Re: [pace] Finora il 15 ottobre non si è indignato sulla guerra in Libia! (Messaggio breve)




Sono d'accordo. Facciamolo sapere ai parlamentari che dovranno votare sul rifinanziamento delle missioni all'estero.Giulio De la Pierre
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From: Mari Cor
Sent: Tuesday, September 27, 2011 1:03 PM
Subject: [pace] Finora il 15 ottobre non si è indignato sulla guerra in Libia! (Messaggio breve)


Chiedo scusa se intervengo a intasare la lista - non lo faccio da settimane - ma il messaggio sarà breve: né nei vari proclami e commenti e articoli degli uniti contro la crisi né nei vari manfesti dei vari indignati, né nei cortei sindacali, né nelle prese di posozione delle grosse organizzazioni della "società civile", né nelle marce della pace si sono viste prese di posizione contro la guerra in Libia. NOMINANDO LA GUERRA E NOMINANDO LA LIBIA (e l'Afghanistan).
 
Lo dico a ragion veduta. Ho tenuto i ritagli dei proclami, sono andata (siamo andati) a cortei e marce con i nostri cartelli, abbiamo organizzato sit in. Spero che all'estero siano meno egoisti e autocentrati.
 
Per me, se sotto questi cieli che non ricevono bombe dal 1945 e che anche durante la crisi rimangono cieli da privilegati, se da qui
non ci si indigna contro la guerra che facciamo sulle teste altrui,
ebbene mi sembra che ci si facciano solo gli affari propri.
 
M.C. (Torri in Sabina)
Da: "etdavoli at libero.it" <etdavoli at libero.it>
A: nowaroma <nowaroma at googlegroups.com>
Cc: nowaroma <nowaroma at googlegroups.com>
Inviato: Martedì 27 Settembre 2011 12:48
Oggetto: [nowaroma] 15 Ottobre dentro e oltre questa giornata

15 Ottobre: dentro e oltre quella giornata
In questi giorni sta maturando la preparazione di un grande appuntamento mondiale di protesta e di ribellione per il 15 ottobre prossimo.
Mondiale, perché coinvolgerà le piazze non solo europee ma anche quelle africane e di altri continenti.
Le popolazioni sono sopraffatte dalle politiche economiche dei propri governi, sia di quelli etichettati a sinistra come di quelli a destra, e debbono cogliere questa occasione per dare un segno inequivocabile della loro ribellione e del rifiuto di pagare ancora sulla propria vita e su quella delle generazioni future i costi di un sistema e di un modello di società che hanno fatto il loro tempo, e che è venuto il momento di sostituire con regole di convivenza e di organizzazione più solidali, più giuste e meno incatenate al mero interesse individuale.
In tutto il mondo, le manifestazioni, i cortei, tutte le iniziative che si realizzeranno in quella giornata sono rivolte direttamente ed esplicitamente contro i “luoghi del potere” più noti, cioè contro le sedi istituzionali del potere politico e quindi anche economico; esse si svolgeranno perciò, e non potrebbe essere altrimenti, di fronte ai palazzi governativi e nelle vie che circondano i parlamenti, a significare la rivolta contro le classi dirigenti di ciascun paese, la contestazione contro chi, etichettandosi come “rappresentante del popolo”, in realtà persegue gli interessi solo della classe dominante, delle banche, degli speculatori, e dei corrotti.
Non potrebbe e non dovrebbe essere altrimenti, perché questo appuntamento nasce dall’iniziativa di gruppi spontanei di opposizione (gli indignados spagnoli) che hanno come caratteristica peculiare proprio quella di essere al di fuori ed al di sopra di qualsiasi “ceto politico”, essendo espressione diretta del malcontento e appunto dell’indignazione popolare.
In Italia, manco a dirlo, invece, questo appuntamento rischia di essere stravolto dal massiccio intervento proprio di molti esponenti di questo ceto politico, da troppi politicanti e sindacalisti di mestiere, che desiderano utilizzarlo a fini elettoralistici, come vetrina per le loro belle facce di “oppositori” più o meno di comodo e più o meno morbidi, del governo.
E questo “inquinamento” politicante si sta traducendo nel tentativo di trasformazione profonda del significato di questa giornata, impregnata di uno spirito ipocritamente “unitario”, ma dove l’unità, al solito, non è quella del popolo, per l’appunto unito per difendere se stesso ed attaccare il potere, ma l’unità di gruppi politici e di lobbies partitiche e sindacali, che nulla hanno come obiettivo se non quello di sostituire una cordata di potere e di interessi che adesso domina con altre cordate ed altri centri di interessi che saranno analoghi e forse peggiori di quelli che ci opprimono ora.
È significativo, infatti, che si stia cercando di imporre un percorso del corteo nazionale a Roma lontano proprio da quei palazzi e da quel potere che dovrebbe essere l’obiettivo primario della protesta e della rivolta: vogliono intrappolare la nostra reazione in una sfilata retoricamente “unitaria”, in una festa pacifica (ci sarà anche il solito concertone finale ? chissà che avremo da festeggiare …), che per carità non disturbi lor signori e che soprattutto possa lasciare le cose irrimediabilmente immutate e che possa essere rapidamente dimenticata nel giro di pochi giorni, come tantissime altre che l’hanno preceduta.
Noi pensiamo che quella giornata non può e non deve essere vissuta come la celebrazione di una opposizione senza voce, che non ribalta i rapporti di forza, che non mostra tutta la rabbia che larghi strati di popolazione hanno in corpo da decenni.
Chi sceglie passivamente di subire l’influsso politicante, di strumentalizzare questa giornata per la ricerca di alleanze e patti elettorali, in vista di future spartizioni e coalizioni governative, sceglie di stare al di fuori della opposizione sociale che in questi anni e in questi mesi sta dando tutti segnali contrari a queste logiche falsamente “unitarie”, e sceglie quindi di stare fuori da quella rivolta dal basso contro le vessazioni del capitalismo internazionale che è l’unica strada possibile per costruire un’alternativa reale a questo sistema.

Roma, 27 settembre 2011                            COBAS - INPDAP