c'è ancora speranza...



Ho appena letto queste parole di De André:

“Sul finire degli anni Ottanta la gente aveva perso a tal punto il senso della propria dignità che si viveva in una specie di limbo, dove nessuno aveva più voglia di protestare, figuriamoci poi di ribellarsi: non c’è niente di più idoneo perché il potere possa compiere i propri misfatti nella più assoluta impunità. Si continua ad affermare la priorità del mercato – ormai anche la politica è attraversata da grandi ventate di affarismo, non sempre lecito – e con essa la morte delle ideologie: così si educa la gente al ripudio degli ideali. Questa rassegnata abulia, che coinvolgeva anche artisti un tempo ‘impegnati’, giornalisti non di regime e politici d’opposizione, è sintetizzata nel finale de La domenica delle salme dove si parla di ‘pace terrificante’, mentre ‘il cuore d’Italia si gonfia in un coro di vibrante protesta’. Senonché la protesta ha la voce d’un coro di cicale, scelto a emblema del menefreghismo collettivo” (Fabrizio De André a proposito della canzone La domenica delle salme, ultimo brano dell’album Le nuvole, 1990)

Chissà che all'avvicinarsi del mio sessantesimo anno di età questo paese non stia diventando un pò meno "ridicolo e orribile" (come lo definiva negli anni '70 PPPasolini), che non si aprano spazi di speranza e di ribellione, che non nasca un processo di  cambiamento radicale sul piano etico e politico. Certo, sarà dura ricostruire una società ridotta in macerie.

Ma ho una grande fiducia nei giovani (e meno giovani...)

Dante Bedini