R: Re: [pace] pace e Siria



Concordo con l'interpretazione di crimine di genocidio riportata da Mary Rizzo e aggiungo che lo statuto della Corte penale internazionale comprende come capi di imputazione anche i crimini di guerra e i crimini contro l'umanita'. Tra i primi ad esempio l'uso di armi al fosforo bianco (in Iraq avevo preparato su questa accusa il mio appello alla corte per l'incriminazione dell'Italia, non degli Usa in quanto non aderenti allo statuto della corte, come ricordava infine anche Marescotti), mine antipersona, bombe a grappolo. Quali crimini contro l'umanita', pratiche come lo stupro e la costrizione a tenere il bimbo frutto della violenza, come successe in Bosnia Herzegovina.

Ma l'intervento sovranazionale deve essere sotto comando Onu e non di uno o gruppi di stati ed inoltre non deve configurarsi come guerra (cioe' uso della forza limitatissimo).

Annalisa r

----Messaggio originale----
Da: humdrum2 at libero.it
Data: 11/06/2012 16.42
A: <pace at peacelink.it>
Ogg: Re: [pace] pace e Siria

Sono disponibile a considerare anche un intervento armato fatto da un organismo sovranazionale come l’ONU nel caso di un genocidio, ma che sia genocidio, ossia sterminio in atto di un intero popolo, non stragi di qualche migliaia di morti.
 
No Lorenzo, Secondo legge, non è affatto come Lei dice. Vedi il procedimento cui facevo parte in 2008 per il Tribunale Internazionale di Coscienza per la guerra contro il Libano. Attenzione a Cap 2, lettera c).
http://vho.org/aaargh/fran/livres8/TRIBUNALIBANO.pdf
 
 
1) la codificazione di tale reato nello Statuto della Corte Penale Internazionale, direttamente mutuata dalla Convenzione di Ginevra e dunque dal Tribunale di Norimberga, finisce per permetterne l’attribuzione a molti se non tutti i conflitti della nostra epoca, caratterizzati da un altissimo livello di tecnologizzazione degli armamenti bellici, tale da coinvolgere giocoforza ormai più le popolazioni civili che le forze armate: infatti, l’art. 6 del citato Statuto recita che una serie di atti tipici dell’attività bellica, quali “uccidere membri del gruppo” o “cagionare gravi lesioni all’integrità fisica o psichica di persone appartenenti al gruppo”, diventano crimini di genocidio, se compiuti “nell’intento di distruggere in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”: definizione quest’ultima, nella quale l’ “intento” diventa comunque facilmente sempre dimostrabile nel caso di distruzione di una “parte” del gruppo nazionale etc. (e non di tutto, come richiederebbe il termine assolutizzante utilizzato: genocidio, i.e, sterminio di un popolo fino alla sua scomparsa).
 
Sent: Monday, June 11, 2012 3:55 PM
Subject: R: [pace] pace e Siria
 

La mia opinione è che un nonviolento non condanna chi reagisce alla dittatura o all’invasione nel suo paese con le armi.

Non mi pare che Gandhi abbia mai condannato chi proponeva una lotta violenta contro le ingiustizie e contro l’impero inglese.

Ha condannato il mezzo usato, ha proposto la nonviolenza, ma ha sempre espresso rispetto e di solito anche ammirazione per i rivoluzionari che hanno usato anche la violenza, a partire da Mazzini, che considerava un suo maestro, e Garibaldi. Non mi pare che Capitini abbia mai condannato i partigiani. E la Costituzione italiana che tutti lodiamo è opera soprattutto dei partigiani, di persone che hanno usato la violenza.

 

La condanna dei nonviolenti, da Gandhi, a Capitini a ML King è sempre stata verso i vili, verso coloro che NON reagivano in alcun modo alle ingiustizie. Non verso coloro i quali reagivano con la violenza in contingenze storiche dove la possibilità della nonviolenza non era contemplata, era estranea alla cultura del momento o era in ogni caso concretamente non fattibile a livello di massa. Qualcuno di voi si sente di biasimare Bonhoeffer per aver partecipato alla congiura contro Hitler? Io lo stimo, per questo. E stimo i missionari dell’America Latina che erano e sono pronti a usare le armi se nel loro paese non c’è un movimento nonviolento visibile e in grado di arrivare a dei risultati. Non do alcun giudizio negativo verso la loro persona. Posso prodigarmi nel mio piccolo per favorire una risposta nonviolenta nei paesi in cui vivono, forse lo stanno facendo anche loro, ma se la contingenza del momento non permette una risposta nonviolenta di massa se non in tempi lunghissimi e imprevedibili, così come non lo permetteva l’Italia del 1943-45, capisco benissimo la loro scelta di abbracciare la rivolta violenta se questa è rivolta a regimi dittatoriali o invasori, e se avviene portando avanti istanze democratiche e non identitarie. In questo caso, da nonviolento, il mio è un silenzio-assenso.

 

Sono d’accordo con Cacopardo sul proibire la guerra nella storia come guerra tra stati e quindi nel ripudiarla in modo assoluto come stato, pur considerandola legittima quando di difesa dei confini – come nella nostra Costituzione. Sono favorevole allo smantellamento della Nato e di ogni alleanza militare a una completa riforma dell’ONU, comprendente la possibilità di un esercito sovranazionale e di un corpo di pace nonviolento. Posizione cioè simile a quella di Alex Langer. Non mi sento di poter dire di proibire ogni intervento di uno stato su un altro e contemporaneamente di proibire una rivolta popolare armata in uno stato sotto regime dittatoriale. Sono disponibile a considerare anche un intervento armato fatto da un organismo sovranazionale come l’ONU nel caso di un genocidio, ma che sia genocidio, ossia sterminio in atto di un intero popolo, non stragi di qualche migliaia di morti.

 

Nel caso della Siria, la rivolta nonviolenta è stata ed è presente. A causa della repressione sanguinaria del regime molti cittadini che hanno manifestato in modo nonviolento molti comitati locali hanno chiesto l’aiuto dell’Onu, e occorre comprenderli e non condannarli. Il sostegno, per quel che mi riguarda, lo do a quelli che resistono nel tenere ferma la richiesta di non ingerenza esterna, e che intanto condannano oltre al regime (che è, lo ricordo di nuovo, la causa principale dell’innescarsi di una rivolta armata) i rivoltosi violenti che uccidono civili, ossia quelli del Coordinamento per il Cambiamento democratico.

Lorenzo Galbiati

 


Da: pace-request at peacelink.it [mailto:pace-request at peacelink.it] Per conto di Paolo Bertagnolli
Inviato: lunedì 11 giugno 2012 15.18
A: pace peacelink
Oggetto: RE: [pace] pace e Siria

 

Caro Alberto,
condivido quanto scrivi, infatti interrogai quel  prete su questo tema; anch'io ho sentito troppo spesso usare questa risposta per giustificare i propri interventi armati. Volevo semplicemente riportare quanto una persona coinvolta e, ti assicuro, onesta, ha sentito in una determinata situazione, situazione che io, e forse anche tu, fortunatamente non abbiamo vissuto ed allora, di fronte a certe esperienze, mi sento in dovere di "fare silenzio".
Paolo


Date: Mon, 11 Jun 2012 15:07:28 +0200
From: alberto.cacopardo at alice.it
To: pace at peacelink.it
Subject: Re: [pace] pace e Siria

Caro Paolo,
il discorso di quel sacerdote l'ho sentito ripetere non so quante volte.
Sarebbe ora che che ci decidessimo a riconoscere che chiunque prende le armi (parlo di uomini, non di governi) crede sempre di avere ragione, crede sempre che non ci sia scelta, crede sempre di servire la giustizia più alta e più nobile, crede sempre che la causa per cui combatte sia più grande della vita e della morte.
Per questo ci sono guerre da migliaia di anni, per questo si sono fatti ecatombi e massacri e per questo sarebbe ora di vedere la guerra scomparire per sempre dalla storia.
Alberto Cacopardo


Il 09/06/2012 8.15, Paolo Bertagnolli ha scritto:

Mi trovo particolarmente a disagio quando sento e vedo come si sta svolgendo il "dibattito" sulla Siria: le posizioni, mi sembra, si fanno sempre più rigide ed aggressive.
Mi piace ricordare quanto affermava Ryszard Kapuschicki parlando, appunto, degli inviati di guerra e dei reportage che vengono scritti: " L'autore è sempre fortemente coinvolto, si trova, quindi, nella posizione non dell'osservatore a distanza, ma di vittima del conflitto. L'obiettività assoluta è esclusa. Un giornalista rientra non solo con un tacuino fitto di informazioni, ma anche in uno stato di prostrazione fisica e morale"  e continua: Capitano situazioni molto drammatiche ed è veramente difficile stabilire delle teorie in questo campo. Partecipando ad una guerra, abbiamo a che fare con una infinità di problemi da affrontare e risolvere in pochi minuti. Secondo la nostra coscienza, la nostra resistenza psichica alla paura, il nostro senso della cultura, del buongusto, ecc." e termina: " L'importante è di evitare l'accecamento ed il fanatismo".
Mi pare che sarebbe il caso che le varie parti, che credo in buona fede, cerchino di agire, appunto, senza pregiudizi, per quanto possibile e senza fanatismi.
Se posso ancora aggiungere qualche cosa: anni fa andai in El Salvador e incontrai un sacerdote che, durante il periodo della dittatura, divenne guerrigliero, gli chiesi come concigliava questa scelta con il suo sacerdozio e la sua attuale posizione contraria alla violenza. Mi rispose: " Se tu vedessi i tuoi amici, i tuoi parenti, uccisi, assassinati da uomini che sono protetti da una giunta militare che uccide solo perché uno la pensa in modo diverso, entreresti anche tu nella guerriglia". Ricordo che tacqui e pensai che non ero in grado di esprimere un giudizio che sarebbe stato solo teorico.
Paolo Bertagnolli

> From: xenos at iii.it
> To: pace at peacelink.it
> Subject: Re: [pace] pace e Siria
> Date: Sat, 9 Jun 2012 06:37:55 +0200
>
>
> condivido pienamente quanto scrive Dante qui sotto. C' è una caduta di
> stile in certi interventi che che non hanno nulla a che fare con lo spirito
> pacifista e nonviolento.
> Franco
> -----------------------------------------------------
> BORGHI Franco
> Via Frescobaldi 13 - 44042 CENTO (FE)
> Tel. 051.6836715
> Cell. no 348.3802633
> Skype address: fbfarabir
> Reply to: xenos at iii.it
>
> ----- Original Message -----
> From: "Dante Bedini" mailto:bdndante at gmail.com
> To: "pace" mailto:pace at peacelink.it
> Sent: Friday, June 08, 2012 10:57 PM
> Subject: [pace] pace e Siria
>
>
> > sono completamente esterefatto dal tono che sta prendendo il
> > "dibattito" sulla questione siriana, ritrovo in certe affermazioni
> > ("un personaggio come Marinella Correggia" ecc.) o in insinuazioni
> > diffamanti (del tipo "chi vi paga", per il solo fatto di praticare
> > l'esercizio del dubbio: come dire "Noam Chomsky e le sue dieci regole
> > sui mass media... chi lo paga?), ritrovo in tutto questo il contrario
> > di un giusto atteggiamento pacifista e nonviolento, anzi, come diceva
> > ben più modestamente il maestro Aldo Capitini, da "amici della
> > nonviolenza".
> > Sono iscritto a questa lista perchè si occupa di pace, non di
> > propaganda più o meno subdola a favore di interventi militari e
> > "missioni umanitarie". Non basta vedere cos'è successo in questi
> > decenni? La Libia è solo l'ultimo esempio, e anche sugli esiti della
> > primavera araba ci sarebbe molto da dire (non parlo delle speranza e
> > delle lotte dei popoli, parlo dei nuovi regimi militari in Egitto e
> > altrove, per non dire del forte sostegno che viene da Al Qaeda e altri
> > gruppi. Per motivi anagrafici, ricordo l'appoggio degli Usa e complici
> > ai talebani in guerra contro il governo afghano).
> > Continuo a leggere interventi pieni di affermazioni perentorie,
> > diffamazioni e roba al limite del turpiloquio. Ebbene, non è questo il
> > mio stile.
> > Già altre persone prima di me hanno ricordato che questo è un sito che
> > si occupa di pace, chi ha voglia di mettersi l'elmetto e di fare
> > esercitazioni di "guerra psicologica" vada a scrivere altrove (spazi
> > ne troverà di sicuro, viviamo in un paese che non ricorda neppure
> > l'articolo 11 della costituzione "l'Italia ripudia la guerra").
> > Un'ultima considerazione: cos'è diventato questo paese, se tutto viene
> > urlato, senza rispetto e con attacchi personali? Evidentemente,il
> > modello televisivo berluskoniano ha fatto scuola, ottimo lavaggio dei
> > nostri cervelli
> > Dante Bedini
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