Bruttissimi presagi e memoria cortissima



L'amara "medicina" che la lobby finanziaria internazionale ha da tempo pronta per l'Italia e vorrebbe somministrare al popolo italiano sotto un gaulatier di centro-sinistra perchè sarebbe l'unico in grado di sterilizzare eventuali proteste e sollevamenti si sta avvicinando a grandi passi. Un bruttissimo presagio è la chiamata in Israele di Bersani (da anni i candidati alla conduzione politica dell'Italia sono controllati e convalidati dal regime di Israele a nome e per conto delle lobbies finanziarie a loro riconducibili), un atto di vassallaggio che umilia l'Italia, e pone il centro sinistra nel solco degli ultimi governi della ex-sinistra guerrafondai (il bombardiere D'Alema) e carnefici dei lavoratori come Prodi con l'introduzione dell'arma letale del precariato. Eppure tutto questo sembra dimenticato, una sottile e vana euforia spinge questo popolo verso i prossimi loro kapò, incapaci di fondare su se stessi una qualsiasi forma di alternativa democratica si fanno frustare e lapidare dai soliti aguzzini patentati avita, una volta di destra e una volta di sinistra. Eppure il "nemico" non è stato mai così chiaro e soprattutto così universale: la lobby finanziaria, risultato matematico del capitalismo e della caduta tendenziale del saggio del profitto, non risparmia nessuno pur di salvaguardare i suoi profitti, attraverso il debito ed i suoi strumenti di regolazione tiene in pugno gli stati e le loro classi politiche, decide la caduta o la permanenza di un politico od altro, aggredisce una nazione libera con ricole menzogne con le armi o la depreda come la Grecia dei suoi beni e dei redditi dei suoi cittadini! Ora investito ed addrestato da Israele torna in Italia il campione del precariato (era ministro del famigerato governo Prodi) e delle liberalizzazzioni. Il suo malefico programma lo ha già preannunciato insieme al ventriloquio Casini: questa finanziaria non è sufficiente, occorre liberalizzare, liberalizzare, una formula che noin serve nemmeno in ambito capitalista: accelera la concentrazione, aumenta la disoccupazione e la mortalità (basta vedere gli Stati Uniti, il loro modello) assimila l'umanità alla putrefazione lenta ed inesorabile del modo di produzione capiotalista.