Moni Ovadia e il 2 giugno



   Il 2 giugno che vorrei: la sfilata dell'Italia del lavoro

di Moni Ovadia

in “l'Unità” del 2 giugno 2012

Oggi 2 giugno è la festa della Repubblica. Io, come moltissimi altri italiani sono contrario alla

parata. Non solo a causa del terribile terremoto che ha colpito alcuni territori dell’Emilia Romagna,

ma sono in generale contrario a parate militari in occasione di ricorrenze fondatrici della nostra

democrazia. Non sono tuttavia contrario ad una parata che esprima il senso di ciò che abbiamo

scelto con il referendum che ha deciso la forma dello Stato italiano. Quel voto fu la premessa per la

promulgazione della nostra Carta costituzionale. Cosa afferma solennemente il primo articolo della

Costituzione?: «L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro...».

Io vorrei la sfilata per la ricorrenza del 2 giugno composta da tutte le forze del lavoro che hanno

edificato questa nazione con la loro fatica, con le loro tasse, con i loro sacrifici, con le loro

sofferenze. Vorrei vedere sfilare con le loro insegne e i loro sindacati gli operai e gli impiegati di

ogni settore: metalmeccanici, chimici, tessili, elettrici edili, alimentaristi, poligrafici, cartai, vorrei

vedere: contadini, agricoltori, braccianti regolari e clandestini, italiani e non ancora italiani, vorrei

vedere artigiani, piccoli e medi imprenditori, vorrei vedere i lavoratori della scuola, custodi del

nostro futuro, vorrei vedere i precari, i disoccupati, i cassintegrati, i terremotati.

Vorrei vedere sfilare i lavoratori del commercio, dei trasporti, gli sfruttati dei call center, vorrei

vedere con loro le vittime degli incidenti sul lavoro, le vedove e i figli dei caduti sul lavoro, gli

intossicati dall’amianto, dalla diossina. Con loro dovrebbero sfilare i nostri pompieri, i volontari

della protezione civile, i magistrati che difendono la legalità, le forze dell’ordine che rischiano

quotidianamente le loro vite nella lotta alle mafie.

Questa sfilata rappresenterebbe un’idea di patria condivisibile, la patria come la pensava Giuseppe

Mazzini: «La patria è una comunione di liberi e d’uguali affratellati in concordia di lavori verso un

unico fine... Non v’è patria dove l’uniformità del diritto è violata dall’esistenza di caste, di privilegi,

d’ineguaglianze. In nome del vostro amore alla Patria, voi combatterete senza tregua l’esistenza di

ogni privilegio, d’ogni ineguaglianza sul suolo che v’ha dato vita... Finché uno solo vegeta

ineducato fra gli educati - finché uno solo, capace e voglioso di lavoro langue, per mancanza di

lavoro, nella miseria - voi non avrete la Patria di tutti la Patria per tutti».

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- Enrico Peyretti ------------------------ --------------- http://www.peacelink.it/tools/author.php?=63 ----------- www.ilfoglio.info ---- www.serenoregis.org - http://cisp.unipmn.it --------------------------------- ------ Segnalo rass.stampa: www.finesettimana.org