intervista Amoroso sulla Grande Truffa



11 10 10 Bruno Amoroso - La grande truffa

Estratti (in parte sintesi mie, in parte letterali) dal colloquio di Enzo Rossi con Bruno Amoroso (docente economia politica in Danimarca), pubblicato in L'altrapagina (redazione at altrapagina.it), settembre 2011, pp. 26-27.

(enrico peyretti, 10 ottobre 2011)


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Sintesi nel sottotitolo redazionale:

La finanza internazionale ha espropriato i risparmi di milioni di persone senza che nessuno sia stato in grado di reagire.

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Sintesi mia dell'intervista:

Gli autori di questo colossale furto non sono in fuga, ma sono alla testa di tutte le istituzioni nazionali e internazionali che dovrebbero controllare e regolare la finanza.

L'economista Usa James Galbraith ha definito quel che è successo dal 2008 ad oggi: “La più gigantesca truffa della storia”.

I governi non possono reagire perché gli ideatori della truffa li hanno preventivamente ingabbiati in camicie di forza prima con i “Patti di stabilità e di crescita” e poi con l'euro.

Dicevano che la moneta unica, più forte delle monete nazionali, avrebbe protetto i paesi aderenti dagli assalti speculativi.

Sta accadendo il contrario: l'euro è la camicia di forza che impedisce al governo italiano di reagire, salvo rompere i vincoli che Europa e sistema finanziario internazionale ci impongono.

I paesi dell'euro sono cresciuti di meno, e in modo diseguale, rispetto a quelli rimasti fuori: Gran Bretagna, Danimarca, Svezia, …

L'Islanda è uscita dal sistema e si è rifiutata di pagare il debito imposto dalla finanza internazionale. Ma è paese piccolo e ha grande coesione politico-sociale.

Per Italia, Portogallo, Grecia è più difficile, anche perché le nostre autorità monetarie sono coinvolte nella grande truffa. Mario Draghi (governatore Banca d'Italia) è stato vicepresidente e manager diretto della Goldman Sachs, società tra i maggiori responsabili della grande truffa. Vedi sito ufficiale di Draghi.

Ora Draghi va alla Banca europea e a presiedere il Financial Stability Board, che ha l'incarico di riformare la finanza internazionale. Paradosso!!

I media non parlano di questo perché sono coinvolti in queste operazioni gigantesche.

Gli economisti che vedono e parlano non vengono mai invitati nei talk show. Si parla di P3, P4, P5, e va bene, ma non della grande truffa finanziaria contro i cittadini.

Le agenzie di rating sono parte del circo: società private costituite dagli stessi speculatori. Sono da incriminare per insider trading (reato di abuso di informazioni privilegiate). Vanno abolite o perseguite come organizzazioni mafiose.

I dirigenti dei grandi organismi finanziari non sono eletti e godono di totale autonomia. Mentre in Usa il governatore della Federal Reserve (la banca centrale) deve ogni sei mesi rispondere in Senato alle obiezioni e dimostrare che la sua politica corrisponde agli interessi generali, in Italia quando parla il governatore della Banca d'Italia tutti i politici e le massime autorità vanno ad ascoltarlo come l'oracolo di Delfi.

Sì, solo con la politica si può uscire dal vicolo cieco, purché essa riacquisti l'autorità che ha ceduto alle banche e a quegli organismi virtuali; purché riacquisti sovranità e faccia piazza pulita sia all'interno sia in quegli organismi internazionali.

L'arroganza di questo capitalismo predatorio non ha più nulla in comune con la produzione e il consumo. L'economia non è più qui.

Se i cittadini fossero informati potrebbero meglio selezionare dirigenti politici non collusi col potere speculativo.

La manovra del governo italiano è la copia di quella che l'Europa sta imponendo [e infatti l'approva].

La Danimarca, che non è nell'euro, se la cava meglio perché ha meno obblighi da rispettare.

Ad onor del vero: Tremonti, il ministro delle finanze italiano degli ultimi 3-4 anni, ha cercato di reagire alle imposizioni dell'UE; da tempo sta chiedendo eurobond e Tobin tax e una modifica delle regole della finanza internazionale.

In Italia si parla d'altro. Eppure il 40% del sistema finanziario non appartiene al circuito delle grandi banche. È un patrimonio importantissimo per un'altra finanza e un'altra economia. Economisti importanti come Stefano Zamagni, un'area come quella cattolica, insistono da tempo sulla necessità di creare un'altra società, un'altra impresa, un altro consumo.

È una sciocchezza discutere solo delle decisioni della finanza internazionale, oppure di quel che fa Marchionne, come se sul sistema produttivo Fiat (che non è più italiana, anche se i sindacati credono a questa finzione) si reggesse l'economia italiana.

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-- Indico alcuni miei altri invii sulla truffa millenaria  finanziaria, soprannominata "crisi":
1) Parabola degli asini, 8-10;
2) Petrella, Il tarlo della finanza, 9-10;
3) Sogno sulla truffa del millennio, 10-10;
4) Guido Viale, Verso la sostenibilità, 10-10;
5) Campagna sul congelamento del debito, 10-10; 6) Bruno Amoroso, La Grande Truffa, 10-10.
Ciao, Enrico