Un anno dopo - Il teatro come ipotesi di trasformazione
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- Date: Sat, 14 Apr 2012 09:42:39 +0200
Durante la seconda guerra mondiale a Cracovia, Tadeusz Kantor formò una compagnia, il Teatro Indipendente. Le prove si svolgevano in uno scantinato che prendeva aria e luce da alcune bocche di lupo che davano su un marciapiede. Un attore, vestito da prete, passeggiava all'esterno, leggendo un breviario. All'avvicinarsi di una ronda nazista dava l'allarme. Le luci venivano spente, lo scantinato si immergeva nel silenzio.
Quell'attore, vestito da prete con in mano un breviario, è il simbolo del teatro, del teatro come ipotesi di trasformazione, del teatro contro, contro il potere, contro le barbarie, contro la disumanizzazione, del teatro che urla l'indignazione, le complicità, il cinismo, l'ipocrisia e la menzogna.
Mossi dalla convinzione della necessità del teatro per ricostruire una democrazia, al termine della seconda guerra mondiale, Paolo Grassi e Giorgio Strehler, fondarono, insieme a Mario Apollonio, Virgilio Tosi e Nina Vinchi, in via Rovello, nell'ex cinema Broletto, il Piccolo Teatro di Milano. Il cinema Broletto era stato utilizzato dai repubblichini di Salò come luogo di tortura.
Nel consiglio comunale di Ivrea c'era un assessore ombra alla cultura. Era il 1977. L'assessore alla cultura in carica aveva un debole per le Q, scriveva, ad esempio, sQuola. Un collaboratore del Cabaret Voltaire di Torino, diretto da Edoardo Fadini, noto per non pagare o per pagare i cachet alle compagnie quando i babbi erano defunti, arrivò a Ivrea proponendo Sette meditazioni sul sadomasochismo politico del Living Theater. L'assessore ombra non ne sapeva molto, ma disse di sì. Scoprì, per dirla con Peter Brook, che, oltre al teatro mortale, esiste anche “il teatro vivo, il teatro immediato, il teatro rozzo”.
Al teatro Al-Kasaba di Ramallah, nel gennaio del 2003, la compagnia di Pippo Delbono presenta lo spettacolo Guerra. Akram Telawe, un attore palestinese, recita in consecutiva. Ma non è una semplice traduzione. Pippo ricorda di aver trovato a Cuba nella casa del Che un suo appunto: Ogni grande rivoluzione richiede un grande atto di amore. Il teatro gremito si alza in piedi per dieci minuti di commozione e di applausi.
Nell'ottobre del 2003 è il Coro Bajolese ad arrivare alla Muqata, il quartiere generale di Arafat, semidistrutto nell'operazione Scudo Difensivo. Entra nel compound cantando Fischia il vento. Poi l'invito in una grande sala, tutti intorno a un lungo tavolo. Arriva Yasser Arafat. Il Coro lo saluta con Bella Ciao. Erano previsti due concerti nella Striscia di Gaza. Al valico di Eretz, dopo tre ore di attesa, viene impedito l'ingresso nella Striscia. Il Coro si allontana dall'ufficio di frontiera cantando Briganti neri.
Poi in Palestina arriva anche Pulcinella, al secolo Brunello Leone. Da questa esperienza ne trae uno spettacolo, Pulcinella e la questione palestinese. Anche Pulcinella sostiene la soluzione di uno stato unico, laico e democratico, nella Palestina storica.
Quando abbiamo ricordato, o quando ci è stato chiesto di ricordare, Vittorio Arrigoni, abbiamo detto tra l'altro:" Abbiamo bisogno di un momento di raccoglimento e di riflessione, di un lungo, interminabile minuto di silenzio, rotto, o interrotto, da parole di verità, di condivisione e di commozione.
Ibrahim Nasrallah è uno dei primi ad aver sentito questa esigenza. Ha scritto per Vittorio, Hanno ucciso tutti, una poesia scandita tre volte dalle parole Per te sia buono il mattino."
Lo spettacolo GAZA è costituito da parole di verità, di condivisione e di commozione, è un momento di raccoglimento e di riflessione, una interruzione di quel lungo e interminabile minuto di silenzio del quale abbiamo ancora bisogno, un anno dopo.
Un esempio di teatro vivo,
di teatro povero, di teatro civile, di teatro necessario.
Alfredo Tradardi, ISM-Italia, Torino, 12 aprile 2012
“GAZA” ALLA CASA DELLE CULTURE DI ROMA
La compagnia “deposito dei segni” in collaborazione con Ism –Italia portano in scena l’assedio alla popolazione palestinese
Liberamente tratto da Restiamo Umani di Vittorio Arrigoni, da Versi di Ibrahim Nasrallah e dalla poesia Gaza di Sami Al Qasim, di e con Cam Lecce e Jörg Grünert, musiche originali composte ed eseguite da Luigi Morleo e Michelangelo del Conte. Produzione Deposito dei Segni in collaborazione con ISM-Italia. Traduzione italiana delle liriche a cura di Wasim Dahmash. GAZA si riferisce all’assedio della popolazione palestinese, tra il 27 dicembre 2008 e il 18 gennaio 2009, alle terribili giornate di morte e distruzione subite dai gazawi a opera delle forze militari, aeree e di terra, israeliane, con l’operazione Piombo Fuso.
Nella scrittura drammaturgica la cronaca dei fatti - descritta nel libro Restiamo Umani, di Vittorio Arrigoni, che con pochi attivisti internazionali dell’ISM è stato testimone dei bombardamenti e del massacro di civili - prende corpo restituendoci dettagli e particolari degli accadimenti attraverso emozioni e intimità di sentimenti descritti con straordinaria sensibilità nelle poesie di Ibrahim Nasrallah, che in Versi dipinge i paesaggi interiori dai quali traspaiono, tempestose e crudeli, le offese subite dai palestinesi sotto assedio e occupazione. La temperie emotiva della narrazione è annunciata dalla evocazione poetica di Sami Al Qasim che epicamente richiama la città di Gaza.
sabato 14 aprile alle ore 21.30 e domenica 15 aprile 2012 alle ore 18.00 alla casa delle culture di Roma in via San Crisogono 45.www.ism-italia.org/2012/04/roma-casa-delle-culture-14-aprile-ore-21-30-15-aprile-ore-18-00-gaza-spettacolo-di-deposito-dei-segni/
-- Alfredo Tradardi Coordinatore ISM-Italia www.ism-italia.org info at ism-italia.org
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