Magister. Le Nuove Frontiere dell’Educazione



Magister. Le Nuove Frontiere dell’Educazione 

Istituto di Istruzione Superiore “G. Verga”- Modica (Ragusa)

La Rivista Magister dimostra, con perseveranza, coraggio e 
abnegazione, un concreto e coerente impegno dal basso, di chi opera 
nella scuola, nelle associazioni, nei gruppi di solidarietà, ma anche 
nelle Università, nelle istituzioni, nella Provincia più meridionale 
d'Italia (Ragusa), ma senza avvertire la marginalizzazione che 
qualcuno, pregiudizialmente, vorrebbe stigmatizzare. La Rivista 
Magister dimostra con umiltà, che la cultura, quella vera, discute e 
affronta i problemi del vivere quotidiano, del nostro presente e del 
futuro senza confini, bandiere e barriere, oltre le dimensioni 
geografiche, politiche e ideologiche.

Magister propone i contributi di ricerca di Moni Ovadia, Laura Tussi, 
Roberto Zaccaria, Luciano Corradini, Claudio Saita, Andrea Cevenini, 
Clemente Floridia, Giuseppe Tidona, Francesco Rando, Douglas Ponton e 
molte altre personalità del mondo accademico e culturale.

Direttore: Alberto Moltisanti- Dirigente Scolastico dell’Istituto 
Statale di Istruzione Secondaria “G. Verga” - Modica (Ragusa)

Responsabile coordinatore del Progetto: Piergiorgio Barone- Docente 
di Scienze Sociali 
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PER UNA FORMAZIONE INTERCULTURALE ALLA PACE. 

Dalla Disuguaglianza alla Diversità. 

Una riflessione didattica ed educativa.

di Laura Tussi

I concetti di diversità e disuguaglianza indicano prospettive e 
situazioni diverse, a partire dalla radice etimologica del loro 
significato. Il termine disuguaglianza si riferisce ad un connotato di 
tipo dichiarativo e constatativo nella considerazione che due soggetti 
non appartengono allo stesso universo, ma costituiscono parti a sé 
stanti.

Nella parola diversità, invece, a volte è implicito il riferimento ad 
una origine comune, nella differente evoluzione del concetto, dove la 
diversità volge verso una situazione nuova, in continuo divenire, in 
costante modifica e si sviluppa per linee discontinue e non identiche, 
nel movimento, nella trasformazione, nella dinamicità, nella 
creatività. Al contrario, la disuguaglianza sociale ed economica 
implica staticità, stagnazione, ingiustizia, priva di dinamismo 
interno, presente invece nell'evoluzione della molteplicità e del 
riconoscimento e della valorizzazione della differenza.

Nel mondo degli esseri umani subentrano caratteristiche personali e 
situazioni, da cui scaturiscono pari dignità, ma anche disuguaglianze. 
Quindi è un preciso compito dell'educazione e dell'istituzione 
scolastica permettere che la diversità non si trasformi in 
disuguaglianza e si risolva in dinamismo e ricchezza per la persona e 
per la comunità.

Occorre prendere atto che il contesto sociale, il mondo, l'universo, 
sono intrisi di molteplicità e complessità che costituiscono la 
creatività originale e l'individualità dinamica e costruttiva delle 
persone, risorse imprescindibili per ciascuno, come valore da custodire 
e da coltivare, per impedire così alla diversità di trasformarsi in 
disuguaglianze sociali e civili, giuridiche ed economiche.

La scuola deve porsi l'obiettivo didattico di educare con la 
differenza, utilizzando ogni aspetto diffrangente, come spazio di 
possibilità pratica, di eventualità potenziali, come orizzonte di 
senso, in situazioni esistenziali e in ambiti pedagogici da 
valorizzare, nella condizione di porre lo specifico della diversità a 
sostegno dello sviluppo cognitivo ed emozionale, quale termine di 
confronto, in un ambito esistenziale di verifica critica, per dotare 
ogni individuo di una propria identità.

L'identità è espressione e segno di un processo continuo di 
costruzione, in cui entra in gioco un flusso ininterrotto di 
transazioni tra soggetti e ambiente, nel quale si manifesta quella 
speciale risorsa della persona che conferisce direzione, autenticità e 
originalità allo sviluppo creativo, sociale e culturale, in una 
mediazione didattica che possa trarre energia e forza dalla diversità.

L’implicanza prioritaria di queste riflessioni si ricollega al 
disordine costitutivo dell'esistenza, dove prevale la differenza e non 
la banale disuguaglianza che genera procedimenti di omologazione, 
mirando a sopprimere e reprimere, più che a promuovere personalità, 
creatività, originalità, dignità, valore individuale, in assunzione di 
compiti, in responsabilità singole, sociali e collettive, nel proprio 
tempo e nella storia, in tutto il suo decorso.

La differenza è la prima caratteristica delle persone e della loro 
personalità, in cui ognuno è insieme un universo e un unico 
irripetibile, come le individualità storicamente maturate e determinate 
nelle comunità umane, indicate come popoli, etnie, gruppi e minoranze 
portatori, appunto, della propria cultura, della originale civiltà, 
nelle espressioni ed inflessioni della lingua d'origine, della propria 
visione del mondo intrisa dei significati dell'arte, del pensiero, 
della creatività, in cui si assomma la pluralità delle culture del 
genere umano.

La diversità nasce come effetto dell'intreccio dinamico di contributi 
e sollecitazioni, dove si situano i più efficaci momenti di educazione, 
nel segno della multilateralità, dove il soggetto trasforma 
l'appartenenza da esigenze e bisogno a compito e responsabilità, da 
dato di fatto a scelta, da situazione predefinita a campo di libertà e 
progresso. Senza questo movimento evolutivo di consapevolezza e 
crescita, l'appartenenza finirebbe con il soffocare la persona, con il 
bloccarne l'individuazione, la maturazione, favorendo il gregarismo, 
con tutti i suoi corollari, intrisi di stereotipie, dipendenze, 
omologazione, dove, invece, la vocazione della persona richiede 
creatività, invenzione, originalità, ricreazione, per cambiare e 
ricominciare.

In questo contesto, la diversità non è un ostacolo da superare, un 
disagio da azzerare, ma è un’imprescindibile risorsa, l'indizio 
privilegiato di tutta una serie di ricchezze, peculiarità, prerogative 
e caratteri che attendono di essere valorizzati, educando attraverso la 
complessità, dove la critica deve poter cominciare da un'analisi di se 
stessi, finalizzata non all'autocensura o all'autocommiserazione, ma 
alla padronanza di sé e al dominio delle proprie risorse. L'educazione 
all'analisi critica di se stessi accetta e si nutre delle differenze, 
intese come distanze da percorrere, modelli da affiancare, qualità da 
verificare e risorse da utilizzare.

La disuguaglianza, nel rispetto dei diritti imprescindibili della 
persona, racchiude in sé un significato di staticità, immobilità, 
stagnazione, dove, invece, la diversità cerca riconoscimento, nel 
tentativo di riemergere dall'omologazione di un contesto intriso di 
stereotipia, discriminazione e intolleranza, dove la repressione del 
diverso diviene pratica ed esercizio di lotta per la sopravvivenza, in 
una società ormai esacerbata dall'egoismo dall'individualismo e dal 
razzismo, che impediscono un movimento evolutivo dell'essere verso il 
riconoscimento dell'altro.

 

Contro ogni razzismo

 

Le crisi della società attuale sono dovute alla precarietà di fattori 
culturali, all'incapacità di rispondere alle rapide trasformazioni 
economiche e politiche e alle pressioni provenienti dai popoli che 
insorgono contro i gioghi dei potenti, per avviare nuove condizioni e 
forme di sviluppo. L'educazione interculturale ha importanti 
responsabilità rispetto ai drammatici problemi che caratterizzano 
l'attuale congiuntura storica, politica, sociale. Il futuro 
dell'educazione consiste nel passaggio dalle situazioni di coesistenza 
del multiculturale alla costruzione dell’ interculturale, inteso come 
ambito di crescita e sviluppo della persona, in rapporto con gli altri, 
tramite il dialogo, nella conoscenza e valorizzazione delle pluralità, 
con la riscoperta delle risorse umane, nel sentimento della persona, 
nel significato del suo esistere, nell'importanza di una propria 
identità apportatrice di diversità, libere e responsabili, nella 
tensione attivista dell'impegno sociale nell'attualità storica. 
L'alterità è diversità di culture, pluralità di soggetti che si aprono 
verso altri sistemi di pensiero e apparati culturali, ritrovando 
nell'altro il sentimento fondamentale dell'essere portatore di una 
diversità, come sistema di valori, come articolazione e modalità 
dell'essere. L'educazione deve agevolare la comprensione delle 
differenze, superando i fattori di indifferenza, dove la diversità non 
sia fonte di odio nei confronti dell'umanità e non sia arroccamento su 
privilegi e pretese di prevaricazione e di razzismo, ma distinzione, 
differenziazione, superamento della segregazione cognitiva, nella 
complementarità e nella cooperazione, tramite il divenire relazionale e 
di confronto in implicite solidarietà verso nuovi soggetti storici che 
stanno cambiando radicalmente lo scenario dell'umanità, dove 
l'immigrazione è segnale di squilibri e sperequazioni nei rapporti tra 
popoli, ma diviene anche esperienza di incontro, accoglienza, ascolto, 
collaborazione e sviluppo in reciprocità relazionali, in cui la 
diversità diventa un diritto umano nell'esplicarsi di atteggiamenti 
aperti, esplorativi, conoscitivi e solidali di apertura agli altri.

Intercultura è rapporto tra persone portatrici di storie di vita e 
culture diverse, tra sistemi sociali ed economici di sintesi nella 
condivisione del patrimonio delle conoscenze e dei saperi, come 
alleanza tra persone, enti e associazioni che si impegnano in progetti 
sociali e politici per una società in cui ciascuno si senta membro di 
comunità locali, ma con un legame strutturale e indissolubile al grande 
contesto umano, nel concetto di cittadinanza planetaria, per cui ogni 
persona risulti effettivamente abitante del mondo, in una concezione 
cosmopolita, internazionale e democratica dell'essere e dell'esistere.

L'intercultura ha come finalità la persona a più dimensioni, che 
trasforma e si trasforma, ritrovando in sè la fonte primaria della 
creatività e i tratti originali della propria personalità, 
nell'apertura agli altri, in sintesi di dinamismi endogeni ed esogeni 
dell’esistere nel tempo dell’esperienza, nell'armonia dell'essere duale 
e plurimo, nella coesistenza pacifica, in simbiosi feconde di 
reciproche vicende relazionali, che pongano la personale identità al 
centro della storia, nel riedificare spazi di autocoscienza, in società 
libere, ricercando l'incontro come segno di manifestazione delle 
pluralità dell'essere umano che accomunano l'altro nella categoria del 
prossimo e non dello straniero.

Costruire società interculturali aperte e solidali, nella pace, 
significa lasciarsi interrogare, riconoscendo nell'altro un 
interlocutore attivo e responsabile, crescendo nei rapporti 
interpersonali con l'irruzione dell'alterità in identità sociali 
purtroppo sovente cristallizzate in dogmatismi ideologici, 
nell'esigenza di mutamento delle relazioni tra persone, in rivoluzioni 
pluraliste che pongano a confronto valori, norme e regole di diversi 
contesti culturali, ricercando opzioni, ragioni, modalità di consenso e 
ambiti di libertà, nella pienezza dell'esistenza, nella comprensione e 
nel rapporto con l'altro, nella continua disamina della propria storia 
di vita, ponendo in discussione i propri assunti, le proprie certezze, 
le fissità identitarie, rivedendo i personali progetti e impianti di 
vita. La comprensione dell'altro non consiste nell'accumulare 
informazioni, nozioni, concetti, ma

nell'ascoltare e nel rispondere, oltre il pluralismo di mero 
contatto, praticando modalità per affrontare i problemi nel movimento 
interattivo, capaci di gestire le discrasie cognitive, le crisi 
esistenziali nella prospettiva di promozione delle identità plurime, 
contro ogni razzismo.

Le reciprocità interculturali rappresentano progetti ideali volti a 
combinare l'universale con il particolare, l'internazionale con il 
nazionale, favorendo l'incontro, l'incrocio, la commistione, la 
contaminazione identitaria, contro l'omogeneo e il monolitico, oltre le 
monografie e tipologie umane, nell'unità storica basata sull' 
interfecondazione delle diversità, frutto delle interdipendenze, nella 
consapevolezza che ogni modello culturale fornisce un apporto alla 
società, aprendo spazi di innovazione e di creatività, nello scambio 
relazionale reciproco. L’esperienza interculturale si dirama in 
prospettive di ricomposizione tra il vissuto, il certo, il sicuro che 
definiscono l’identità e il non conosciuto, l'ignoto, l'indefinito, 
l'incerto, che apportano squilibri nella tensione costante dell'uscire 
dal sè, nell'incontro con altre certezze, con altri valori e civiltà, 
in strategie educative che prevedano processi di reciproco adattamento 
nel cambiamento, nello sviluppo di dinamiche dialettiche costruttive, 
che valorizzino la memoria storica, le coscienze etniche di ogni 
cultura, interrogando la realtà, per ridefinirla, oltre ogni griglia 
ideologica, al fine di elaborare delle azioni promozionali, aperte, 
innovative.

 

Per costruire ponti di dialogo, reti di relazioni, varchi di 
speranza…

 

Pluralismo, pluralità e moltiplicazione delle alternative sociali 
sono ricchezze che implicano nuove strategie educative, 
nell'apprendimento e nell'adattamento alle situazioni, per socializzare 
al plurale e accettare le commistioni culturali, al fine di apprendere 
e comunicare, per cambiare e porre in relazione i ruoli e le 
rappresentazioni dell'altro, per salvaguardare una coerenza e 
un'identità personale oltre gli schematismi latenti, verso i mutamenti 
del polimorfismo sociale e culturale, evitando di rinchiudersi in una 
struttura identitaria fissa e monolitica.

La nuova strategia educativa transita attraverso la riconversione 
della persona e delle strutture sociali, perché il vero sapere è 
ascoltare la propria coscienza e il pensiero altrui, nel ricevere 
l'altro e desiderare di trovare con gli altri le soluzioni ai problemi. 
L'approccio interculturale richiede uno slancio di decentramento dagli 
schemi abituali di rappresentazione e di distacco dalla 
contemporaneità, che rischia di assorbire e omologare il diverso 
nell'uniforme.

Risulta necessario l'impegno interculturale ed intergenerazionale 
nella ricerca delle memorie perdute, nel confronto tra la storia dei 
popoli che vivono sullo stesso territorio e che fanno riferimento a 
fonti, risorse e memorie differenti, nel riconoscere e valorizzare la 
storia dell'altro, nella scoperta dell'alterità come rapporto, nella 
realizzazione dei diritti umani e nella lotta contro tutte le forze di 
discriminazione, nell'unità nazionale, europea, globale, universale.

La differenza è un diritto.

Diritto alla genialità non come esaltazione, sregolatezza e frenesia 
nell'autocompiacimento, ma ricchezza di capacità e competenze nella 
valorizzazione, nel supporto e nell'aiuto di sè e degli altri, nella 
diversità come appartenenza al più ampio contesto umano, nelle 
somiglianze, nelle affinità, nell'universalità dei valori in cui 
l'interculturale diviene una componente intellettuale, un principio 
direttivo di conoscenze e comportamento, nell'orientare i percorsi, per 
costruire reti di incontro e dialogo, ponti di relazioni, nell'aprire 
varchi di significato e speranza e assumere le asperità dei conflitti 
nelle loro valenze positive.

Intercultura verso traguardi di reciproca comprensione e graduale 
interazione dove le esigenze di autonomia, i bisogni di relazione, ma 
anche disfunzioni, squilibri, interferenze, contrasti, vanno vissuti in 
dinamiche costruttive e interattive, verso obiettivi di comprensione 
con cui descrivere le culture degli altri, conoscendo i particolari, 
approfondendo le difficoltà del conoscersi, senza soffermarsi 
sull'eccentrico, sulla tautologia esperienziale, ma inserendo le 
informazioni nell'ordine cognitivo, nell'operare processi di movimento, 
cambiamento, pace, finalizzati a ristabilire il rapporto, la relazione, 
il confronto di esperienze, la collaborazione progettuale.

Certamente non è facile accogliere il nuovo, senza perdere il proprio 
passato e la propria identità, senza lasciarsi assorbire da scenari 
sperimentati da altri, in altri contesti, in altre storie, in una 
ristrutturazione di significati in cui la novità non è il cambiamento 
dell'identità, ma è la relazione, il rapporto, l'interscambio di 
contenuti e opinioni, nel passaggio da un'educazione etnocentrica ad 
un'apertura concettuale e di pensiero allocentrica, che permetta di 
prendere coscienza dell'alterità, nell'unità. Transizionalità significa 
uscire da sé per entrare nell'altro e comprenderne i miti, le idee che 
lo strutturano, in forme polimorfe di plasticità della persona che pone 
in contatto circuiti relazionali di umanesimo spirituale, per 
associare, per entrare in sintonia, per rendere liberi, per redimere da 
schiavitù sociali più o meno latenti e implicite, dove l'insegnante si 
trova al centro di tutte le problematiche educative nei rapporti con le 
pluralità degli studenti, dei genitori, con il contesto nazionale e, al 
contempo, con le società degli immigrati, in polimorfismi frammisti che 
si articolano in insiemi, sottoinsiemi, incoerenze, variazioni, 
discrepanze, domande contraddittorie e risposte incerte. La 
comprensione della realtà pluralista, della molteplicità è compito 
dell'educatore che deve sapere avanzare proposte progettuali, fare 
uscire dai ghetti delle preclusioni intellettuali, delle 
giustapposizioni, dal culto ostentato, anomalo, forzato e fittizio del 
diverso, per gestire e apprendere le appartenenze categoriali, al fine 
di valorizzare colui che apporta un senso di diversità, oltre 
l'omologazione del sociale, nell'appiattimento concettuale ed 
intellettuale, per aprire al movimento, al cambiamento, alla relazione, 
alla pace, oltre le crisi, le discrasie, i conflitti per restare uniti 
nelle diversità. La progettualità, la multidimensionalità, le dinamiche 
evolutive trovano la sintesi fra l'unità e il cambiamento 
rivoluzionario, dalla totalità che ingloba alla specificità che 
connota, nel risultato di interazioni diverse, molteplici che 
avvicinano e separano, alimentano le differenze e costruiscono ponti di 
legami e reti di relazioni, nell'aggregazione e interazione, oltre 
l'assimilazione e il conseguente annientamento identitario, dove il 
senso e il significato dell'essere e dell'esistere sono idee e concetti 
strutturali che permettono di apprezzare l'altro come affine, simile, 
prossimo, e non straniero, che sente l'esigenza della conferma del 
proprio ruolo da parte degli altri, aprendosi ai processi di 
interazione e rinnovamento. Nel discorso interculturale occorre evitare 
la celebrazione dell'identità, nella sua istituzionalizzazione fino a 
forme di feticismo che bloccano i potenziali attori di cambiamento, nel 
gioco perverso di una certa politica che riduce l'alterità a merce, a 
oggetto di piacere e di consumo e pone in rilievo l'altro 
esclusivamente per subdole esigenze economiche e manovre consumistiche, 
negando la dignità di colui che è portatore di diversità di opinione, 
sesso, razza, condizione sociale ed economica, appartenenza politica, 
etnica e religiosa.

 

Educazione alla Cittadinanza Attiva e Mediazione Culturale.

 

Il termine mediazione viene utilizzato per segnalare la capacità di 
generare progetti culturali, politici e pedagogici, al fine di 
interpretare i nodi relazionali delle complessità interculturali nel 
tempo della globalizzazione. La mediazione linguistica e culturale pone 
in comunicazione varie realtà, tramite passaggi di informazioni.

Ogni percorso educativo è un processo di mediazione che si esplica 
nella relazione comunicativa, in quanto traduzione, ossia creazione di 
legami tra realtà differenti.

L'insegnante propone una personale dimensione costitutiva di 
mediatore interculturale che favorisca il passaggio di contenuti tra 
culture, creando una sintesi all'interno delle diverse posizioni, con 
momenti pedagogici capaci di superare le reciproche differenze e di 
generare una realtà in dialogo critico e riflessivo con il contesto di 
origine, evitando rigide contrapposizioni e schematismi latenti, 
relativi alle differenti pratiche esistenziali e ai vari approcci 
culturali. Una società orientata nell'ottica di modalità pedagogiche 
dialoganti, aperta al confronto, all'interazione comunicativa, coincide 
con il modello di comunità democratica composta da persone uguali, 
libere, che cercano di risolvere razionalmente i propri conflitti di 
interessi e i propri contrasti. Tramite gli incontri con le posizioni, 
le perplessità, gli sguardi e i volti degli altri possiamo divenire 
maggiormente coscienti delle nostre scelte, dei significati, dei valori 
di riferimento delle nostre azioni, con il portato complessivo di tutte 
le debolezze, le incertezze, le incompletezze della nostra opinione, di 
un personale punto di vista presunto unico e vero, che invece deve 
essere relativizzato e posto in discussione, nell'ambito di uno spazio 
pubblico di incontro e confronto comunitario e collettivo, 
culturalmente stimolante, caratterizzato dai significati del reciproco 
rispetto e della fiducia nell’arricchimento, tramite lo scambio, 
nell'accrescimento valoriale della relazione, grazie alla 
consapevolezza della fatica di un impervio itinerario di crescita, di 
un percorso collettivo, all'interno delle relazioni aperte con gli 
altri e per gli altri, in un portato di significato insostituibile, di 
un processo plurimo di appartenenze e mediazioni trasversali.

L'essere umano contemporaneo vive profondamente e diffusamente la 
dimensione plurale della sua identità, nella cittadinanza partecipe e 
consapevole di più entità pubbliche, da integrare e interiorizzare 
nella problematicità degli incontri dialettici delle varie realtà, in 
una sintesi di comunità, culture, stili e valori unificati dalla 
storia, dalle istituzioni e dalle regole collettive, poste oltre le 
istanze locali, permettendo così la coabitazione e la convivenza civile 
e cosmopolita, dove la persona nella propria integrità e complessità è 
cittadina del mondo, nell’insieme dei rapporti, delle relazioni tra 
globale e locale, nella quotidianità del tempo.

La condizione umana richiede nuove modalità per costruire e vivere 
identità plurali, transitando tra le dimensioni esistenziali in maniera 
dialettica, accogliendo positivamente tensioni, scarti, dubbi e 
difficoltà del processo di interazione relazionale, quale elemento di 
una nuova etica pubblica, frutto della mediazione tra le persone 
concrete che convivono in un territorio, realizzano scambi culturali e 
linguistici che tendono a costruire e regolare i legami sociali, nella 
convinzione del senso specifico dello stare insieme per affrontare le 
difficoltà, con la fiducia nell'importanza del dialogo, della 
comprensione e del rispetto reciproco, quali ideali irrinunciabili e 
imprescindibili dell'esperienza umana personale e sociale.

La scuola deve assumersi in primis il compito di educare i giovani a 
costruire e ad esercitare una nuova cittadinanza planetaria, spiegando 
la memoria storica dell'esperienza del passato, favorendo la 
comprensione razionale della situazione sociale e individuale presente, 
nel costruire responsabilmente il volto della società, sempre più 
caratterizzata da legami planetari, per cui la cittadinanza diventa un 
punto di intersezione di una serie di esigenze educative per la 
formazione umana universale. La scuola ha l'importante obiettivo di 
indicare alle nuove generazioni la costruzione di progetti di vita, 
nell'accettazione serena del cammino di crescita e della fatica che 
esso comporta, per l'impegno con la personale esistenza, tramite la 
collocazione del proprio percorso di vita, all'interno di una rete di 
storie e progetti esistenziali che attraversano il tempo e lo spazio e 
invitano ad intessere relazioni tra generazioni, culture e religioni, 
nel concetto esteso di mondialità, come forma di convivenza pacifica, 
rispettosa del diritto di ciascuno e dei popoli a mantenere vive le 
proprie tradizioni, nella ricerca del valore insito nell'abitare 
insieme questo mondo.

 Laura Tussi, Istituto Comprensivo via Prati, e Istituto Comprensivo 
Lev Tolstoj -  Desio (Monza e Brianza)

 Note: 
http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.
org/scuola/OpinioniAnalisi_1326229032.htm 

Allegati
MAGISTER. Le Nuove Frontiere dell'Educazione (484 Kb - Formato pdf)
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abnegazione, un concreto e coerente impegno dal basso, di chi opera 
nella scuola, nelle associazioni, nei gruppi di solidarietà, ma anche 
nelle Università, nelle istituzioni, nella Provincia più meridionale 
d'Italia (Ragusa), ma senza avvertire la marginalizzazione che 
qualcuno, pregiudizialmente, vorrebbe stigmatizzare. 


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