la terra siamo noi
- Subject: la terra siamo noi
- From: "Nadia Gambilongo" <gambilongo at tiscali.it>
- Date: Tue, 5 Jul 2011 19:48:18 +0200
| La 
terra siamo noi.   Si 
è tenuto a Genova dal 25 al 26 giugno il meeting internazionale  “Punto G: 
Genere e Globalizzazione”. E’ 
stata un’esperienza energizzante soprattutto per il vivace scambio generazionale 
che ha caratterizzato il dibattito; interessanti in questo senso gli interventi 
di Eleonora Cirant,  Susanna Camusso e Dacia Maraini. La presenza di 
giovani donne e di femministe di antica data ha consentito di mescolare 
esperienze e di sperimentare nuovi percorsi. Produzione e riproduzione, lavoro e 
maternità, da sempre al centro del dibattito, si sono incrociati con i temi del 
rispetto dell’ambiente e della convivenza civile. A 10 anni dal Genova Social 
Forum e dal Punto G del 2001 che raccolse 1000 donne, 140 gruppi femministi 
nazionali ed internazionali, a rileggere i documenti e le elaborazioni prodotte 
allora si raccolgono indicazioni ancora preziose  e profetiche: per 
l’allargamento del fenomeno sessista e razzista, per la riduzione complessiva 
delle libertà, per l’inquinamento del pianeta. E 
proprio su quest’ultimo aspetto si sono concentrati  i lavori del 
laboratorio: la terra siamo noi. Tema affascinante,  scelto da Monica 
Lanfranco e dalle sue amiche per uno dei  laboratori del 
meeting. La 
terra siamo noi sintetizza in maniera molto efficace un percorso millenario 
avviato dalle donne già dal Paleolitico e che arriva fino ai giorni nostri. Di 
questo lunghissimo percorso, nel tempo, si sono cancellate le tracce; la cultura 
patriarcale, in questo senso, è stata molto pervasiva e devastante, quasi quanto 
il fondamentalismo cattolico che ha provveduto a sbiancare le madonne nere e a 
coprire i seni nudi delle grandi madri, a dimagrire progressivamente i fianchi 
larghi della madre terra, fino a farla diventare minuta e vestita da 
suora. Queste 
due culture come le lame affilate di una stessa forbice hanno provveduto nei 
secoli, nei millenni a tagliare, rimuovere il culto della madre terra, e con 
essa hanno rimosso i valori di speranza e trasformazione, di pace e 
rigenerazione, di accoglienza e compassione. Ma 
nonostante questo lavoro costante e sistematico di cancellazione, è possibile 
rinvenire qua e là tracce, reperti archeologici significativi.  In 
Puglia vicino ad Ostuni è possibile visitare, prenotandosi, la grotta di S. 
Maria di Agnano dove, accanto ai resti di una giovane madre in attesa di epoca 
paleolitica, possiamo ammirare un dipinto del ‘700 di una Madonna con bambino. 
 Questa 
grotta spiega quasi didatticamente la trasformazione del culto millenario della 
dea-madre nella venerazione della madonna. E’ 
possibile trovare tracce, se solo lo desideriamo e abbiamo occhi per 
vedere,  rinvenire reperti,  documenti, esperienze di vita quotidiana 
che testimoniano la persistenza del culto della madre terra, e di un particolare 
modo di concepire la propria esistenza e il proprio posizionamento nel mondo, 
dell' io e del noi sulla terra … nella continua ricerca di armonia con i suoi 
elementi e con i suoi abitanti. E’ 
possibile osservare tracce archeologiche e testimonianze quotidiane della 
persistenza del culto della madre terra in tutto il mondo. Esistono studi 
multidisciplinari ormai accreditati in ambito accademico (dal genetista Luca 
Cavalli Sforza a Marija Gimbutas, da Heide Göttner-Abendroth a Lucia Chiavola 
Birnbaum), sono tante, inoltre, le esperienze di movimento che si richiamano al 
rispetto della terra madre; entrambi i percorsi sono rintracciabili, se solo 
abbiamo la curiosità di approfondire questo tema che è una sorta di motivo di 
fondo che accompagna da sempre la nostra esistenza. Allora 
scopriamo che c’è qualcosa di profondo, direi quasi di ancestrale, che risveglia 
le coscienze intorpidite da un quotidiano che nega sistematicamente i diritti, i 
doveri, che ci mostra un mondo in cui i più furbi hanno la meglio e 
l’intelligenza profonda viene messa ai margini. Uno dei video realizzati per il 
Punto G ci mostra che la crisi economica in atto era stata ampiamente prevista, 
i segnali dal mondo erano già piuttosto evidenti dieci anni fa ma non c’erano 
occhi per vedere, orecchie per sentire. Ma 
c’è qualcosa che ad un certo punto squarcia il velo di bugie, che rimette 
insieme i pezzi di una realtà distorta, che fa decidere a  Lorella Zanardo di girare il video sul 
corpo delle donne, che fa esultare Alex Zanotelli per la vittoria dei sì per 
l’acqua, e affermare che è la terra che ha vinto …. è la madre! Quando 
i veleni,  sia quelli che inquinano 
la terra e le acque, sia quelli quotidiani che inquinano la democrazia 
raggiungono livelli di non ritorno, accade che … il 13 febbraio si scenda 
tutte-i in piazza per la DIGNITA’ delle donne, tutti insieme più di un milione 
di persone per strada donne, uomini, anziani, bambini. Accade 
che in Calabria si raccolgano migliaia di firme per fare luce sulle navi dei 
veleni della ‘ndrangheta e degli affaristi senza scrupoli del nord. Quando 
i calabresi hanno avuto la consapevolezza che veniva messa in discussione 
l’esistenza stessa, la vita dei loro figli e dei loro futuri nipoti non ci sono 
stati  tavolini e braccia 
sufficienti per raccogliere le firme e l’indignazione delle persone. E’ così che 
i referendum diventano incredibilmente chiari a tutti e consentono il 
raggiungimento del quorum …  
cosa  che non avveniva  da anni. L’acqua, le centrali nucleari, 
il legittimo impedimento potevano diventare punti di non ritorno, ma non è stato 
così. E' 
la terra, la madre terra rigeneratrice che è dentro di ciascuno di noi che ci 
chiama, che ci fa dire ora BASTA, che ci fa dire SE NON ORA QUANDO? che ci fa 
prendere treni, auto con il caldo e che ci ha portate ancora a Genova, 
donne del sud, dell’area mediterranea, del nord, tutte insieme. Dieci 
anni fa mentre erano in atto i preparativi per il Genova Social Forum, mi stavo 
organizzando anch’io per partire,  
ero al quinto mese di gravidanza e mi sentivo in gran forma, ma ad un 
certo punto dal tenore dei messaggi che giravano sulla rete ho capito che non 
sarebbe stata una passeggiata e neppure una festa ed ho deciso di non 
partecipare, proteggendo mia figlia Gaia che placidamente cresceva e prendeva 
forma. Sono però ritornata lo scorso anno con lei nel febbraio 2010 per una 
iniziativa sull’eco femminismo organizzata da Monica Lanfranco e dalla rivista 
Marea, un trimestrale di attualità e riflessioni,  critica e informazione per dire lo stare 
al mondo delle donne. Marea 
… e proprio pensando alle maree che oggi mi sento di dire che dobbiamo evitare 
le risacche, dobbiamo porci il problema di come facciamo a trasmettere i nostri 
saperi, a mettere in campo politiche efficaci per far cambiare realmente il 
vento e spazzare via gonnelline leziose su gambette incerte. Abbiamo elaborato 
negli ultimi quarant’anni saperi di genere sofisticatissimi, abbiamo istituito 
Centri di Women’s studies nelle università, Torino e l’Università della Calabria 
sono state tra le prime, abbiamo creato centri di documentazione 
autorevoli,  realizzato strumenti di comunicazione, utilizzato tecnologie 
dell’informazione …  Ma 
in che modo abbiamo cambiato le nostre vite e quelle delle nostre figlie, delle 
nostre compagne di viaggio? Allora 
mi sembra che al primo punto in agenda ci sia la questione dell’efficacia, e su 
questo aspetto credo che sia necessario partire da una sorta di A, B, C della 
comunicazione e della strategia politica. Come 
facciamo per fare in modo che le ragazze più preparate dei loro compagni abbiano 
pari e dignitose opportunità di lavoro, come facciamo per evitare 
discriminazioni? Come 
facciamo a trasmettere i nostri saperi alle bambine, ai bambini, alle ragazze ed 
ai ragazzi? Come 
facciamo a progettare moduli specifici per le scuole? Poiché uno dei nodi è 
proprio l’efficacia della trasmissione dei saperi  ed abbiamo  la consapevolezza che su questo terreno, 
in passato,  i nostri femminismi 
 hanno fallito. Come 
facciamo per proporre bilanci partecipati e di genere alle amministrazioni 
pubbliche? E come controlliamo che siano realmente partecipati? Come 
facciamo a vivere in armonia con la terra e i suoi abitanti? I 
punti di non ritorno sono stati superati, l’indignazione si è resa palese, è 
tempo di evitare le risacche, sempre in agguato, e  procedere spedite. Mi 
rendo conto che in poche righe è difficile tenere insieme tanti temi, ma c’è 
bisogno di esercizi di equilibrismo per tenerci tutte insieme nelle nostre 
differenze culturali,  generazionali. Siamo confortate da studi e ricerche 
compiute negli anni da donne autorevoli e da esperienze di vita quotidiana di 
movimento. E come sempre intrecciare teorie e pratiche politiche può servirci 
per avere  indicazioni sulla rotta.  Quello che non ci serve è un banale spiritualismo fai da te. 
 Nadia 
Gambilongo     | 
- Prev by Date: Bande di armigeri, da Calcata (1978) alla Valsusa (2011)… Lettera aperta
- Next by Date: [orienthousenapoli] I: comunicato associazione culturale cypraea
- Previous by thread: Bande di armigeri, da Calcata (1978) alla Valsusa (2011)… Lettera aperta
- Next by thread: [orienthousenapoli] I: comunicato associazione culturale cypraea
- Indice: