Scoperto in Medio Oriente super-virus informatico che ruba segreti di stato - Corriere.it



alla fine degli anni '90 gli autori di "guerra senza limiti" parlavano di conflitti combattuti anche con mezzi informatici

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Scoperto in Medio Oriente super-virus informatico che ruba segreti di stato

«Flame» ha colpito i network di Iran, Arabia Saudita, Siria, Libano, Sudan, Egitto: è in azione da 5 anni

(Ansa)
WASHINGTON (USA) - Si chiama «Flame», fiamma, ed è un super-virus informatico che ha colpito i network in diversi Paesi mediorientali. Tra questi l’Iran, l’Arabia Saudita, la Siria, il Libano, il Sudan, l’Egitto e i territori palestinesi. Un «baco» che ruba qualsiasi tipo di informazione, registra comunicazioni e dialoghi, intercetta Skype. Qualcosa - affermano gli esperti - che deve essere stato messo a punto da un apparato statale. Ossia da un servizio segreto o da una struttura militare di alto livello.

ALLARME - L’allarme è scattato dopo una segnalazione arrivata dall’Iran. La compagnia petrolifera nazionale ha denunciato problemi alla rete Internet e ai computer. Il virus - hanno specificato da Teheran - si sta impadronendo dei nostri dati. Un laboratorio russo è allora intervenuto per esaminare il caso. La risposta è stata chiara: l’attacco rappresenta una nuova fase ed è molto insidioso. «Flame» è qualcosa di più «letale» dei due virus, «Stuxnet» e «Duqu», che sono stati usati per colpire in è passato diversi impianti strategici in Iran. Per gli esperti si tratta di un «baco» tecnologicamente avanzato, difficile da scoprire. Uno strumento di sabotaggio e spionaggio. Qualcuno lo ha introdotto nel sistema informatico iraniano nel 2010 ma è stato individuato solo di recente. In realtà le prime tracce risalirebbero al 2007 (in Europa) e all’anno seguente a Dubai. Una prova evidente della sua efficacia. E’ opinione comune che «Stuxnet» e «Flame» siano stati realizzati per condurre la guerra segreta contro l’Iran. Un piano per creare problemi alla ricerca nucleare condotta da Teheran. Infatti sembra che alcuni snodi di ricerca abbiano subito danni importanti, con un conseguente ritardo nel programma atomico. Gli iraniani, dopo aver denunciato le incursioni, hanno sostenuto di essere riusciti a parare il colpo. Ma la comparsa di «Flame» segnala che l’emergenza non è finita anche se Teheran ha annunciato di aver trovato la risposta. Chi c’è dietro il caso di cyberwar? I sospetti, in questi mesi, si sono concentrati su Israele, anche se poi la lista si è allargata ad altri Paesi (dagli Usa alla Germania) decisi a ostacolare i piani dell’Iran. E poi, visto il successo, i «bachi» si sono propagati ad altre aree come dimostra la diffusione di «Flame».

Guido Olimpio28 maggio 2012
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