Forse è tempo di maturare e cominciare a non permettere più a chissà chi di maltrattare l'Italia, , meglio che ci pensiamo bene.

Taranto ad esempio ci sta pensando...

Coraggio Taranto non mollare! Sei tutti noi!





----Messaggio originale----
Da: tussi.laura at tiscali.it
Data: 14-ago-2012 14.30
A: <pace at peacelink.it>
Ogg: [pace] [SPF:fail] DON ANDREA GALLO: Lavorare per vivere e non per morire

Don Andrea Gallo sostiene i Tarantini nella giusta causa per la vita e la salute, contro l’inquinamento industriale dell’Ilva. Don Gallo dice che occorre iniziare subito con le bonifiche e la riqualificazione e riconversione ambientale, guardando ai modelli dell’ecosostenibilità, per creare nuova occupazione: LAVORARE PER VIVERE E NON PER MORIRE. Don Andrea Gallo sarà ospite il 29 Settembre 2012 a Senago (Milano) con il Progetto “PER NON DIMENTICARE” a sostegno di tutti i famigliari delle vittime dell’Eureco di Paderno Dugnano (Milano) e di tutti i morti sul lavoro: LAVORARE PER VIVERE E NON PER MORIRE.

Laura Tussi