R: [pace] SIRIA: rapporto di Human Rights Watch



Avevo gia' letto questo rapporto ed ero rimasto colpito del fatto che Human Rights Watch lo avesse redatto "in base alle testimonianze di piu' di 60 soldati che hanno deciso di abbandonare l'esercito". Vi sono infatti 15 mila di questi soldati che attualmente sono inquadrati nell'Esercito Siriano di Liberazione e che - dopo aver detto di essersi rifiutati di sparare sulla folla - ora sparano senza problemi sui poliziotti e sui soldati del regime.


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Date: Mon, 19 Dec 2011 15:02:40 +0100 (CET)
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Subject: [pace] SIRIA: rapporto di Human Rights Watch

manifestanti/http://wwww.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2011/12/15/visualizza_new.html_13846488.html

 

Siria:ordine era sparare su manifestanti

Rapporto Human Rights Watch, autorizzati omicidi e torture

15 dicembre, 09:21

 

Siria:ordine era sparare su manifestanti (ANSA) - IL CAIRO, 15 DIC - I comandanti dell'esercito siriano hanno ordinato di aprire il fuoco sui manifestanti disarmati, ''autorizzando omicidi, torture e arresti illegali''.

L'ordine era chiaro: le manifestazioni dovevano essere fermate ''con ogni mezzo''. E' quanto emerge da un rapporto di Human Right Watch (Hrw), redatto in base alle testimonianze di piu' di 60 soldati che hanno deciso di abbandonare l'esercito.

I disertori hanno fatto all'ong i nomi di 74 militari che hanno autorizzato gli omicidi.

 http://www.lapresse.it/mondo/asia/siria-hrw-comandanti-esercito-danno-ordine-di-sparare-per-uccidere-1.100000

Siria, Hrw: Comandanti esercito danno ordine di sparare per uccidere

Foto: LaPresse

Beirut (Libano), 15 dic. (LaPresse/AP) - Decine di comandanti e ufficiali militari siriani hanno dato l'ordine diretto ai soldati di sparare sui manifestanti per ucciderli. È quanto si apprende da un rapporto di 88 pagine diffuso oggi da Human Rights Watch, secondo cui gli ufficiali hanno obbligato o autorizzato i loro subordinati a torturare i dimostranti arrestati. Il documento si basa su oltre 60 interviste a soldati defezionari o ad agenti dell'intelligence. Il gruppo per i diritti umani ha identificato in tutto 74 comandanti che avrebbero ordinato gli abusi. A inizio mese, il presidente siriano Bashar Assad ha rilasciato un'intervista all'Abc dicendo di non avere mai ordinato la brutale repressione delle rivolte nel suo Paese. Anna Neistat, direttrice per le emergenze di Hrw, sostiene nel resoconto che Assad "doveva per forza essere a conoscenza degli abusi".

"I soldati disertori ci hanno riferito nome, grado e localizzazione di chi ha dato loro l'ordine di sparare e uccidere e ogni ufficiale nominato in questo rapporto, fino a quello con il grado più alto nel governo, deve rispondere per i crimini commessi contro il popolo siriano", ha proseguito Neistat. Tutti i militari ascoltati da Human Rights Watch hanno detto di aver ricevuto ordini da parte dei loro comandanti per fermare le proteste pacifiche "con ogni mezzo possibile". I soldati hanno interpretato la frase come un'autorizzazione all'uso della forza letale, specialmente perché gli ufficiali hanno consegnato loro munizioni vere e non di gomma.

Circa la metà dei 60 militari intervistati ha riferito al gruppo di aver ricevuto ordine diretto di sparare su manifestanti o passanti, con la promessa che nessuno di loro sarebbe stato ritenuto colpevole per gli omicidi. In alcuni casi, si apprende dal resoconto di Hrw, gli stessi comandanti hanno preso parte alle uccisioni. Se saranno confermati, prosegue il documento, questi abusi costituiscono crimini contro l'umanità e quindi il Consiglio di sicurezza dell'Onu dovrebbe deferire la Siria alla Corte penale internazionale.

"Il presidente Bashar Assad può cercare quanto vuole di distanziarsi dalla brutalità implacabile del suo governo, ma anche se sostiene di non aver ordinato la repressione, questo non lo assolve da una responsabilità penale", ha spiegato Neistat. "Come comandante delle forze armate - ha continuato - doveva per forza essere al corrente di questi abusi. Se non gli sono stati comunicati dai suoi subordinati, allora ne è al corrente da resoconti inviati da Onu e Hrw".

 

Pubblicato il 15 dicembre 2011