Amen
Il 17 dicembre (a partire dalle ore 10) andremo fino
alla Base di Decimomannu per vedere da dietro la recinzione
che faccia hanno quelli che non vedono l'ora
di partire per bombardare i civili siriani e iraniani.
Andremo lì a vedere che faccia hanno quelli che hanno
bombardato i civili libici e prima quelli iracheni e
afghani. A vedere se sembrano anche loro degli esseri umani
e a chiedergli cosa si prova ad uccidere vecchi, donne e
bambini dall'aereo, se si sentono coraggiosi soldati o dei
comuni, piccoli vigliacchi. Se credono davvero che la
democrazia si esporti così o se sanno bene che stanno
semplicemente aprendo la strada a ladri di petrolio e di gas
altrui. Se avranno il coraggio di avvicinarsi alla rete gli
chiederemo come si sentono ad essere mal sopportati da tutti
coloro che sono costretti da governi meschini ad ospitare le
loro basi militari, se il fatto di esser armati fino ai
denti li fa sentire comunque al sicuro anche dalle loro
coscienze o se di tanto in tanto sentono un vuoto, la
vertigine buia di un'esistenza fatta di
violenza e sopraffazione. Gli diremo di andarsene, di
tornare a casa loro, dalle loro famiglie, dai loro figli se
hanno avuto il coraggio di metterne al mondo, a dirgli che
hanno buttato via una parte della loro vita e che avranno
sempre con loro i fantasmi dei morti che si sono lasciati
dietro. Gli diremo di portarsi via tutto, le bombe, gli
aerei e i loro documenti coperti da segreto militare. E la
loro vergogna se riescono a sopportarla. Gli chiederemo di
lasciarci vivere, di abbandonare questo posto che vuole
tornare ad essere un luogo dove è possibile la pace, dove le
persone possano coltivare e mangiare il cibo che la terra
partorisce senza la paura di morire per i veleni che le basi
abbandonano nei luoghi maledetti che sono assegnati per la
loro costruzione. Gli diremo che siamo stanchi di loro e
della loro arroganza, della loro stupidità e ignoranza. E
chiederemo al nostro governo di smettere di spendere i
nostri soldi per cacciabombardieri, radar e altri strumenti
di morte, gli chiederemo di smettere di succhiare il sangue
di chi lavora per darlo a banche internazionali elette da
nessuno a definire i destini del mondo. E chiederemo di
impegnare quei soldi per le persone che non hanno i soldi
per vivere, per i ragazzi che devono studiare, per i vecchi
che devono avere una vecchiaia dignitosa, per ricomporre
boschi, terreni coltivabili, fiumi e città come si faceva
nelle società degli uomini. Gli chiederemo di curare i beni
comuni e di non svendere la vita degli esseri umani per
ripianare bilanci. E poi, da dietro la rete, aspetteremo le
risposte alle nostre domande. E non avremo più voglia di
sentire parole vuote di saltimbanchi ma risposte coraggiose.
Perché tutti ci si possa salvare.
Cagliari Social Forum