RE: [pace] Movimento per la pace: un movimento che non c’è… ancora!



Non c'è se Don Camillo e Peppone che non ci appoggiano ... siamo isolati ma ci siamo. Di Agosto non mi sembra che ce ne freghi molto, io proprio nel periodo delle vacanze sono andata nel 1986 a Lampedusa con cento donne dell'UDI contro i missili di Gheddafi, ma nè chiesa nè partiti ci diedero importanza. PERCHè NESSUNO DEI DUE SONO CONTRO LA GUERRA, nè storicamente nè tanto meno attualmente. Sono rimasta, e ancora lo sono , scioccata dalla presa di posizione di Napolitano (l'art. 11 chi lo dovrebbe difendere?) che dal pd con l'intervento della finocchiaro che ha usato i mezzucci di una vecchia dc per convincere (????? ma ci rendiamo conto?) il parlamento ad entrare in guerra. E siccome non si spiega che una comunista sia per la guerra imperialista di una maggioranza a cui lei si oppone, e non possono essere tutti così scemi da non sapere come stanno le cose, la conclusione non è che non ci sono pacifisti o stanno in vacanza , è che sono visibili solo quando al potere conviene. Io non smetto mai di essere una agit prop per la pace , all'occupazione del Teatro Valle il mio intervento artistico è stato contro  le attuali guerre dell'italia e per la pace : tutti a urlare ' pace !' con me e  grandi applausi , ma il messaggio è stato recepito come una mia eccentricità, e l'indomani ci sono stati commenti dagli occupanti : 'siamo tutti incazzati neri che viene a parlare di pace?' (sic!) Ci sarebbe voluto qualcuno di chiaro e sintetico che illustrasse chiaramente quello che sta succedendo, o al valle o qualsiasi altra situazione, anche nei bar, nei treni, ovunque ci sia un pò' di gente che parla, perchè l'informazione pacifista non la da il potere, nè tanto meno Don Camillo o Peppone. Rilanciamo l'attivismo pacifista, ma forse prima bisognerebbe chiarire bene : pace vuol dire pace  ( e non è certo in concorrenza con la fame anzi la sua assenza ne è una conseguenza)
paci, pilar
 
> Date: Mon, 5 Sep 2011 10:50:30 +0200
> From: a.marescotti at peacelink.it
> To: pace at peacelink.it
> CC: news at peacelink.it
> Subject: [pace] Movimento per la pace: un movimento che non c’è… ancora!
>
> LIBIA, LA NATO HA COMBATTUTO, I PACIFISTI ERANO AL MARE.
> COME MAI IL MOVIMENTO PACIFISTA E' STATO ASSENTE IN QUESTA GUERRA?
>
> Su tale spinosissima domanda vorremmo sollecitare la vostra attenzione con
> questo INTERVENTO DI NANNI SALIO.
>
> Alessandro Marescotti
> www.peacelink.it
>
>
> --- Movimento per la pace: un movimento che non c’è… ancora! ---
>
>
> La questione è vecchia, ma si ripropone sempre quando ci troviamo di
> fronte a una guerra: dov’è il movimento per la pace?
>
> Non ritornerei su questo tema, se non fosse per rispondere alle giuste e
> sofferte sollecitazioni di Marinella Correggia, che ha tentato invano di
> richiamare l’attenzione su quanto è avvenuto e continua ad avvenire in
> Libia.
>
> Ecco alcuni spunti di riflessione che ritengo essenziali.
>
> Primo: non esiste un movimento organizzato al quale fare riferimento
> direttamente, neppure un reale coordinamento, ma solo un insieme variegato
> di associazioni, gruppi, piccoli movimenti, che operano settorialmente e
> separatamente.
>
> Secondo: le grandi oceaniche manifestazioni sono il risultato di
> iniziative alle quali partecipano anche altri soggetti, oltre ai movimenti
> di base: le Chiese, i partiti. Storicamente, in queste occasioni si è
> riusciti sia a ottenere qualche parziale risultato, sia a essere presenti
> su scala globale (lotta contro i test nucleari in atmosfera negli anni
> 1950-1960; contro la guerra del Vietnam; contro gli euromissili). Ma
> sovente queste manifestazioni si limitano a essere dei grandi happening,
> come è avvenuto il 15 febbraio 2003, in quella che è stata definita, con
> troppa enfasi, la giornata della “nascita della seconda superpotenza
> mondiale”.
>
> Terzo: le risorse a disposizione dei movimenti di base sono scarsissime,
> quasi nulle e non c’è un piano per modificare questo stato di cose.
>
> Quarto: i movimenti di base non hanno un loro programma politico preciso,
> ma solo un insieme di proposte e di slogan generici. In altre parole, “non
> fanno politica”. In questo momento non hanno nessun referente politico in
> Parlamento.
>
> Quinto: per quanto riguarda l’Italia, né la Chiesa cattolica, né tanto
> meno i partiti di sinistra hanno mai assunto con rigore e coerenza il tema
> della pace e specificamente della cultura e dell’azione nonviolenta.
> Contribuiscono quasi solo a un pacifismo basato su dichiarazioni
> generiche, vaghe e impotenti.
>
> Di fronte a questa situazione, descritta per sommi capi, non stupisce
> quanto è successo nel caso della Libia.
>
> Tra i partiti e le forze di sinistra c’è stato un coro quasi unanime,
> dalla Rossanda sul Manifesto al Presidente della Repubblica, di adesione
> alla falsa interpretazione dell’ “intervento umanitario”. Era talmente
> evidente la montatura, che ci si chiede se sia prevalsa la stupidità,
> l’ignoranza, la disinformazione o semplicemente la distrazione.
>
> Le poche azioni di protesta sono passate sotto silenzio e non hanno avuto
> rilievo, né incisività. Non bastano i digiuni a staffetta, condotti quasi
> in incognito, né gli appelli che si limitino a richieste generiche.
>
> La protesta dev’essere organizzata e condurre, gradualmente, anche alla
> disobbedienza civile, di cui si vedono ben pochi esempi negli ultimi
> tempi.
>
> D’altro canto, si potrebbe aggiungere che di fronte a tragedie di portata
> ben maggiore, continuiamo a muoverci tra l’indifferenza e l’inefficacia:
> siccità e fame devastante nel Corno d’Africa come caso specifico del più
> ampio problema della morte per fame che ha un’incidenza in termini di
> mortalità annua circa 100 volte superiore a quella di tutte le guerre;
> crisi sistemica globale (economica, sociale, ambientale, alimentare),
> migrazioni e violenze quotidiane su donne e bambini.
>
> Certo, il caso della Libia è relativamente più circoscritto e se esistesse
> un autentico movimento per la pace si sarebbe forse riusciti a contrastare
> la deriva verso la guerra che, come ormai è ampiamente documentato, è
> stata preparata anni prima.
>
> Tuttavia, non dimentichiamo che lo scenario globale è di natura tale da
> richiedere un impegno ben diverso rispetto a quanto fatto finora da parte
> di tutti quei gruppi di base che intendano realmente costruire
> un’alternativa.
>
> Non possiamo rimanere a livello di dilettanti che operano nel tempo
> libero, contro un complesso
> militare-industriale-scientifico-corporativo-mediatico di centinaia di
> migliaia (milioni) di professionisti a tempo pieno. Le guerre si fanno
> anche ad agosto, quando la maggior parte di noi pensa solo alle agognate
> vacanze.
>
> I risultati positivi dei due referendum sull’acqua e sul nucleare sono
> ottimi esempi della capacità di lavorare insieme da parte di centinaia e
> migliaia di piccoli gruppi su proposte concrete e obiettivi raggiungibili.
>
> Anche la pace è un “bene comune” che dev’essere costruito e difeso.
>
> Un futuro movimento per la pace, autentico ed efficace, non ha che
> l’imbarazzo della scelta: dalla drastica riduzione delle spese militari al
> potenziamento del servizio civile; dai Corpi Civili di Pace
> all’attivazione della legge sul servizio civile per quanto riguarda
> esperienze di difesa popolare nonviolenta; dall’educazione alla pace alla
> mediazione e trasformazione nonviolenta dei conflitti; dalla critica del
> sistema capitalista alla transizione verso società e modelli di economia
> nonviolenta; dall’attuale sistema agroalimentare che affama e uccide
> milioni di esseri viventi indifesi a un’alimentazione vegetariana e vegana
> basata sull’agroecologia; da una cultura mediatica e accademica che esalta
> la guerra e la violenza a una cultura di pace e nonviolenza seguendo le
> orme e gli insegnamenti dei grandi maestri: da Gandhi a Capitini, da
> Pontara a Galtung.
>
> Cara Marinella, il lavoro è molto e gli attivisti pochi, ma non perdiamoci
> d’animo: uniamo le forze, continuiamo a lottare, a progettare e costruire
> esperienze di vita ispirate alla nonviolenza.
>
> E’ probabile che l’umanità intera si trovi di fronte a un punto di svolta:
> o riusciremo a costruire una società globale capace di organizzarsi
> secondo i principi della nonviolenza, in modo tale imprimere un salto
> evolutivo agli odierni imperfetti esseri umani, oppure corriamo il rischio
> di un collasso planetario.
>
> Guardiamo al futuro con la lungimiranza e la fiducia dei “giusti”, dei
> bodhisattva, pur nella consapevolezza dei nostri limiti personali e
> collettivi, coltivando la compassionevolezza e la compresenza verso tutti
> gli esseri viventi.
>
>
> Nanni Salio
> http://serenoregis.org/2011/09/movimento-per-la-pace-un-movimento-che-non-ce-ancora-nanni-salio/
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