Siria (che non diventi un'0altgra Libia) 1) manif ambasciata Qatar, 2) petizione, 3) mio articolo sugli uccisi dai gruppi armati



Contro il cammino verso la guerra in Siria (stesso copione della Libia):
 
1) Per martedì (confermeremo presto) chiediamo partecipanti per manifestazione nel pomeriggio davanti all'ambasciata del Qatar (che ha già co-guidato la guerra in Libia con i risultati da inferno che vediamo da mesi)
2) la petizione antintervento armato di 84 associazioni l'ho mandata a molte ambasciate presso l'Onu per fax e al gov italiano - chiedendo incontro, ovviamente senza risposta - e a Ong internazionali ma occorrerebbe una Ong accreditata all'Onu che se ne facesse carico (consegna brevi manu...)
3) Voi mando un mio articolo (uscito oggi sul manifesto) sui morti civili uccisi da bande armate in vario modo (spari, esplosioni, torture dopo rapimenti); a parte i 2.000 morti fra i militari e poliziotti.
 
Siria, la conta del monastero: i “veri morti” uccisi da bande armate
Marinella c
Il monastero di San Giacomo di Qara sta diffondendo le liste di “civili morti e feriti per opera di bande armate e non nel corso di proteste”, frutto della “violenza cieca di un’insurrezione sempre più manipolata”. Nomi, cognomi, età, indirizzo e circostanze. Le fonti sono gli ospedali, le famiglie e la Mezzaluna siriana (il cui segretario generale Abd al-Razzaq Jbeiro è stato ucciso mercoledì scorso). Ecco i numeri. Fra marzo e inizi di ottobre, la lista dei morti civili comprende 372 nomi, fra cui diversi bambini (il più piccolo era Moutasim al-Yusef di tre anni, morto ad Haslah il 6 settembre), donne (fra le quali Sama Omar, incinta, uccisa a Tiftenaz il  settembre). La lista dei feriti per il solo mese di ottobre e per la sola provincia di Homs vede 390 nomi fra cui diversi bambini; il più piccolo, Ala Al Sheikh di Qosseir aveva un anno e mezzo). Fra gli ultimi uccisi, il curato greco ortodosso del villaggio di Kafarbohom. I cristiani starebbero abbandonando interi quartieri soprattutto a Homs e Hama.
Fra la pittura delle icone, l’aiuto a famiglie in difficoltà e le preghiere quotidiane, la superiora del monastero madre Agnès-Mariam de la Croix sta pensando a un “bollettino settimanale che risponda con fatti e nomi di vittime alle false liste di propaganda dell’Osservatorio siriano dei diritti umani basato a Londra”. Quest’ultimo per la conta dei morti è - insieme ai Cosiddetti Comitati di coordinamento locale - la fonte quasi unica della stampa internazionale e dello stesso Commissariato Onu per i diritti umani, che diffonde la cifra di cinquemila morti attribuendoli  alla repressione governativa. Qualcuno comincia a dubitare dell’Osservatorio londinese che, dice la Madre, “spesso non dà nomi e quando li dà non precisa che si tratta di uccisi da bande armate”.  Secondo le cifre governative, sono stati uccisi duemila fra poliziotti e soldati.
Palestinese di nazionalità libanese, Agnès-Mariam de la Croix si è attirata gli strali della stampa francese (lei è francofona) che la accusa di essere pro-regime. Vede l’urgenza della verità, per contrastare “un piano di destabilizzazione che vuole portare a uno scontro confessionale e alla guerra civile, gli uni contro gli altri, in un paese che è sempre andato fiero della convivenza”. Nei mesi, il conflitto sembra essere passato “da una rivendicazione popolare di riforme e democrazia a una rivoluzione islamista con bande armate” (sostenuta dall’esterno, petromonarchie, Occidente, Turchia). La Madre ha ospitato nel monastero una riunione di oppositori disponibili a un dialogo nazionale, e ha anche mediato con l’esercito perché allentasse la pressione sugli abitanti di un villaggio.
Un gruppo di giovani siriani ha iniziato un analogo lavoro di indagine e “controinformazione”. Hanno creato un “Osservatorio siriano sulle vittime della violenza e del terrorismo” (Sovvt) e faranno indagini sul campo per preparare dossier e documenti.
Fanno strage, oltre ai colpi di arma da fuoco, gli ordigni esplosivi. Come quello che tra Ariha e Al Mastouma (provincia di Idlib) ha ucciso sei operi tessili ferendone altre sedici mentre viaggiavano sull’autobus aziendale. Vari altri cittadini sono rimasti vittime di un ordigno vicino a Majarez. Colpita alla testa su un altro bus aziendale una ingegnere di Maharda è morta per le ferite. Undici passeggeri sono morti e tre sono rimasti feriti su un autobus civile a Homs, attaccato da armati.
L’agenzia stampa ufficiale Sana riferisce quotidianamente di agenti uccisi o feriti, rapimenti, esplosioni di ordigni che prendono di mira infrastrutture pubbliche (treni, linee elettriche, strade), disinnesco di esplosivi e sequestri di armi pesanti.
 

Da: Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.it>
A: Lista pace Peacelink <pace at peacelink.it>
Inviato: Venerdì 27 Gennaio 2012 15:57
Oggetto: [pace] La nuova Libia e la tortura. Siria, si avvicina la guerra.

Non possiamo voltarci dall'altra parte...
www.peacelink.it
From: redazione at nena-news.com
Date: Fri, 27 Jan 2012 14:47:41 +0000
To: <a.marescotti at peacelink.it>
Subject: Oggi su Nena News: E\' questa la nuova Libia? Siria: stasera Consiglio di Sicurezza Onu, si avvicina la guerra; Cultura: cinema, il ritorno di Nadine Labaki

NENA NEWS | NEAR EAST NEWS AGENCY

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Salve oggi Nena News vi propone:
E’ QUESTA LA “NUOVA” LIBIA?
I media internazionali tacciono ma Medici senza Frontiere, Amnesty international e Onu denunciano abusi di ogni tipo. Sotto accusa la prigione di Misurata. Sospetti gheddafiani sono morti dopo essere stati sottoposti a tortura nelle ultime settimane.
http://nena-news.globalist.it/?p=16639
 
SIRIA: LEGA ARABA, ORA CONSIGLIO SICUREZZA ONU, PROSSIMA TAPPA LA GUERRA?
Si riunisce stasera a porte chiuse il Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Verrà esaminato il piano del Qatar e dell’Arabia saudita approvato dalla Lega araba che prevede le dimissioni di Assad. Damasco ha già risposto con un secco «no».
http://nena-news.globalist.it/?p=16647
 
CINEMA: “E ORA DOVE ANDIAMO?” IL RITORNO DI NADINE LABAKI
In un villaggio sui monti «la rivolta al femminile » di Nadine Labaki. La regista libanese torna nel suo paese che potrebbe essere qualsiasi luogo del mondo, tra conflitti religiosi e desiderio di vivere delle protagoniste
http://nena-news.globalist.it/?p=16642
 
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