Re: [pace] Lo diciamo a Monti e Napolitano?



Caro amico,
hai ragione. Personalmente scriverò una mail con soli tre punti:
1. tassare i ricchi;
2. tagliare le spese militari;
3. abrogare la Bossi Fini e tutte le leggi ad personam.
a presto
Giuliano
(http://giulianofalco.blogspot.com)

Il giorno 14 novembre 2011 10:44, Ernesto Celestini <ernestocelestini at hotmail.com> ha scritto:

Sta per nascere un nuovo governo. Senza illusioni ma per dovere civico ho creduto giusto fare come tanti altri (vedi messaggi e articoli sotto) ed informare il Presidente che esiste ancora una società attiva che non abdica e chiede rispetto e dignità per se e per i propri figli.

 

Invito tutti a inviare a https://servizi.quirinale.it/webmail  altre lettere con contenuto simile, il formato è libero e segue conferma per ricezione.

 

Lettera inviata alla Presidenza della Repubblica Italiana il 14. Nov. 2011:

 

Roma, 14 Novembre 2011

 

Sig. Presidente,

 

sono un sessantenne, in cassa integrazione e fortunato prossimo pensionato.

Oltre a volerLa ringraziare per la Sua iniziativa che ha dato finalmente una svolta alla miserevole situazione politica italiana, mi permetto di chiederLe di verificare che tra i compiti che dovrà svolgere il nuovo Governo venga contemplata anche una attenta analisi delle spese pubbliche presenti e passate, considerate da sempre, essenziali per il buon andamento dello Stato.

Mi auguro e spero che potranno finalmente essere considerate inutili e dannose tutte le spese causate dalle lunghe, complesse e obsolete procedure che regolano tutta la vita pubblica e servono solo per mantenere privilegi per uomini, caste ed aziende legate ad antichi interessi e che vegetano e prosperano a spese del popolo.

Confidiamo in Lei, Sig. Presidente, perché non lasci inascoltate le tante iniziative che gridano la loro ostilità alla voglia di guerra con cui i “media” minacciano il mondo. Spero che riceva molte lettere come la mia, inviate per chiedere il rispetto della propria dignità di cittadino che ha concesso un mandato ai politici per gestire il Paese, a proprio nome, e ha visto questo mandato stravolto . Si sente chiedere maggiori sacrifici, mentre i propri soldi vengono dissipati per missioni militari che nessuno vuole e che servono solo a difesa di contratti milionari delle multinazionali o per comprare auto corazzate per generali e per il loro personale di servizio o per comprare 130 aerei caccia F35.

Come Lei, sono un uomo onesto e non imbevuto di principi, come la maggior parte dei nostri concittadini e la prego di ricordare al nuovo Primo Ministro, con tutta la Sua autorevolezza, che la pace conviene a chi vive e a chi non muore. Crea lavoro e benessere.

Questa settimana si terrà alla Bocconi di Milano una “Conferenza Mondiale della Scienza per la Pace”. In un momento in cui c’è chi paventa l’uso di armi nucleari in una prossima guerra in Iran, una drastica riduzione delle spese militari italiane e l’investimento delle stesse risorse per lo sviluppo di energie alternative, wellfare, ricerca o istruzione darebbe un segnale non solo economico, ma culturale a tutto il mondo.

Prendiamolo il coraggio di tornare a dare esempi. Subito.

Come dicono gli uomini del marketing e della finanza, a cui “tanto” dobbiamo, trasformiamo il nostro momento di profonda crisi in una splendida opportunità di riscatto e chiediamo all’Europa di fare altrettanto.

Con sincero apprezzamento per quanto sta facendo per il nostro paese, mi consenta un forte abbraccio

 

Ernesto Celestini

 

Presidenza della Repubblica - La Posta del Quirinale

servizi.quirinale.it

La pagina della posta del Quirinale

 

 

 

 

 

 

 

-----Messaggio originale-----
Da: pace-request at peacelink.it [mailto:pace-request at peacelink.it] Per conto di Alessandro Marescotti
Inviato: domenica 13 novembre 2011 22.38
A: news at peacelink.it; Lista pace Peacelink; Lista disarmo
Cc: Lista Progetto
Oggetto: [pace] La pace conviene. Crea lavoro e benessere. Lo diciamo a Monti e Napolitano?

 

Cari amici, in questo momento in cui si sta per formare un "governo contro la crisi" propongo che si diffonda questo articolo "Che business, la pace!" (lo incollo sotto) e che venga richiesta al mondo politico una riconversione delle spese militari in spese di pace per sostere quel welfare che sarebbe la prima vittima dei "tagli contro la crisi".

 

Scriviamo subito a Napolitano per dire che - in questo momento di crisi - occorre tagliare sull'acquisto dei caccia F-35. Se non ora quando?

 

Questo e' il link per scrivere al Presidente della Repubblica

https://servizi.quirinale.it/webmail

 

La nostra voce non puo' mancare in questo momento delicato nel quale - in nome dell'austerita' - potrebbero essere decisi tagli sbagliati su stato sociale, tutela ambientale e lotta alla poverta', lasciando invariate le spese per la guerra.

 

--- Articolo da diffondere ---

 

Che business, la pace!

 

ECONOMIA POSITIVA

 

Per uscire dalla crisi: convertire le spese militari in welfare. La proposta da 4 Nobel in convegno a Milano

 

di Daniela Condorelli

 

La pace conviene. Crea solidità, salute, benessere. Più della guerra. Lo dimostra il "Global Index of Peace dell'Institute for Economics and Peace", istituto australiano di ricerca indipendente che identifica i benefici economici della pace; un mondo senza conflitti nel 2010 avrebbe fruttato oltre 8mila miliardi di dollari, si legge nell'ultimo report dell'istituto fondato da Steve Killelea per misurare lo status pacifico di 153 paesi. Un terzo di questa cifra rappresenta le attività di industrie belliche riconvertite; i restanti due terzi gli input in più all'economia se il pianeta fosse in pace.

 

"C'è una stretta correlazione tra pace e benessere", commenta Killelea. "Basterebbe una riduzione del 25% nella violenza per risparmiare 2mila miliardi di dollari. A cosa servirebbero? A coprire i costi del Millenium Development Goals, gli obiettivi del Millennio stabiliti per il 2015, a eliminare il debito pubblico di Grecia, Portogallo e Irlanda e affrontare i danni del terremoto giapponese".

 

Che il disarmo sia economicamente conveniente lo ripete da tempo Francesco Vignarca, responsabile della Rete Italiana per il Disarmo, autore de "Il caro armato" (ed. Altreconomia) e del blog "I signori delle guerre". Vignarca fa notare come al primo accenno di stallo del settore le maggiori industrie di armamenti italiane abbiano annunciato migliaia di licenziamenti. E cita una ricerca dell'Università del Massachusetts: "Se investiamo un miliardo di dollari nella difesa abbiamo 11mila nuovi posti di lavoro; 17mila se lo impegniamo nelle energie rinnovabili, 29mila se andasse al settore educazione". Se non bastassero etica ed economia, un'ulteriore spinta alla necessità di un ripensamento globale la dà la scienza.

 

Il 18 novembre a Milano si incontreranno i premi Nobel aderenti al movimento Science for Peace voluto da Umberto Veronesi. A parlare per loro il vicepresidente del progetto, Alberto Martinelli, professore di scienze politiche e sociologia alla Statale di Milano. "La guerra è un'invenzione sociale, non una necessità evolutiva", spiega Martinelli illustrando la "Carta di Science for peace che verrà sottoposta" agli insegnanti e discussa nelle scuole: lo scopo è promuovere lezioni di educazione alla pace e prevenzione dei conflitti, come si insegnano le scienze e la biologia. Ma quanto si potrebbe fare se l'economia di guerra venisse riconvertita in educazione alla pace, aiuto allo sviluppo e salute globale? Pirous Fateh-Moghadam, dell'Osservatorio Italiano sulla Salute Globale, autore del capitolo "Guerra e salute" dell'ultimo rapporto dell'Osservatorio (ed. ETS), considera la prevenzione della guerra dovere professionale di ogni medico. E cita Martin Luther King: "Una nazione!

  che spende di più nei programmi di difesa che in quelli di miglioramento sociale è una nazione spiritualmente morta". Sul tema guerra e pace Fateh-Moghadam fa una serie di confronti interessanti: "Il consumo energetico militare di un anno degli Usa basterebbe per il trasporto pubblico di tutte le città americane per 14 anni". Oppure: "Con la metà dei soldi spesi per la guerra in Iraq si potrebbero garantire le vaccinazioni di base per tutti i bambini del mondo". Per migliorare la salute nel Sud del mondo, del resto, basterebbero 35 dollari a persona all'anno. È l'Organizzazione Mondiale della Sanità a stimarlo nel report Macroeconomia e salute. Invece la tendenza va in senso contrario: verso lo smantellamento degli aiuti. La denuncia è circostanziata nel Libro bianco sulle politiche pubbliche di cooperazione allo sviluppo in Italia, pubblicato in giugno dalla rete di associazioni che si occupano di diritti umani e finanza etica di sbilanciamoci.org. Nel 2010 l'ammontare it!

aliano degli aiuti pub¿

Un capitolo, quello degli F-35, che la dice lunga in tema di economia di guerra e di pace. Nel 2002 il nostro paese si è impegnato ad acquistare 131 caccia-bombardieri F-35: una dozzina di aerei l'anno dal 2013 al 2024 per la modica cifra di 122 milioni a velivolo, cifra in crescita man mano che lo sviluppo dei nuovi caccia procede tra mille intoppi. Esperto in materia, Francesco Vignarca interverrà alla conferenza di Science for Peace nella sezione dedicata agli armamenti: "In 10 anni e oltre 15 miliardi di spesa, l'investimento negli F-35 creerà solo 600 posti di lavoro". E mentre Gran Bretagna e Paesi Bassi tagliano gli acquisti dei nuovi caccia, sbilanciamoci.org, Rete Disarmo e Tavola della pace promuovono la campagna Stop F-35. Denunciando: "Con questi soldi si possono costruire 2mila asili pubblici o mettere in sicurezza 10mila scuole". È ancora Vignarca a ricordare come l'obiettivo dei Millennium goals di dimezzare la povertà nel mondo entro il 2015, che non verrà ra!

ggiunto per mancanza di fondi, costerebbe 760 miliardi di dollari in 15 anni. E che ogni anno le spese militari sono più del doppio. Lo afferma il Sipri, l'Istituto internazionale di ricerche per la pace di Stoccolma, che pubblica un annuario con le spese militari. Nel 2010, si legge nell'ultimo Yearbook, la spesa militare mondiale è stata di 1630 miliardi di dollari. Con un aumento del 49% rispetto al 2000. L' Italia è al 10 posto, con 37 milioni di dollari nel 2010.

Se la politica non sente le ragioni dell'economia, la battaglia per un futuro di pace si sposta sul terreno della scienza: a Science for peace Chiara Tonelli, professore di genetica all'Università di Milano, presenterà Agrisost: "Spesso i conflitti nascono dalla mancanza di risorse alimentari e la pace passa per un benessere fatto di acqua, cibo e medicine a cui tutti hanno diritto".

 

Agrisost è un progetto per sviluppare piante che crescano con meno acqua, per potersi adattare a luoghi con scarse risorse idriche. Emblema di una scienza che si attiva per la pace è anche l'attività dei medici di Together for Peace, altra costola della Fondazione Veronesi, una task force che si occupa di formare specialisti in oncologia nelle regioni colpite da conflitti con borse di studio, ambulatori e training per i medici. Un esempio è il progetto di allestimento di strutture per la diagnosi precoce in provincia di Herat, Afghanistan.

 

IL DISARMO IN NUMERI: CHE COSA SCEGLI?

 

100 milioni di dollari:

- un cacciabombardiere F-35

- oppure 465mila trattamenti anti-aids per bambini

 

- 89 milioni di dollari un missile Trident II

- oppure 8 milioni e 900mila trattamenti anti-tubercolosi

 

- 2,7 miliardi di dollari un sottomarino Virginia

- oppure un anno di cura per 7,5 milioni di madri sieropositive

 

- 4 miliardi di dollari la spesa di un giorno per mantenere gli apparati militari

- oppure un anno di controllo della malaria (un milione di morti l'anno)

- 1200 miliardi di dollari le spese militari di un anno dei paesi ricchi

- oppure 1,5 volte quello che serve per dimezzare la povertà nel mondo nel 2015

 

- 15 miliardi di euro 131 cacciabombardieri

- oppure 10 milioni di pannelli solari

 

- 1,4 miliardi di euro il costo della portaerei italiana Cavour

- oppure oltre 4mila nuovi asili nido

 

(elaborazione dati a cura di Francesco Vignarca, Rete Disarmo)

 

 

-- Da fare in fretta --

 

La conferenza mondiale Science for Peace apre il 18/11 all'Università Bocconi di Milano. Saranno due giorni di discussioni e interventi, con 37 relatori provenienti da 15 paesi riuniti per cercare concrete soluzioni di pace. Si parlerà, tra l'altro, di accesso all'acqua e al cibo, prevenzione e cura delle grandi malattie. Tra i relatori saranno presenti il premio Nobel per la pace 2003 Shirin Ebadi (di Nobel ce ne saranno altri tre); l'afghana Suraya Pakzad, rappresentante di Voice Women Organization; Brian Wood, responsabile Arms control and security trade di Amnesty International; il presidente dell'Accademia delle scienze del Pakistan, Atta-ur-Rahman e il Nobel per la medicina 2008, Harald zur Hausen. Nella due giorni verranno anche premiati i ragazzi che hanno vinto il concorso Scatta la foto di Science for Peace 2011, rivolto alle scuole superiori di tutta Italia, e presentato il primo codice di responsabilità bancaria sui finanziamenti all'industria delle armi. "Il cod!

ice propone uno standard nel tentativo di andare oltre alle prescrizioni di legge", commenta Vignarca. "L'obiettivo è farsi dare dalle banche i dati di come si stanno muovendo, cosa stanno finanziando". La partecipazione alla conferenza è gratuita, ma riservata a chi si registra sul sito

http://www.scienceforpeace.it

dove è possibile scaricare anche il programma completo.

 

fonte: d.repubblica.it n766 del 5 ottobre 2011

 

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