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LIBIA. L'ULTIMA DELLE GUERRE! LIBRO BIANCO PER UNA RETE FUTURA Marinella Correggia
- Subject: LIBIA. L'ULTIMA DELLE GUERRE! LIBRO BIANCO PER UNA RETE FUTURA Marinella Correggia
- From: Giampiero <wolffree at promotus.it>
- Date: Wed, 28 Dec 2011 10:50:40 +0100
vi segnalo questa iniziativa editoriale spero non sia contraria alla policy nel caso cestinate e scusate!!! LIBIA. L'ULTIMA DELLE GUERRE! LIBRO BIANCO PER UNA RETE FUTURA Marinella Correggia LA PROPOSTA. Con il titolo scaramantico “Libia. L'ultima delle guerre!" questo libro di inchiesta, analisi, storie, reportage, un libro che vuole essere per l'azione, cerca risposte a questa domanda: quali attori possono evitare - e in che modo - altre guerre occidentali, dopo che per cinque volte in venti anni (1991-2011) i paesi del Nord del mondo e i loro fedeli alleati petromonarchici hanno bombardato - beninteso con pretesti umanitari - altri popoli? Chi introdurrà negli ingranaggi di morte, i necessari granelli? E al più presto, perché altri interventi militari diretti o per procura qualcuno vorrebbe preparare... L'ARGOMENTO. La guerra alla Libia, la quinta guerra occidentale nell’ultimo ventennio, ha riassunto e amplificato le caratteristiche delle precedenti quattro guerre per le risorse e il controllo geostrategico: Iraq 1991, Jugoslavia/Kosovo 1999, Afghanistan 2001, Iraq 2003… Simili anzi resi più perfidamente efficaci i meccanismi, ovvero le menzogne e la narrazione necessarie a rendere “umanitario” l’intervento geostrategico. Simili gli intenti (controllo delle risorse e della situazione geostrategica e politica). Simili gli esiti nefasti, con crimini di guerra, effetti collaterali e sfaldamento di paesi. Invece gli attori di guerra, gli astenuti e gli attori di pace in effetti stavolta si sono dislocati in modo un po’ diverso. Si pensi all’azione di mediazione invano offerta dai governi dell’America Latina e, con qualche ritardo, dall’Unione africana. E si pensi al "silenzio dei pacifisti". In tutto questo, c’è la specificità dell’Italia, unico paese insieme a Usa e Gran Bretagna ad aver partecipato – malgrado l’art. 11 della Costituzione - a tutte e cinque le guerre prese in considerazione. Con quest’ultima, l’Italia ha celebrato i suoi 150 anni di vita, ma anche i cento anni giusti dalla sua colonizzazione della Libia e dalla sua sciagurata invenzione dei bombardamenti aerei. 1. Di fronte alle cinque guerre direttamente condotte dall'Occidente e dall'Italia con bombardamenti, per non dire delle ingerenze in altri conflitti, il libro si sofferma necessariamente sulle cause vere coperte da pretesti “umanitari”, sugli attori, sugli svolgimenti ed esiti: l’autrice li ha direttamente constatati in loco e sulla pelle delle vittime,nel corso delle sue presenze pacifiste in Afghanistan, Serbia, Iraq, Libia. Gli interventi militari diretti sono la manifestazione più evidente di una tradizionale aggressione economica e politica. Una manifestazione periodicamente “necessaria” alla rapina di risorse e al predominio strategico. 2. Della Operazione Unified Protector come è stata chiamata la guerra “umanitaria” della Nato più petromonarchie più alleati libici, contro la Libia, il libro decifra le numerose e tuttora diffuse menzogne che l’hanno preceduta per favorirla, accompagnata per giustificarla, seguita per…perdonarla. Ancora una volta (e più che mai) la disinformazione permette le guerre. Il ruolo dei media e in generale della comunicazione è stato riassunto così da Lucio Caracciolo di Limes: “Questa guerra sarà ricordata come il collasso dell’informazione”. 3. Nel ruolo incredibile (letteralmente parlando) svolto dai media, sono stupefacenti le affinità con la propaganda dei conflitti precedenti; l’azione degli spin doctors che manovrano media e attori belligeranti sfrutta la mancanza di memoria storica. Il pretesto umanitario ha scelto la contingenza utile - la "primavera araba" - a celare le cause vere dell’intervento, anch’esse così simili ad altri scenari; e le vere conseguenze della guerra: un “riassunto libico” dell’oggi dà un quadro tragico della situazione nella quale la guerra ha fatto precipitare quel paese. 4. E’ anche essenziale indicare, nelle cinque guerre, il posizionamento dei vari attori statali e non: chi – magari con una certa “eterogenesi dei fini” - ha lavorato per la pace e chi l’ha boicottata; il caso libico è molto interessante e potrebbe indicare un’evoluzione fausta o infausta a seconda degli impegni. 5. Ma parallelamente occorre essere attenti al fallimento dei movimenti, della società civile, degli “attori di pace”, soprattutto quelli appartenenti geograficamente alle nazioni belligeranti. Attori che dal 1991 hanno intrapreso attività antiguerra (alle quale l’autrice ha partecipato) manifestamente inefficaci e spesso autoreferenziali. Fino al 2011: dove abbiamo assistito all'ignavia o alla complicità dei "movimenti" occidentali (pacifisti, ecologisti, altermondialisti, per i beni comuni, contro la crisi, umanitari, solidali, sindacali…), pochi anni fa considerati la "seconda superpotenza pacifista", malgrado la loro incapacità di “fermare le guerre” come da obiettivo dichiarato. Pochissime le eccezioni e frustranti i loro sforzi. Perché è andata così? Occorre costruire una risposta collettiva. A CHE SERVE DUNQUE QUESTO LIBRO BIANCO? La seconda parte del libro è una chiamata all’azione. Partendo da una piccola “storia delle azioni pacifiste nelle cinque guerre”, si può insieme cercare di capire quali nuove sinergie potrebbero funzionare. Magari in una “Rete internazionale per la verità sulla Libia e contro le guerre occidentali”: una delle finalità del progetto “Libia. L’ultima delle guerre!”. Si propone un impegno collettivo su due piani: informazione; azioni. Primo, l’accesso all’informazione. La vera democrazia è avere accesso a informazioni veritiere. Per poter decidere. Si può pensare che, avendo con l’avventura libica toccato il fondo quanto a pretesti per la guerra e quanto a mancanza di impegno popolare, da qui si possa e debba ripartire per un impegno futuro contro le guerre imperialiste da parte di cittadini e governi non belligeranti? Il secondo piano dell’impegno collettivo per prevenire altre guerre (anche a ridosso delle stesse) è un’articolazione di azioni, nel quadro di una Rete internazionale per la verità sulla Libia e contro le guerre occidentali, che il libro vorrebbe contribuire ad alimentare. Azioni economiche e strutturali, azioni dirette, azioni legali, azioni di solidarietà. Un’evoluzione rispetto alle numerose ma scoordinate attività dispiegate dai diversi gruppi in questi venti anni di storia. Il sostegno al libro bianco permetterà anche di contribuire alle attuali attività di militanza dell’autrice (in particolare appoggio a legali per cause penali contro la Nato, azioni mai perseguite seriamente e in modo coordinato e internazionale, nelle guerre precedenti; e impegno a favore delle vittime libiche e migranti del conflitto). Ma alla fine il nostro impegno deve riguardare "tutte le guerre". Ai popoli, al clima, alla natura, ai viventi. Nota. Il libro è frutto dell’impegno ventennale dell’autrice contro le guerre occidentali come via cruentissima per il mantenimento di un sistema mondiale di privilegio e apartheid e di un modello produttivo e di consumo distruttivo e iniquo. Dunque un impegno ecosociale per la pace. Almeno, di quelle occidentali. |
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