Moni Ovadia per la Pace: il Dovere di Ricordare. Riflessioni sulla Shoah



Moni Ovadia per la Pace e la Memoria con le scuole di Paderno Dugnano 
(Milano)

Il Dovere di Ricordare. Riflessioni sulla Shoah: Moni Ovadia per la 
Pace

Moni Ovadia narra agli studenti delle scuole di Paderno Dugnano le 
innumerevoli pulizie etniche, i genocidi passati e presenti, dal Rwanda 
alla Cambogia, dall'Argentina al Vietnam, che dobbiamo sempre 
commemorare al fine di evitarne la ripetizione nell'attualità del 
nostro presente, con il Dovere di Ricordare, di fronte alla Storia, di 
generazione in generazione... Per Non Dimenticare

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Nella foto: Moni Ovadia, Laura Tussi, Fabrizio Cracolici, Mario 
Petazzini con l'A.N.P.I. di Paderno Dugnano (Milano)

 IL DOVERE DI RICORDARE

La Didattica dell’Olocausto

 “Il dovere di ricordare. Riflessioni sulla Shoah” è il DVD ideato e 
narrato da Moni Ovadia e curato da Elisa Savi, con la partecipazione di 
numerose personalità del mondo della cultura e dello spettacolo, tra 
cui Antonio Albanese, Nicoletta Braschi, Lorenzo Cherubini, Luciano 
Ligabue, Luciana Littizzetto, Shel Shapiro, per affrontare il tema 
della Shoah, ricostruendo, in chiave narrativa e documentaristica, il 
clima culturale e sociale da cui si è sviluppato lo sterminio, 
alimentato da atteggiamenti collettivi, come il razzismo e le 
discriminazioni che esistono e si rafforzano ancora nelle società 
attuali.

“Il dovere di ricordare. Riflessioni sulla Shoah”, prodotto da G. B. 
Palumbo editore, è allegato all'opera “Di fronte alla storia”, manuale 
di storia per la scuola secondaria di secondo grado, perché la giornata 
della memoria, dedicata alla rievocazione critica dell'Olocausto, non 
si riduca ad un rituale celebrativo e vacuo, ma riesca a reagire a 
tutte le forme di revisionismo e negazionismo, in quanto oltre ad 
essere un dovere verso il passato, la memoria della Shoah deve 
sorvegliare i rischi presenti nelle nostre società.

Il totalitarismo nazifascista ha imposto la volontà di annientamento 
degli oppositori politici, dei comunisti, degli zingari, degli 
asociali, degli omosessuali, dei malati di mente, degli ebrei, 
colpevoli solo di esistere in quanto tali, perché portatori di una 
diversità, rispetto ai diabolici schemi omologanti, di annientamento 
delle differenze, imposti dal sistema nazifascista.

Insegnare Auschwitz, significa trasmettere consapevolezza alle 
giovani generazioni di quelle mostruosità che l'homo faber ha 
perpetrato, guidato da un potere diabolico, perché sappiamo che 
determinate situazioni possono ripetersi, forse non identiche, ma con 
esiti altrettanto devastanti, e per questo il sistema formativo, le 
comunità educanti, devono indurre i giovani a riflettere sul tema delle 
minoranze, sulla pericolosità delle estremizzazioni, mettendo a 
contatto tutte le generazioni con i testimoni e avviando un processo di 
trasmissione della memoria storica che abbia come base un insegnamento 
etico e civile e responsabile.

La scuola italiana si basa su un impianto organizzativo e didattico 
che risale ancora alla riforma Gentile.

Alcune innovazioni cominciarono a profilarsi dagli anni ‘60 con 
l'emanazione di nuovi programmi scolastici, ma la situazione non è 
mutata sostanzialmente, neppure dopo la transizione verso la democrazia 
e le lotte di rivendicazione studentesche per una scuola diversa, che 
scoppiarono in Italia e in tutto il mondo.

La didattica della storia, al contrario di altre discipline, non ha 
goduto dell'attenzione e del favore del ministero della pubblica 
istruzione nel corso del tempo: le tematiche dell'antifascismo, della 
resistenza e della costituzione sono rimaste ignorate.

Molti docenti ritengono che trattare di questi temi significhi fare 
politica, dedicando a questi argomenti, ambiti molto marginali.

Nell'insegnamento della resistenza ai giovani, risulta necessario 
evitare un approccio agiografico e celebrativo, ma occorre invece 
agevolare uno studio ed un'analisi critici, attivando predisposizioni 
mentali analitiche, aperte e critiche.

Troppo spesso i libri di testo trattano la storia della resistenza in 
maniera approssimativa e frettolosa, dove il processo storico si rivela 
in una successione di eventi, avvenimenti, guerre e paci, trattati, 
istituzioni e personaggi, in una concezione storica che a livello 
apprenditivo richiede soprattutto uno sforzo mnemonico, dove i canali 
tra storia e formazione civile sono esclusi.

I giovani che negli anni ‘60 si sono ribellati alla scuola 
autoritaria, reagiscono con stupore alla chiusura didattica, 
trasmissiva e dialogica, di testimonianza, di alcuni docenti che pure 
avevano partecipato agli eventi della resistenza.

Per questi motivi è necessario riprendere il dialogo con le giovani 
generazioni, cercando di ricomporre i tasselli della memoria storica 
che rischia di essere trascurata e dimenticata, a causa di un apporto 
scolastico impreciso e lacunoso.

Da un'indagine riguardante i bisogni formativi degli insegnanti di 
storia, compiuta dal Provveditorato agli studi di Milano nel 1997, 
emerge che la maggioranza degli insegnanti utilizza come strumento 
fondamentale la lezione frontale e il libro di testo e, inoltre, gli 
avvenimenti della storia contemporanea vengono trattati in modo 
limitato, compreso l'Olocausto.

Con il decreto Berlinguer, questa situazione cambia radicalmente.

Il decreto Berlinguer prevede lo studio del ‘900 durante l'ultimo 
anno di ogni segmento di scuola, ponendo le basi della didattica della 
storia e innescando una serie di riflessioni da parte di storici, 
docenti, associazioni professionali, anche attraverso gli istituti 
storici della resistenza che hanno avuto un ruolo significativo nel 
promuovere tali cambiamenti, con la ricerca di percorsi più 
significativi nell'ambito della storia del ‘900, che per la sua grande 
ricchezza e complessità si offre a una pluralità di interpretazioni e 
tematizzazioni ed è stata oggetto di un ampio e variegato dibattito che 
ha coinvolto insegnanti, associazioni professionali e disciplinari e 
riviste specializzate.

Nel corso degli anni ‘70, nelle scuole medie, gli insegnanti 
trattavano e spiegavano tematiche collegate alla deportazione e allo 
sterminio degli ebrei, con la lettura di testi canonici come Il diario 
di Anna Frank, Se questo è un uomo e La tregua di Primo Levi e collane 
di volumetti per la scuola media, dove sono commentate molte opere di 
scrittori del ‘900.

Tali collane di testi hanno avuto una grande diffusione che ha 
permesso alle tematiche storiche di entrare nella scuola.

Nel 1975, con la celebrazione del trentennale della resistenza, molti 
insegnanti trattarono in classe degli aspetti più cruenti della storia 
del ‘900 come l'Olocausto.

Lo sceneggiato televisivo dal titolo Olocausto, di produzione 
americana, racconta la storia di due famiglie tedesche, una ebraica che 
subisce le persecuzioni, mentre l'altra si nazifica.

Questo sceneggiato propone tutte le tappe dello sterminio ebraico in 
Europa, suscitando un ampio dibattito che ha attribuito nuovo impulso 
alla ricerca storica.

La Regione Piemonte, in collaborazione con l’Aned e il comitato 
regionale, hanno condotto esperienze durante gli anni ’80 e ‘90, volte 
all'affermazione dei valori della resistenza e dei principi sanciti 
dalla carta costituzionale repubblicana e democratica, promuovendo 
visite di studio nei campi nazisti per le scuole superiori e proponendo 
tematiche sulle manovre concentrazionarie e sulla deportazione per 
motivi politici e razziali.

Con il decreto 681, conosciuto come decreto Berlinguer, cresce 
l'interesse per l'Olocausto e la storia resistenziale.

In questo contesto, le singole istituzioni scolastiche promossero 
studi e ricerche inerenti la promulgazione delle leggi razziali del 
1938 e riguardanti l'espulsione di insegnanti e studenti di origine 
ebraica da ogni ordine di scuola.

Queste ricerche si basano sull'analisi di documenti d'archivio, 
conservati nelle scuole stesse e aprono una stagione di rilancio delle 
tematiche riguardanti la resistenza e la deportazione per ragioni 
politiche e razziali.

Le ricerche, basate sull’analisi delle documentazioni degli archivi 
scolastici, hanno riscontrato notevole successo, contribuendo a 
suscitare un ampio e articolato dibattito storiografico.

A partire dal 1998, il Ministero della Pubblica Istruzione, ha 
promosso, a livello nazionale, il progetto I giovani, il Novecento e la 
Memoria e in tutto il territorio nazionale, insegnanti e studenti hanno 
iniziato un lavoro di notevoli dimensioni, raccogliendo gli esiti dei 
loro progetti in testi e dattiloscritti, con il supporto di varie 
agenzie educative presenti nell’ambito territoriale come il CDEC, l’
ANED e l’INSMLI.

I percorsi elaborati si sviluppavano attraverso l'incontro con i 
testimoni delle deportazioni e dei Lager.

In questo contesto di attenzione sull'insegnamento della Shoah, nasce 
la Task force for international cooperation on holocaust education, 
remembrance and research, un organismo internazionale costituito nel 
1998, finalizzato ad istituire progetti di educazione all'Olocausto e 
alla memoria, anche nei paesi dell'Est, che dopo il crollo delle 
ideologie, si trovano impegnati in un difficile processo di 
ricostruzione della storia.

La Task Force si prefigge come obiettivi principali la formazione 
degli insegnanti sul tema dell'Olocausto, la traduzione di testi 
scolastici inerenti tali tematiche, e il recupero e la conservazione 
dei luoghi della memoria.

La Task Force ha presenziato a livello internazionale al forum 
sull'Olocausto che si è tenuto a Stoccolma nel 2000, a cui hanno 
partecipato capi di governo e delegazioni da tutto il mondo, che hanno 
sottoscritto la dichiarazione di Stoccolma, tramite cui tutti i singoli 
paesi si sono impegnati a promuovere ed implementare l'educazione 
all'Olocausto, istituendo in ogni paese un giorno della memoria, per 
preservare e mantenere la memoria della Shoah e promuovere l'apertura 
di tutti gli archivi storici.

In base a questi impegni, in Italia, è stato istituito, con una legge 
del 2000, il giorno della memoria, il 27 gennaio.

 Bibliografia:

 “Il dovere di ricordare. Riflessioni sulla Shoah”: DVD ideato e 
narrato da Moni Ovadia e curato da Elisa Savi, con la partecipazione di 
Antonio Albanese, Nicoletta Braschi, Lorenzo Cherubini, Luciano 
Ligabue, Luciana Littizzetto, Shel Shapiro, Palumbo Editore 2009.

 Chiappano A., Minazzi F., Il presente ha un cuore antico. Atti del 
Seminario residenziale per insegnanti, Quaderno 1, MIUR 2002

 

http://www.peacelink.it/pace/a/35947.html
 
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Note: 
http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.
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