SIRIA/ Wazne (politologo): gli Usa vogliono un nuovo Afghanistan



intervista in direzione diversa dall'ondata anti Siria
naturalmente da prendere cum grano salis, capendo da che area arriva

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SIRIA/ Wazne (politologo): gli Usa vogliono un nuovo Afghanistan

martedì 13 dicembre 2011

“A fomentare la rivolta contro Assad in Siria sono stati gli Americani e i loro alleati, il cui obiettivo è destabilizzare il principale amico di Ahmadinejad in Medio Oriente. Agli Usa non importa nulla della democrazia”. Ad affermarlo nel corso di un’intervista esclusiva a Ilsussidiario.net è Kamel Wazne, analista politico libanese, dall’osservatorio privilegiato di Beirut. Per il politologo libanese, che si definisce “musulmano non praticante” e che è stato più volte intervistato dalla BBC, “la strategia degli Usa nella regione è sempre stata di corto respiro. Oggi dimenticano che la caduta di Assad rappresenterà una vittoria di Al Qaeda, proprio come avvenne in Afghanistan per colpa del sostegno assicurato dagli Americani ai mujaheddin. I cristiani, che hanno sempre appoggiato il regime siriano, saranno devastati dalla sua caduta subendo vendette a non finire e finendo per essere presi di mira ed emarginati”.

 

Qual è stato il fattore scatenante delle rivolte cui abbiamo assistito in Siria negli ultimi mesi?

 

Dietro alle proteste siriane ci sono gli Stati Uniti e i loro alleati, che hanno più volte invitato l’opposizione a non deporre le armi. L’ambasciatore statunitense si è incontrato diverse volte con i ribelli siriani e li ha sollecitati a proseguire le proteste, invece di impegnarsi per stabilizzare la situazione e perseguire la pace. E’ un’indicazione chiara del coinvolgimento americano in quanto sta avvenendo. Non è un caso che ieri il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, si sia incontrata con il capo dell’opposizione siriana. Ormai non è più possibile far credere a chiunque che gli americani non siano interessati a destabilizzare il regime di Bashar Assad.

 

Quale interesse avrebbero gli Usa nel destabilizzare il governo siriano?

 

Attualmente il regime di Assad rappresenta la resistenza contro gli Usa in Medio Oriente e ha combattuto gli interessi americani in Iraq e in Libano. Inoltre non ha firmato un trattato di pace con Israele ma soprattutto, ed è questo il vero motivo, Assad è stretto da un patto di ferro con l’Iran. Gli americani quindi sono convinti del fatto che un cambio di regime per loro sarebbe vantaggioso. Ma non dobbiamo dimenticare che il regime di Assad ha aiutato a combattere il terrorismo e in particolare Al Qaeda, e nello stesso tempo ha difeso l’integrità araba specialmente quando l’Iraq ha invaso il Kuwait.

 

Ma i siriani che protestano sono tutti agenti della Cia?

No, ritengo che si suddividano in due tipologie. Alcuni sono persone sincere che protestano perché vogliono che il governo promuova delle riforme. Il presidente siriano però si è detto disponibile a farle, anche se le riforme richiedono tempo. Inoltre tra i ribelli ci sono degli elementi legati al terrorismo, che stanno lavorando per destabilizzare la Siria. Non a caso i manifestanti stanno uccidendo le persone, distruggendo le infrastrutture nazionali e invitando le potenze straniere a invadere il Paese.

 

Che cosa accadrà in Siria se Assad dovesse cadere?

 

Assisteremmo al montare dello stesso odio settario che abbiamo visto in Iraq. Anche se è ancora più probabile che, nel momento in cui non vi sarà più nulla a contenere la guerra su base religiosa, si verifichi una situazione molto simile a quella dell’Afghanistan. Cioè a una crescita del fanatismo fondamentalista e di Al Qaeda, che sono un elemento presente in Siria dove attualmente si contrappongono al regime. Un pericolo non solo per la Siria e per i loro vicini, ma per l’intero Medio Oriente e soprattutto per gli Stati Uniti e tutto l’Occidente. I piani americani sono di corto respiro, negli anni ’80 hanno trattato con i mujaheddin afghani, i veri artefici del ritorno di fiamma di Al Qaeda e dei talebani, che dopo essere stati alleati degli Usa gli si sono rivoltati contro.

 

Esiste però una differenza tra questi Paesi: Iraq e Afghanistan hanno subito un’invasione, mentre in Siria a protestare sono gli stessi siriani …

In realtà la vera differenza è che l’Iraq aveva invaso il Kuwait, la Siria invece non ha attaccato nessuno. La comunità internazionale inoltre, attraverso gli Usa e i governi occidentali, si sta dando molto da fare per contrastare la Siria, imponendole delle sanzioni. E questo non è certo un bene per la regione. Oggi l’America ha imparato dai suoi stessi errori commessi in Iraq, e non può permettersi un’altra invasione di quelle proporzioni. Washington di fatto non ha ottenuto nulla dispiegando milioni di soldati in Medio Oriente. Un attacco militare in Siria oggi trascinerebbe l’intera area in uno stato di calamità. Non dimentichiamoci che l’Iran controlla lo stretto di Hormuz da cui passa tutto il petrolio che transita dal Medio Oriente.

 

Se Assad non ha nulla da nascondere, perché non lascia entrare gli osservatori Onu?

 

L’Onu in passato non si è comportato in modo leale. Prima dell’invasione Usa in Iraq, Colin Powell affermò che Saddam Hussein aveva delle armi di distruzione di massa, solo per lanciarsi in una guerra al termine della quale abbiamo scoperto che tutto questo non era vero. Tanto che lo stesso Colin Powell si è scusato di fronte al mondo.

 

Se Assad cadesse, quali sarebbero le conseguenze per i cristiani siriani?

 

La minoranza cristiana in Siria sarà devastata. Gli islamisti siriani infatti non hanno alcun rispetto per i seguaci di Cristo, e si ripeterebbero quindi gli stessi fatti che si sono verificati in Iraq: i cristiani sarebbero presi di mira ed emarginati.

 

Perché ne è così sicuro?

Dobbiamo ricordarci che la minoranza cristiana ha ancora una posizione di primo piano nel governo di Assad, e se quest’ultimo dovesse cadere scatterà la vendetta contro di loro. La voce dei cristiani in Siria è infatti ancora molto esitante nei confronti di un eventuale cambio di regime, perché avvertono che appena Assad cadrà diventeranno subito un bersaglio. Per loro è una situazione davvero spaventosa. Abbiamo visto del resto quanto è avvenuto in Egitto, dove i partiti islamici si sono affermati nel primo livello delle elezioni, e prima ancora in Iraq.

 

Hezbollah, sostenuto dal regime siriano, è altrettanto aggressivo nei confronti dei cristiani libanesi. Anche Assad quindi promuove l’odio settario …

 

No, non penso che sia così: Hezbollah ha trattato molto bene i cristiani libanesi. Attualmente il movimento sciita ha una posizione dominante nel potere nazionale, e tuttavia i cristiani continuano ad avere il controllo di una parte significativa del governo. La maggior parte delle posizioni principali all’interno dell’esecutivo sono infatti in mano ai cristiani libanesi: questi ultimi quindi non si sentono minacciati da Hezbollah. Qualcuno di loro può avere avuto qualche problema con il movimento sciita, ma se guardiamo bene come stanno le cose, i cristiani continuano ad avere una posizione di superiorità in Libano. Il presidente del Libano, Michel Suleiman, è un cristiano maronita, come lo sono il capo dell’Esercito e il governatore della Banca Centrale. Quindi i cristiani in Libano hanno ancora il potere nelle loro mani.