La verità sulla rivoluzione greca emerge da una nube di lacrimogeni



La verità sulla rivoluzione greca emerge da una nube di lacrimogeni

…La verità sulla natura nonviolenta del movimento degli indignati e lo storico week-end del 28 e 29 giugno, una repressione senza precedenti, provocazioni e propaganda dei mass-media.
Fino a maggio 2010
Un rapido esame della situazione politica in Grecia dal ritorno della democrazia nel 1974 mostra che la gente considera entrambi i partiti politici che si alternano al potere corrotti e responsabili del saccheggio del paese degli ultimi 37 anni. Oltre allo spreco di denaro pubblico, il crollo economico è stato causato da: 1) enormi prestiti. 2)l’inefficienza del settore pubblico. 3) uno sviluppo economico distorto e 4) eccessive spese militari. Dopo essere salito al potere nell’autunno 2009, vincendo le elezioni con un programma di politiche sociali, il nuovo governo “socialista” di Papandreou si è dichiarato sorpreso dal caos dell’economia greca ereditato dal governo precedente. Sei mesi dopo è stato così “costretto” a coinvolgere il Fondo Monetario Internazionale negli affari del paese, insieme alla Banca Centrale Europea e all’Unione Europea, conosciuti come la Troika.
Fino al 25 maggio 2011
L’accordo per il prestito, mai ratificato dal Parlamento Greco, poneva come priorità la riduzione dei salari, delle pensioni, dello stato sociale e delle leggi sul lavoro. Decine di tali leggi, riguardanti sia il settore pubblico che quello private, sono state cancellate. Allo stesso tempo, nonostante l’immissione di grandi quantità di denaro nelle banche greche, centinaia di piccolo imprese si sono viste negare il credito. La disoccupazione, soprattutto tra i giovani, è aumentata in modo vertiginoso. Perché la gente non ha reagito? Nel maggio 2010 oltre un milione di persone è sceso per strada, ma l’efficacia dei corrotti vertici sindacali non era all’altezza delle dimensioni della crisi. Solo un governo “socialista” poteva osare manovre così estreme, contando sul silenzioso appoggio dei sindacati. La sensazione generale era quella di sorpresa e stordimento di qualcuno che viene rapinato e non ha neanche la forza di chiamare aiuto. I greci hanno imparato così a convivere con il cosiddetto Memorandum d’Intesa e i continui attacchi alla qualità della loro vita. Tutto sembrava tranquillo. La gente pareva aspettare un segnale per reagire.
Il movimento degli Indignati in Grecia
Il segnale è arrivato dalla Spagna. “State zitti, o sveglierete la Grecia.” Chi ha creato questo slogan forse non si immaginava l’impatto che avrebbe causato. Dal 25 maggio fino a luglio, gli Indignati greci si sono accampati nella Piazza del Parlamento ad Atene e in altre 35 città, dando una risposta di maturità e dinamica sociale senza precedenti e mostrando cosa si può ottenere quando il cuore e la mente si uniscono. Le richieste principali sono: ritiro del Memorandum, uscita del FMI e ripudio del debito. Con assemblee quotidiane e procedure basate sulla democrazia diretta ci siamo mossi in tre direzioni: 1) pressione per non far passare un secondo memorandum, 2) ricerca di modi per dimostrare l’illegalità del debito e 3) ricerca di forme di organizzazione sociale che non permettano ad alcun “rappresentante” di negoziare ancora con le nostre vite. Il 29 giugno, tra incredibili pressioni, 155 membri del Parlamento hanno votato il cosiddetto governo di medio termine, cancellando ogni senso di rappresentanza ancora rimasto. Il secondo memorandum estende le misure al 2015, superando anche il primo. Oltre all’attacco agli stipendi e al sistema educativo e sanitario, si prevede la vendita dei servizi pubblici (energia, acqua, porti, aeroporti) e di enormi estensioni di terreni, impedendo di fatto ogni tentativo di ripresa dell’economia greca.
Propaganda
All’inizio i mass-media nazionali hanno visto gli Indignati come una novità attraente e un movimento ingenuo e gli hanno dato molto spazio, degradandone però le dinamiche e i veri obiettivi. Per circa 20 giorni, fino a metà giugno, il movimento ha così goduto di lunghi servizi giornalistici, ma quando, il 15 giugno, più di un milione di persone hanno occupato le strade della capitale intorno a Piazza Syntagma e migliaia di altri hanno manifestato in tutta la Grecia, il governo si è trovato a subire le pressioni dei mercati finanziari internazionali e i media hanno cambiato atteggiamento. Il movimento è diventato pericoloso ed è quasi riuscito a cacciare il governo. Questo è sopravvissuto solo grazie a una manovra dell’ultimo minute, cercando un’unita tra partiti e nominando ministro dell’economia quello che era stato fino a poco prima il delfino di Papandreou, E. Venizelos. Dal 16 giugno i mass-media nazionali hanno scelto il silenzio. Nonostante la crescente partecipazione della gente, i lunghi servizi e i titoli di testa sono finiti. Quando, il 29 giugno, la polizia ha lanciato un attacco senza precedenti contro i manifestanti, i mass media hanno cercato di censurarlo. Per fortuna la competizione interna lo ha impedito e il giorno seguente è emersa almeno una parte della verità. Dopo queste due giornate esplosive, si è tornati al sistema precedente e gli Indignati sono di nuovo spariti. D’altra parte, i mass-media internazionale non hanno mai mostrato il vero profilo degli Indignati, non hanno specificato che questa era una protesta quotidiana identica a quella spagnola, con un chiaro metodo nonviolento, ma al contrario hanno parlato solo degli scontri tra la polizia e un’infima minoranza di 200 violenti (su un milione). L’immagine corrispondeva ai pigri greci che prendono prestiti invece di lavorare e quando arriva il momento di pagare scatenano disordini. Peccato che secondo le statistiche i greci siano tra i meno pagati e con il maggior numero di ore lavorative alla settimana.
La provocazione
E gli scontri? Come si giustificano, se questo è un movimento nonviolento?
Si è parlato molto per trent’anni di quelli che provocano scontri d’accordo con la polizia, ma questa è stata la prima volta che il fenomeno è stato denunciato e discusso perfino in Parlamento. Il ministro della giustizia e dell’ordine pubblico ha dichiarato che il caso aveva bisogno di ulteriori indagini. Nel frattempo video e foto che dimostrano la verità cadranno nel dimenticatoio. Questo significa che tutta la violenza è opera della polizia? Naturalmente no. Un piccolo numero di agenti ha appiccato il fuoco e un numero maggiore di antagonisti l’ha alimentato. Pur parlando di democrazia, questi ragazzi non capiscono di danneggiare la grande maggioranza di concittadini decisi a condurre una lotta nonviolenta. Non capiscono che la violenza porta ad altra violenza e che la repressione è l’unica cosa che il sistema sa fare. Non capiscono che usando la violenza forniscono un enorme aiuto al sistema e gli permettono di: 1) attaccare manifestanti pacifici, 2) screditare moralmente tutto il movimento e 3)diffondere paura e panico, trattenendo dal partecipare potenziali protagonisti.
Repressione poliziesca
Il 29 giugno si è votato il programma a medio termine proposto dal governo. Fino a quel momento la polizia seguiva più o meno lo stesso copione: aspettare i disordini e poi intervenire con i lacrimogeni, disperdendo insieme agli “incapucciati” anche il resto dei manifestanti. In questo modo si attira l’interesse dei mass-media, offrendo loro le immagini che vogliono. Il 29 giugno, però, invece di attaccare 200 violenti, la polizia si è accanita contro centinaia di migliaia di dimostranti pacifici con una brutalità senza precedenti. Con una chiara violazione della Convenzione di Ginevra, ha lanciato 2.860 candelotti di prodotti chimici molto pericolosi per cacciare il movimento dalla piazza e ha inseguito la gente dentro caffè e ristoranti per chilometri tutt’intorno. La gente però non ha risposto come sperava il sistema, non se ne è andata, si è attrezzata con maschere improvvisate ed è rimasta a protestare contro il programma a medio termine e a farsi avvelenare i polmoni, con uno storico atto di disubbidienza civile, una resistenza nonviolenta simili a quelli organizzati dai movimenti di Gandhi e Martin Luther King. Il programma è diventato legge dello stato, ma lo stato ha perso la sua statura morale.
Il 29 giugno la Grecia ha perso quello che restava della democrazia.
Il 29 giugno ha segnato però una grande vittoria: la Grecia ha realizzato l’unità della gente che ha risposto in modo nonviolento, con estremo coraggio e determinazione, per ribaltare la più grande ingiustizia sociale della moderna storia europea. Lo sdegno della società è stato immenso. Il sindacato di polizia ha condannato il comportamento che ha dovuto mettere in atto e quello dell’esercito ha condannato la violenza poliziesca. Con l’aria ancora impregnata dal fumo dei lacrimogeni, il ministro della sanità ha dichiarato che i resoconti su un uso eccessivo della forza erano esagerati. Quando, nel dicembre 2008, Atene bruciava in seguito all’omicidio di un ragazzo di sedici anni da parte di un ufficiale di polizia, i mass-media hanno mostrato foto su foto di migliaia di persone che saccheggiavano la città. Ora, due anni e mezzo dopo, una maturazione di massa della coscienza greca ha dato uno dei segnali più incoraggianti della prima rivoluzione globale nonviolenta lanciata in centinaia di città del mondo dal movimento degli Indignati. Il colore di questa rivoluzione è il bianco, perché scaturisce dalla luce nelle nostre coscienze.
Kostas Klokas, Mondo senza guerre e violenza, Grecia