zizek



non posso essere a Roma perché malandato, ma vi penso
Vi invio il testo di un discorso tenuto da Zizek a New York
non so se ho azzeccato la lista giusta di peacelink... ma la giornata di oggi riguarda tutte le liste!

**************

Non siamo sognatori
Slavoj Žižek è andato a Liberty
plaza per parlare ai manifestanti
di Occupy Wall street. Ecco il
suo intervento
Slavoj Žižek, Verso Books, Gran Bretagna
Non siate narcisisti e non innamoratevi
dei bei momenti che
stiamo passando qui. Le feste
costano poco, la vera prova del
loro valore sta in quello che resta il giorno
dopo. Innamoratevi del lavoro duro e paziente:
siamo l’inizio, non la fine. Il nostro
messaggio di fondo è: il tabù è stato violato,
non viviamo nel migliore dei mondi possibili,
siamo autorizzati e addirittura costretti
a pensare a possibili alternative. La strada
davanti a noi è lunga, e presto dovremo affrontare
le questioni più difficili: non ciò che
non vogliamo, ma quello che vogliamo davvero.
Quale organizzazione sociale può sostituire
il capitalismo? Come dovranno essere
i nuovi leader? Le alternative del ventesimo
secolo non hanno funzionato.
Non prendetevela con i comportamenti
delle persone: il problema non sono la corruzione
e l’avidità, il problema è il sistema
che spinge le persone a essere corrotte. La
soluzione è cambiare un sistema in cui la
vita delle persone comuni non può funzionare
senza Wall street. Attenti non solo ai
nemici, ma anche ai falsi amici che fingono
di sostenerci ma sono già al lavoro per indebolire
la nostra protesta. Un po’ come il caffè
senza caffeina, la birra senza alcol, il gelato
senza grassi: cercheranno di trasformarci
in una innocua protesta morale. Ma
la ragione per cui siamo qui è che non ne
possiamo più di un mondo in cui per sentirci
buoni basta riciclare le lattine di Coca-
Cola, dare un paio di dollari in beneficenza
o comprare un cappuccino da Starbucks destinando
l’1 per cento al terzo mondo. Dopo
aver esternalizzato il lavoro e la tortura, dopo
che le agenzie matrimoniali hanno cominciato
a esternalizzare perfino i nostri
incontri sentimentali, ci rendiamo conto
che per troppo tempo abbiamo permesso di
esternalizzare anche il nostro impegno politico.
E vogliamo riprendercelo.
Ci diranno che siamo antiamericani. Ma
quando i fondamentalisti conservatori vi
dicono che l’America è un paese cristiano,
ricordatevi cos’è il cristianesimo: lo spirito
santo, la libera comunità egualitaria di credenti
uniti dall’amore. Noi siamo lo spirito
santo, mentre quelli di Wall street sono pagani
che adorano falsi idoli. Ci diranno che
siamo violenti, che il nostro linguaggio è
violento. Sì, siamo violenti, ma nel senso in
cui era violento il Mahatma Gandhi. Siamo
violenti perché vogliamo cambiare le cose,
ma cos’è questa violenza puramente simbolica
rispetto alla violenza che fa funzionare
il sistema capitalistico globale? Ci hanno
chiamato perdenti, ma i veri perdenti
sono quelli di Wall street, che sono stati salvati
con miliardi di dollari presi dalle vostre
tasche. Ci chiamano socialisti, ma negli
Stati Uniti esiste già un socialismo per i ricchi.
Vi diranno che non rispettate la proprietà
privata, ma le speculazioni di Wall street
che hanno provocato la crisi del 2008 hanno
cancellato più proprietà ottenute con il
lavoro di quante potremmo distruggerne
noi sgobbando giorno e notte. Pensate alle
migliaia di case pignorate.
L’inchiostro rosso
Non siamo comunisti, se il comunismo è il
sistema crollato nel 1990: e ricordate che i
comunisti ancora al potere oggi dirigono il
sistema capitalistico più spietato (in Cina).
Se siamo comunisti lo siamo solo nel senso
che abbiamo a cuore le risorse comuni –
quelle della natura e della conoscenza – minacciate
dal sistema. Vi diranno che state
sognando, ma i sognatori credono che le
cose possano andare avanti all'infinito così
come sono e si accontentano di qualche ritocco.
Noi non siamo sognatori, siamo il risveglio
da un sogno che si sta trasformando
in incubo. Conosciamo tutti la scenetta dei
cartoni animati: il gatto raggiunge il precipizio
ma continua a camminare, come se
avesse ancora la terra sotto i piedi. Comincia
a cadere solo quando guarda in basso e
si accorge dell’abisso. Noi ci limitiamo a ricordare
ai potenti che devono guardare in
basso.
Ma il cambiamento è possibile? Oggi il
possibile e l’impossibile sono distribuiti in
modo strano. Nel campo delle libertà personali,
della scienza e della tecnologia,
l’impossibile diventa sempre più possibile
(o almeno così ci dicono): possiamo godere
del sesso nelle sue forme più perverse, possiamo
caricare interi archivi di musica e
film, possiamo viaggiare nello spazio, possiamo
aumentare le nostre capacità fisiche
e psichiche intervenendo sul genoma, fino
al sogno di ottenere l’immortalità trasformando
la nostra identità in un software. Nel
campo delle relazioni sociali ed economi-
che, invece, siamo continuamente bombardati
da un “non potete”. Non potete compiere
atti politici collettivi (perché inevitabilmente
finiscono nel terrore totalitario),
non potete restare aggrappati al vecchio
stato sociale (perché fa perdere competitività
e provoca la crisi economica), non potete
isolarvi dal mercato globale. Forse è arrivato
il momento di invertire le coordinate
di ciò che è possibile e impossibile. Magari
non possiamo diventare immortali, ma è
possibile avere più solidarietà e assistenza
sanitaria?
A metà aprile il governo cinese ha proibito
i film che parlano di viaggi nel tempo e
di versioni alternative della storia, considerandoli
troppo pericolosi. Noi, nell’occidente
liberale, non abbiamo bisogno di questo
divieto: l’ideologia esercita un potere sufficiente
a impedire che le versioni alternative
della storia vengano prese sul serio. Per noi
è facile immaginare la fine del mondo – vediamo
tanti film apocalittici – ma non la fine
del capitalismo.
In una vecchia storiella dell’ex Germania
Est, un operaio viene mandato a lavorare
in Siberia. Sapendo che la sua posta sarà
controllata dalla censura, dice ai suoi amici:
Concordiamo un codice: se vi scriverò
usando l’inchiostro blu, vorrà dire che è tutto
vero; se userò l’inchiostro rosso, vorrà
dire che è tutto falso”. Dopo un mese i suoi
amici ricevono la prima lettera, scritta con
l’inchiostro blu: “Qui è tutto meraviglioso: i
negozi sono pieni, c’è da mangiare in abbondanza,
gli appartamenti sono grandi e
ben riscaldati, al cinema danno film occidentali
e ci sono tante belle ragazze pronte
all’avventura. L’unica cosa che manca è
l’inchiostro rosso”. Non è forse questa la
nostra situazione? Abbiamo tutte le libertà
che vogliamo, ma ci manca l’inchiostro rosso:
ci sentiamo “liberi” perché non abbiamo
un linguaggio capace di esprimere la
nostra mancanza di libertà.
La mancanza di inchiostro rosso significa
che i termini che usiamo oggi per indicare
il conflitto – “guerra al terrore”, “democrazia
e libertà”, “diritti umani” eccetera –
sono falsi, che mistificano la nostra percezione
della situazione invece di aiutarci a
pensarla. Voi, qui, state dando a tutti noi
l’inchiostro rosso.