Un anno dopo
- Subject: Un anno dopo
- From: PAL NEWS <palestinanews at gmail.com>
- Date: Thu, 12 Apr 2012 12:10:15 +0200
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Un anno dopo la morte di Vittorio Arrigoni è doveroso porsi la domanda se siamo stati capaci di raccoglierne l'eredità morale e politica, come movimenti di solidarietà con la resistenza palestinese in generale e come ISM-Italia in particolare. Una risposta adeguata non è facile, forse impossibile. Mancano gli strumenti per avere un quadro di quello che si è mosso nella coscienza collettiva. Mancano informazioni di sintesi sulle numerose iniziative prese, in ogni parte del paese, da un anno a questa parte. Mancano informazioni sul carattere che assumeranno quelle previste la prossima settimana un anno dopo. Sufficientemente chiaro è invece lo status dei movimenti, la loro frammentazione politica e organizzativa, la carenza ad ogni livello di spazi di confronto e di approfondimento. La scarsa propensione alla formazione e allo studio. La banalizzazione dei problemi che traspare nei social network, nei quali prevale una ossessiva ripetitività di notizie quotidiane, in assenza di analisi dei molti contesti mutanti. Lo scadere nell'umanitario di fronte alla crisi della dimensione politica. I risultati fallimentari di molte iniziative dove le tattiche hanno prevalso sulla definizione delle strategie. L'introiezione pericolosa di una dimensione islamofobica.
A monte è utile, anzi necessario, ricordare che la galassia dei movimenti italiani e internazionali è divisa in due parti.
La prima, in estrema sintesi e approssimazione, (persone, associazioni/organizzazioni, partiti, sindacati, etc) ritiene che il problema palestinese inizi nel 1967 (Stop Occupation, “accordi” di Oslo e di conseguenza “due stati per due popoli”, diritto di esistenza dello Stato di Israele e di conseguenza, lo si voglia o no, stato ebraico esclusivo, opportunità/necessità del dialogo – dal basso naturalmente che in alto ci pensano a dialogare da decenni i soliti noti - tra oppressori e oppressi, cioè della normalizzazione dell'anormale, sì al BDS – dopo anni di sabotaggio - ma solo dei prodotti degli insediamenti nei TPO, oppure seguendo contesti e sensibilità, etc).
Una posizione di immobilità che non tiene conto o non ha il coraggio/possibilità di affrontare i nodi cruciali della questione:
1) le profonde e irreversibili trasformazioni intervenute, e in atto, nella Palestina occupata (territoriali, economiche, politiche e sociali)
2) le complicità,a livello internazionale, dei governi europei, degli intellettuali, dei politici e dei media con le politiche dei governi di Israele e Stati Uniti
3) la natura stessa dello Stato di Israele dalla sua costituzione, come Stato ebraico, di oppressione e di esclusione dell’altro (v. fra i documenti più importanti quello di Ilan Pappe, “Non c’è un movimento per la pace in Israele”, Conferenza di Friburgo, 4.6.2005)
Questa “cecità” è comprensibile solo per i legami dei vertici di molte delle organizzazioni che sostengono queste tesi con il “partito” ipersionista dei Napolitano-Veltroni-Fassino-Vendola, e per la confusione/ambiguità presente nella maggioranza dei gruppi o partiti della cosiddetta “sinistra radicale o alternativa”.
La seconda, sempre in estrema sintesi e approssimazione, (persone, associazioni/organizzazioni, e su questo versante scompaiono quasi completamente partiti e sindacati, etc) ritiene che il problema palestinese risalga almeno a un congresso tenuto a Basilea nel 1897 e abbia come elemento discriminante il progetto di pulizia etnica della Palestina, attuato poi a partire dalla risoluzione 181 del 29 novembre 1947 (il sionismo è un movimento coloniale di insediamento, Israele è uno stato coloniale, razzista, fascista e totalitario, fallimento degli accordi di Oslo, non ci sarà uno stato palestinese, diritto al ritorno dei profughi, uno stato unico, laico e democratico nella Palestina storica, decolonizzazione etica, assoluta inutilità, o meglio dannosa velleità - del dialogo tra oppressori e oppressi, co-resistenza e non co-esistenza, necessità del boicottaggio dello Stato di Israele nella sua interezza, boicottaggio/contestazione dei complici italiani ed europei a livello politico, accademico e culturale, etc).
Vedi più compiutamente Boicottare Israele: una pratica non-violenta di Diana Carminati e Alfredo Tradardi, DeriveApprodi 2009 e su un piano più generale Il nuovo filosemitismo europeo e il “campo della pace” in Israele di Yitzhak Laor, Le Nuove Muse 2008.
Le due posizioni possono essere tra loro conciliabili moralmente e politicamente?
Si può essere, allo stesso tempo, radicali e unitari (o ecumenici)?
La nostra convinzione è che non si può essere allo stesso tempo radicali e unitari.
Convinzione che ci impedisce di collaborare o di sostenere iniziative nelle quali la discriminante prima indicata viene a mancare.
La posizione di ISM-Italia, costruita in anni di lavoro culturale e politico, è nota. Le iniziative prese dal 2006, anno della sua costituzione, come, ad esempio, la pubblicazione di alcuni saggi che hanno introdotto nel discorso pubblico italiano i temi della pulizia etnica della Palestina (Ilan Pappe), dello stato unico (Ghada Karmi) e del boicottaggio (Omar Barghouti), sono una prova della nostra radicalità, che ci è valsa l'apprezzamento di molti/e anche a livello internazionale. Siamo stati anche oggetto di attacchi diffamatori, privi di una qualsiasi dimensione politica e che spesso hanno superato ogni limite di volgarità.
Questa linea ha informato anche le iniziative che abbiamo preso dopo la morte di Vittorio, che a tutti aveva dato una chiara lezione di radicalità.
Ricordiamo i seminari organizzati a Milano e a Roma nel maggio dello scorso anno (in quello di Roma abbiamo invitato Ibrahim Nasrallah, autore della poesia Hanno ucciso tutti, dedicata a Vik), la traduzione e le numerose presentazioni del libro di Ziyad Clot, Non ci sarà uno Stato palestinese, i corsi di formazione per attivisti iniziati nel marzo scorso, la prossima pubblicazione di un altro saggio di Ilan Pappe, per citarne solo alcune.
Ricordiamo la introduzione, una stimolante intuizione, del tema della Palestina come bene comune.
Più recentemente abbiamo co-prodotto, con Deposito dei Segni, lo spettacolo teatrale GAZA, liberamente tratto da Restiamo Umani di Vittorio Arrigoni, da Versi di Ibrahim Nasrallah, e dalla poesia Gaza di Sami Al Qasim, di e con Cam Lecce e Jörg Grünert, musiche originali composte ed eseguite da Luigi Morleo e Michelangelo del Conte.
La straordinaria scenografia è di Jörg Grünert.
Lo spettacolo è stato presentato a Torino il 22 marzo e a Ivrea il 24 marzo. Non è stato possibile presentarlo a Milano perché non abbiamo trovato un teatro disponibile, cosa sempre difficile quando è in corso la stagione annuale.
Sarà presentato a Roma il 14 alle ore 21.30 e il 15 aprile alle ore 18.00 alla Casa delle Culture in via San Crisogono 45, un teatro miracolosamente disponibile.
Come ISM-Italia prenderemo o parteciperemo, il 14 e il 15 aprile, a iniziative anche in altre città.
Quando abbiamo ricordato, o quando ci è stato chiesto di ricordare, Vittorio Arrigoni, abbiamo detto tra l'altro: “Abbiamo bisogno di un momento di raccoglimento e di riflessione, di un lungo, interminabile minuto di silenzio, rotto, o interrotto, da parole di verità, di condivisione e di commozione.
Ibrahim Nasrallah è uno dei primi ad aver sentito questa esigenza. Ha scritto per Vittorio, Hanno ucciso tutti, una poesia scandita tre volte dalle parole Per te sia buono il mattino. .
Un atto di “eresia” che conteneva in sé, per la sua radicalità, anche questo esito tragico.”
Lo spettacolo che presenteremo a Roma, costituito da parole di verità, di condivisione e di commozione, sarà un momento di raccoglimento e di riflessione, una interruzione di quel lungo e interminabile minuto di silenzio del quale abbiamo ancora bisogno un anno dopo.
Diana Carminati e Alfredo Tradardi
ISM-Italia
Torino, 8 aprile 2012
p.s.: ci sono giunte lamentazioni, in forme poco coerenti con le circostanze, su presunte sovrapposizioni dello spettacolo GAZA con altre iniziative organizzate a Roma. Ci è difficile comprenderne la ratio, perché la memoria di Vittorio è un patrimonio comune che supera ogni dimensione di territorialità e di esclusività. Auspichiamo 10, 100, 1.000 sovrapposizioni.
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