«Come fa la Comunità di Sant’Egidio ad organizzare una marcia
per la pace quando la sua solidarietà va a braccetto con la
vendita delle armi, accettando finanziamenti da una azienda come
Finmeccanica?». È la domanda diretta ed esplicita che alcuni
fiorentini, cattolici e no – fra cui lo studioso del pacifismo Alberto
L’Abate, don Alessandro Santoro
della Comunità delle Piagge, la consigliera comunale della lista
civica perUnaltracittà Ornella De Zordo e il
giornalista Lorenzo Guadagnucci –, hanno
rivolto alla Comunità di Sant’Egidio, anche in seguito
all’articolo di Adista (n. 1/12) in cui si rilevavano
le contraddizioni del movimento fondato da Andrea
Riccardi, “diviso” fra armi e solidarietà: l’impegno
per la pace e la solidarietà, unito alle sponsorizzazioni assai
discutibili di aziende armiere come Finmeccanica, “banche
armate” come Unicredit e Intesa-San Paolo, industrie
farmaceutiche più attente al profitto che alla salute.
Risposte dalla Comunità di Sant’Egidio, come era prevedibile –
anche perché di queste stesse contraddizioni Adista
parlò già nel 2007 (n. 21/07) –, non sono arrivate, ma le
domande, e le contraddizioni, rimangono tutte.
Pubblichiamo di seguito il testo integrale della lettera. (l.
k.)
Lettera alla Comunità di Sant’Egidio
Carissime amiche e carissimi amici della Comunità di S. Egidio,
abbiamo visto che avete organizzato per il primo gennaio 2012
una Marcia per la pace in varie città d’Italia; a Firenze in
particolare è stata legata al problema del razzismo, in
solidarietà con la comunità senegalese, colpita recentemente,
dal barbaro assassinio che ha portato alla morte di due dei suoi
membri ed al ferimento di altri tre.
Ma questa volta ci viene un dubbio. Come fa la Comunità di
Sant’Egidio ad organizzare una marcia per la pace e la
solidarietà quando, come risulta dalla stampa, la sua
solidarietà va a braccetto con la vendita delle armi, accettando
finanziamenti da una azienda come Finmeccanica? O quando il suo
fondatore, Andrea Riccardi, come ministro dell’attuale governo,
ha approvato il totale rifinanziamento delle nostre missioni e
spese militari, e se ne è fatto addirittura il portavoce presso
la stampa?
In questo momento la crisi economica viene fatta pagare ai più
poveri, e non si approfitta, invece, di questa crisi per ridurre
almeno del 5% ogni anno, come richiesto da varie organizzazioni
nonviolente italiane, queste spese che, investite nella società
civile, porterebbero sicuramente un maggiore sviluppo ed una
maggiore occupazione. Sarebbe importante che si ricordasse ai
ministri, colleghi del governo, la frase di Bonhoeffer: «Le armi
uccidono anche se non vengono usate». Come può un membro di un
ente religioso come il vostro approvare che il governo italiano
continui a spendere enormi cifre per le armi e per le guerre (ad
esempio in Afghanistan) e non le riduca invece per investirle
nella società civile?
Perché, invece di approvare il mantenimento delle spese
militari attuali, non ci si adopera, all’interno del governo,
perché questo prenda coscienza dell’assurdità di seguire questa
strada, cercandone piuttosto di radicalmente alternative?
È questo che chiede il mondo del volontariato e della
solidarietà cui ci si vanta di appartenere. Solo se ci fosse
stato un impegno in questo senso ci saremmo sentiti di
partecipare, con gli amici senegalesi, alla marcia per la pace e
la solidarietà da voi promossa a Firenze. La vostra comunità
cristiana ricorda le parole di Gesù: «Sia il vostro parlare sì,
sì; no, no»? Alla guerra noi possiamo dire soltanto No ed essere
duri come pietre. In attesa di un riscontro a questa nostra vi
salutiamo cordialmente.
Alberto L’Abate, Carlo Maria Boni, Tiziano Cardosi, Pietro
Maffezzoli, Pierluigi Ontanetti, Mariapia Passigli (ulteriori
firmatari: Myriam Bartolucci, Francesco Benvenuti, Moreno
Biagioni, Franca Bonichi Rastrelli, Ornella De Zordo, Tommaso
Grassi, Lorenzo Guadagnucci, Isabella Horn, Camilla Lattanzi,
Luca Lovato, Lapo Miccinesi, Roberto Pelozzi, Luisa Petrucci,
Mariateresa Saltarelli, Alessandro Santoro, Sandro Targetti,
Riccardo Torregiani).