Val di Susa: l'appello del Movimento Nonviolento



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Al Presidente della Repubblica, On. Giorgio Napolitano

Al Capo della Polizia, Dott. Antonio Manganelli

Al Presidente del Consiglio dei Ministri, Sen. Mario Monti

Al Commissario straordinario del governo per l'Alta velocità, Prof. Mario Virano

Al Procuratore Capo di Torino, Dott. Gian Carlo Caselli

Al Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Cardinale Angelo Bagnasco

Egregi Signori,

Vi scrivo a nome e per conto del Movimento Nonviolento, che ho l'onore
di presiedere.

Il lavoro per “l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in
ogni settore della vita sociale”, è lo scopo costitutivo del nostro
Movimento, fondato da Aldo Capitini 50 anni or sono.

Quindi non possiamo che condividere i vostri appelli rivolti ad
escludere ogni forma di violenza dal confronto in atto nella Val di
Susa e nel paese sulla necessità o meno di realizzare la grande opera
pubblica denominata TAV (treno ad alta velocità).

La violenza può assumere molteplici aspetti, anche nascosti, per
questo deve essere riconosciuta per poter essere condannata. Esiste la
violenza diretta e quella indiretta, e bisogna saper distinguere il
singolo atto di violenza da quella strutturale.

Certamente tirare pietre o altri oggetti contro la polizia è
inaccettabile violenza. Così come non è ammissibile lanciare
candelotti lacrimogeni ad altezza d'uomo, o manganellare un
manifestante quando è già a terra inerme. E' violenza l'offesa
personale, rivolta a chi indossa una divisa, ma anche inseguire
indiscriminatamente i manifestanti in fuga, dentro le case private o i
locali pubblici.

Se sia violenza mettere in atto un blocco stradale o sdraiarsi davanti
ad una ruspa, arrampicarsi su un albero o un traliccio, è tutto da
discutere. Così come è da discutere se imporre un cantiere con la
militarizzazione del territorio sia legittimo o violento. Il confine è
sottile, ma qui è in gioco il senso profondo della disobbedienza
civile. E' già capitato nella storia che ciò che prima sembrava
illegale, poi si è rivelato giusto. Lo sciopero, ad esempio, è stata
una conquista a lungo contrastata. Noi stessi per evitare al paese i
costi e il pericolo delle centrali nucleari giungemmo a mettere in
atto blocchi ferroviari. La magistratura ci assolse e poi i disastri
di Cernobyl e di Fukushima e due referendum nazionali ci hanno dato
ragione.

In determinati casi, secondo noi, forme anche estreme di protesta,
noncollaborazione, boicottaggio, disobbedienza civile, digiuno, sono
compatibili con il metodo nonviolento “che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della libertà di informazione e di
critica”.

La nonviolenza richiede lealtà, assunzione di responsabilità,
disponibilità al sacrificio, limpidezza dell'azione, volontà di farsi
capire e convincere. La nonviolenza è una forza che non può essere
confusa con la debolezza, mentre la violenza è oggettivamente
controproducente per un movimento che cerca innanzitutto di far
emergere la verità.

Il livello della contestazione dipende dalla posta in gioco. Qui è
molto alta: ingenti somme di denaro pubblico, il destino di una valle,
il piano dei trasporti del paese, le infrastrutture del futuro.Vale
davvero la pena, dunque, bandire ogni forma di violenza (anche quella
della menzogna, nascosta nelle pieghe di un'informazione faziosa) e
tenere aperto il dialogo per un confronto leale.

Non si può però dialogare alla pari mettendo una delle parti davanti
al fatto compiuto. Ci pare contraddittorio esorcizzare la violenza e
poi bandire dalla Valle chi ha compiuto gesti nonviolenti.

Per questo, egregi Signori, ci uniamo a voi nella fermezza contro la
violenza (e, aggiungiamo, nell'impegno a valorizzare e sostenere il
metodo della nonviolenza).

La discussione sul TAV dura da vent'anni. Il cantiere durerà altri
dieci anni. Mettere attorno ad un tavolo i vari soggetti interessati,
per un dibattito pubblico e un confronto reale, porterebbe beneficio a
tutti, e porrebbe fuori gioco gli attori della violenza.

Ci aspettiamo un passo in questa direzione da parte di chi può compierlo.

Grazie della vostra attenzione. Con ossequio,



Movimento Nonviolento

Mao Valpiana, presidente

Verona, 7 marzo 2012