Cosa grideremo, quando, di fronte al ricatto "O la
Borsa (intesa come Piazza Affari e sorelle) o la Vita", al conto di 900
miliardi per il debito pubblico (non per il deficit, che è solo l'antipasto)
che ci presenta la UE, da "indignat*" che occupano in permanenza le piazze
italiane, in contatto con molte piazze europee, avremo da dare un messaggio
chiaro al popolo italiano che aspireremo a rappresentare?
Ci limiteremo ad inveire contro la casta politica,
affinché si sacrifichi un poco anche essa, come ci suggerisce la campagna
stampa avviata con grandissimo rumore dai media
mainstream?
Oppure diremo:
- siamo tutt* valsusin*
- siamo tutt* vicentin*
- siamo tutt* metalmeccaniche e
metalmeccanici
- siamo tutt* precarie e precari della
conoscenza
- siamo il popolo dell'acqua
- siamo il popolo dell'energia
- siamo il popolo della pace...
e via elencando le varie rivendicazioni settoriali e
territoriali (ciascuna che ambisce, con qualche ragione, ad esprimere una
esemplarità generale)?
Siamo semplicemente il mutuo soccorso tra tutte queste
istanze e lotte sociali in corso?
Riusciremo ad avere non una "narrazione", ma un
programma politico comune per fare pagare la crisi ed il debito a coloro che
li hanno provocati e per uscire da essa attraverso una dinamica ed un modello
alternativi di economia e di società?
Nello spazio di lotta che ci consenta di essere
efficaci e vincenti?
Capiremo che è arrivata l'ora di un confronto decisivo
e che, da "dure" e "duri" (forti in senso etico, quindi nonviolent*) che non
intendono mollare su diritti e beni pubblici e comuni, dovremo mettere in
gioco tutta la nostra intelligenza strategica, la nostra capacità di unirci,
il nostro coraggio di rischiare per ciò che veramente
vale?
Alcune schematiche riflessioni in proposito nel file
allegato.Alfonso Navarra - obiettore indignato alle spese
militari e nucleari