Presente!
I giornali titolano che l'attacco può partire anche
tra poche ore.
E noi che facciamo???
----- Original Message -----
Sent: Tuesday, March 08, 2011 6:09
PM
Subject: R: [pace] DOVE SONO I PACIFISTI
E LE PACIFISTE? IO, PICCOLA, CI SONO
Pensare che l'ONU sia una istituzione che si muove
per la democrazia è puerile, basta l'esempio della Palestina, dove l'ONU
ignora volutamente l'occupazione illegale di terre altrui ed il
trattamento vessatorio delle popolazioni! Come puerile è pensare che la
guerra in corso in Libia sia una pura lotta di liberazione popolare! La
presenza sul campo di battaglia di infiltrati tra i rivoltosi e la guida
mediatica delle informazioni in perfetto stile "guerra del Golfo"
dimostrano che non c'è molto di democratico. Questo non vuol dire
difendere un regime autoritario e personalistico, ma in Libia si gioca
una partita fondamentale per il controllo di quello che rimane del
petrolio e un'ulteriore occasione per premiare gli speculatori
finanziari sulle materie prime! In questo scenario che vale migliaia di
miliardi di dollari i poveri cittadini libici sono una semplice
tappezzeria da macello! E' veramente ridicolo e carnevalesco vedere la
gran parte della sinistra affrettarsi sotto le bandiere della Nato
agitandosi per farsi notare dagli osservatori del Pentagono e mantenere
le credenziali guadagnate da D'Alema sul sangue del popolo serbo!
--- Lun 7/3/11, a_roveroni at libero.it
<a_roveroni at libero.it> ha scritto:
Da:
a_roveroni at libero.it <a_roveroni at libero.it> Oggetto: [pace]
DOVE SONO I PACIFISTI E LE PACIFISTE? IO, PICCOLA, CI SONO A:
pace at peacelink.it, "Enrico Peyretti" <e.pey at libero.it>, "beati
costruttori di pace" <beati at beati.liste.org>,
taroblu at googlegroups.com Cc: "lista pax christi gr discussione"
<paxchristi at yahoogroups.com>, "lista nonviolenti"
<nonviolenti at liste.retelilliput.org>, "lista Mir dibattito"
<mir-riconciliazione at yahoogroups.com>, "Lista Menapace"
<lista123lm at gmail.com>, "lista lilliputpiemonte"
<reg-piemonte at liste.retelilliput.org>, "lista lilliput glt NV"
<glt-nonviolenza at liste.retelilliput.org>, "lista eco-fem-nv"
<eco-fem-nonviolenta at lists.unbit.it>, "lista donne in nero"
<donneinnero-owner at listas.nodo50.org>, "lista BCP"
<ml-beati at beati.org>, "lista angelo casati 01"
<sullasoglia at yahoogroups.com>, "lista alteracultura"
<info at alteracultura.org> Data: Lunedì 7 marzo 2011,
20:22
Caro Tiziano,
non ho il piacere di conoscerti ma non condivido la tua razionale
e realista (real politik) esposizione di punti. La storia potra' pure
andare avanti anche per i libici? Possono giocarsi una speranza
di cambiamento, a caro prezzo sulla loro pelle? Devono restare sotto
la dittatura di uno spietato regime finto socialista,
che disprezza tutti i diritti umani, che offende la dignità
umana e l'intelligenza di noi donne italiane (e forse cristiane) a
Roma, che rinchiude in lager i migranti di mezza africa (in buon
accordo di amicizia con l'Italia di B.) e suoi connazionali e che ora
li bombarda impunemente? Vengono prima i diritti umani e la vita dei
libici o "la poca automomia energetica che ci rimane" come dici tu,
che quasi Frattini mi pare piu' coraggioso? E' meglio l'Eni forse,
eppoi a me che interessa quali saranno le multinazionali che
vinceranno in Libia? Non credi che in ogni rivolta, in ogni parte del
mondo e in ogni epoca, ci siano stati clan e gruppi di potere che
hanno cercato di prendere il sopravvento? L'esito dipende in parte
anche da noi, infatti condivido l'azione di Arci proposta in
questi giorni. Ti rendi conto che il mondo, noi stessi
uno ad uno, ora non puo' dire che non sapeva, che non poteva
agire? Che sicuramente non agire non ci fara' sbagliare in positivo,
ma l'omissione di intervento per la tutela dei diritti umani e
della popolazione libica e' anche questa una grave scelta che ha
effetti devastanti?
Sono una sciocca? No. Voglio credere al cambiamento perche' sono
viva e sto con la vita.
Con tutte le contraddizioni della vita.
Stiamo assistendo in questi decenni ad un nuovo processo di
internazionalizzazione dei diritti umani, che porta con se -
sicuramente con modalita' ancora molto ambigue e pericolose -
l'affermarsi del diritto di intervento della comunità internazionale
negli affari interni degli stati quando sono in atto o si temono gravi
e estese violazioni dei diritti umani. Cio' è un processo
ineludibile, altrimenti i diritti umani resterebbero lettera morta,
vuote parole nei trattati internazionali. Ma c'è bisogno di GOVERNANCE
INTERNAZIONALE, in materia di diritti umani, di ambiente e cambiamenti
climatici, di energia, di migrazioni, finanza. C'è bisogno
di DEMOCRAZIA SOVRANAZIONALE DEI POPOLI DEL MONDO. C'è bisogno di
realizzare la Carta dell'ONU nella parte che prevedeva che non
dovessero esistere piu' gli ESERCITI STATUALI, che soldati (ben
addestrati al rispetto dei diritti umani, aggiungo) e mezzi fossero
destinati all'ONU e messi sotto un COMANDO INTERNAZIONALE, non
multinazionale come è la NATO - con uno strapotere degli USA. C'è
bisogno di partecipazione democratica all'interno dell'ONU,
perchè gli stati non sono piu' adeguati e sufficienti a governare i
cambiamenti e le sfide drammatiche che l'umanita' sta e deve
affrontare.
Questo ha a che vedere anche con questi momenti tremendi che sta
vivendo il popolo libico, perchè stiamo ancora parlando di NATO,
quando ci dovrebbe essere una istituzione sovranazionale credibile e
imparziale che interviene immediatamente per far rispettare la NO FLY
ZONE sopra i cieli della Libia, per esempio. E se non c'è CHIEDIAMO
SUBITO LA COSTITUZIONE DI UNA MISSIONE ONU PER LA DEMOCRAZIA IN
LIBIA.
Non possiamo attendere sempre la prossima guerra, non possiamo
neppure stare a guardare paralizzati o interessati economicamente al
mantenimento dello status quo. Questo ordine ci portera' e ci sta
portando TUTTI alla rovina
Annalisa Roveroni
Borgo Val di Taro, contadina nonviolenta
----Messaggio originale---- Da:
tcardosi at indire.it Data: 07/03/2011 12.08 A: "Enrico
Peyretti"<e.pey at libero.it> Cc: "lista Peacelink
Pace"<pace at peacelink.it>, "lista pax christi gr
discussione"<paxchristi at yahoogroups.com>, "lista
nonviolenti"<nonviolenti at liste.retelilliput.org>, "lista Mir
dibattito"<mir-riconciliazione at yahoogroups.com>, "Lista
Menapace"<lista123lm at gmail.com>, "lista
lilliputpiemonte"<reg-piemonte at liste.retelilliput.org>, "lista
lilliput glt NV"<glt-nonviolenza at liste.retelilliput.org>,
"lista eco-fem-nv"<eco-fem-nonviolenta at lists.unbit.it>, "lista
donne in nero"<donneinnero-owner at listas.nodo50.org>, "lista
BCP"<ml-beati at beati.org>, "lista angelo casati
01"<sullasoglia at yahoogroups.com>, "lista
alteracultura"<info at alteracultura.org> Ogg: [pace] Re:
[nonviolenti] DOVE SONO I PACIFISTI ?
caro Enrico teniamo ben
la mente sveglia e gli occhi aperti: Veltroni attacca i pacifisti
che non ci sono per preparare la guerra. Credo dobbiamo anche
vedere bene le contraddizioni che si agitano nel nostro paese,
compreso il movimento contro la guerra:
- i "pacifisti" sono ancora storditi dall'implosione del
movimento dopo che il passato governo Prodi ci ha fatto vedere di
tutto, anche la Folgore come "miglior vetrina dell'Italia"
- qualcuno a sinistra vede ancora personaggi come il rais di
Tripoli un "antimperialista"
- altri confondono qualunque rivolta con movimenti di
liberazione; in Libia parrebbe proprio che un movimento spontaneo
rischi di essere intercettato da faide tra clan portando tutto
verso una guerra civile invece che verso un movimento di
liberazione
- il PD, che è più filoamericano del PDL, tira la volata alla
NATO per un intervento armato contro Gheddafi
- USA e soprattutto UK si stanno fregando le mani perché, con la
guerra, finalmente possono mettere fuori gioco ENI e prendere il
petrolio libico per conto della BP
- Veltroni, sposando la causa della guerra, conferma una visione
geopolitica in cui l'Italia deve essere una ruota di scorta di USA
e NATO e perdere la poca autonomia di politica energetica che
rimane
- le rivolte, che sono naturalmente nonviolente quando condotte
da popolazioni che hanno come fine la liberazione
dall'oppressione, sono giuste e tali restano se non entrano in
giochi di lotta per il potere o per la spartizione di risorse
(come parrebbe degenerare in Libia)
- se un movimento pacifista volesse dire qualcosa a Veltroni
potrebbe proporre di appoggiare i movimenti di liberazione libici,
favorire il controllo delle risorse da parte dei Libici, non da
clan o caste politiche e tanto meno da multinazionali straniere
come pure è la nostra ENI
- insomma bisogna porsi chiaramente dalla parte degli oppressi
(Libici, Egiziani o Tunisini) sapendoli ben distinguere da chi
vuol cambiare solo il loro padrone
Altrimenti rischiamo
solo di essere servi sciocchi. Veltroni e quelli come lui non sono
sciocchi, sono in malafade. Un saluto TC
Il 07/03/2011
10:53, Enrico Peyretti ha scritto:
11 03 07 Dove sono i
pacifisti?
L’appello di Veltroni a manifestare contro le stragi di Gheddafi ha
una ragione e un torto.
Quando la politica abituale non sa più come limitare una violenza
bellica che le sfugge di mano, invoca i pacifisti: «Dove sono i
pacifisti?». Come se essi fossero la ruota di scorta di culture e di
partiti che pensano, preparano, finanziano e usano la guerra come
parte inseparabile dalla politica, e poi, quando il sangue è troppo,
danno la colpa non alla propria politica, ma a chi non ha fatto
abbastanza per fermarli. Non sarà, magari, che voi non avete ascoltato
e capito per tempo?
Chi ha venduto armi in grande abbondanza (tra tanti altri dittatori) a
Gheddafi? Solamente il governo del suo compare Berlusconi?
Chi, già nel congresso del Pci del 1986, fece orecchio da mercante
all’appello di fare della pace, del ripudio delle strutture di guerra,
la punta politica di quel partito?
Chi, da sinistra. irrise, negli anni ’90, agli obiettori di coscienza
alle spese militari, con leali trattenute fiscali pagate care, perché
erano solo poche migliaia?
Chi non ebbe occhi per vedere e mente per capire la resistenza
nonviolenta guidata da Ibrahim Rugova al dominio serbo e alla
riduzione dei diritti della popolazione albanese del Kossovo, e si
accorse del problema soltanto quando servì per fare la “guerra
umanitaria”, che aumentò le vittime? Fu questa tutta l’intelligenza
delle politiche correnti, di destra ma anche di sinistra, nella quale
ci fu, in Italia, chi disse che «per dimostrare di saper governare
bisogna anche dimostrare di saper fare la guerra».
I
movimenti per la pace c’erano, la cultura della nonviolenza attiva e
positiva c’era, studiava, educava, pubblicava, parlava, agiva, ma i
politici, attaccati al vecchio realismo, la relegavano nei cieli
dell’utopia. Anche davanti alle guerre di secessione e di pulizia
etnica in Jugoslavia, il cui inizio fu permesso e utilizzato dalle
politiche statali europee e persino ben visto dal Vaticano, quando
fuoco e sangue furono troppi, si miagolava: «Dove sono i pacifisti?».
I pacifisti – per meglio dire, i nonviolenti - c’erano, andarono (più
numerosi dei volontari nella guerra di Spagna) a testimoniare e
riconciliare, a servire le popolazioni sotto tiro, e diversi di loro
ci persero la vita.
La
cultura nonviolenta ha elaborato e proposto linee concrete alternative
a tutte le nuove guerre, cieco alimento al terrorismo, nel ventennio a
cavallo dei due millenni. Ma anche governi e partiti democratici le
giustificarono e vi collaborarono, e continuano a sostenere la guerra
afghana.
Tuttavia, i metodi nonviolenti di difesa e affermazione dei diritti si
sono diffusi negli stessi decenni, e hanno dimostrato di essere più
efficaci e meno costosi delle rivoluzioni e resistenze violente.
L’esperienza promossa da Gandhi è conosciuta e seguita più oggi che
nel Novecento, anche in queste rivoluzioni arabe, molto indicative
delle potenzialità pacifiche e democratiche della cultura islamica,
sebbene siano vicende ancora aperte. Non lo scontro di civiltà, ma il
dialogo tra le culture è fermento di giustizia e libertà.
Il
caso libico è particolarmente tragico per la durezza del regime di
Gheddafi. Aiutare i rivoltosi con le armi? Dare soccorso umanitario
internazionale? Accogliere i profughi? Adire al Tribunale penale
internazionale?
Le
politiche degli stati, coi tanti mezzi di cui dispongono, sono state
prese di sorpresa e rivelano incertezze dovute anche ai precedenti
compromessi con le dittature. I movimenti nonviolenti, coi loro pochi
mezzi, hanno più chiaro il giudizio ma necessariamente più lenta la
mobilitazione. La sollecitazione di Veltroni è giusta in sé, ma non è
giusto giudicare inerte quella cultura che da sempre diffonde nei
popoli la coscienza dei diritti umani insieme alla scelta della forza
nonviolenta per affermarli: l’unità, la resistenza, il coraggio, la
disobbedienza all’ingiustizia. È urgente che la cultura della pace
nonviolenta prema nella politica interna e internazionale perché la
forte solidarietà tra i popoli aiuti ciascuno di questi a liberarsi
dall’ingiustizia coi mezzi della giustizia.
Enrico Peyretti, 7 marzo 2011
----- Original Message -----
Sent: Saturday, March 05, 2011
10:37 PM
Subject: [ml beati] Libia.
Politica e non guerra aiuta la libertà.
Cento anni fa la guerra di Libia. Che non ci sia
la seconda. E' la politica e non la guerra che aiuta la
libertà.
Enrico Peyretti, Torino
Lettera a Il Manifesto di Marinella
Correggia, pubblicata domenica 5 Marzo 2011.
Libia, un
silenzio assordante
"Se si creera' un ampio movimento di
opinione a favore della proposta di Chavez per evitare una
guerra della Nato in Libia, prima e non dopo che si compia l'
intervento bellico, le possibilita' che l' iniziativa abbia
successo aumenteranno, cosi' ha scritto ieri Fidel Castro
aggiungendo che "non doveva ripetersi un altro Iraq ". Sembra
rivolgersi anche ai popoli. E non e' l' unico ad appoggiare l'
iniziativa di Chavez - ora a quanto pare accettata anche dalla
Libia - per una missione internazionale nel paese. Si sono
pronunciati i paesi latinoamericani aderenti all' Alternativa
bolivariana para las Americas (Alba) e altri. E il Congresso
bolivariano de los pueblos - vedi il sito www.alianzabolivariana.org -
sottolinea come le accuse di genocidio rivolte alla Libia,"senza
prove " e con molta disinformazione da parte dei network,
provengono "dai paesi responsabili dei peggiori genocidi negli
ultimi cent' anni ". Cosa aspettano i movimenti per la pace a
schierarsi contro l' ennesima guerra "umanitaria" e relativa
propaganda ? E a favore della proposta latinoamericana ? Per ora
il silenzio e' il piu' assordante dell' ultimo...ventennio: Iraq
1991, Kosovo 1999, Afghanistan 2001, Iraq
2003...
-- ml-beati mailing list ml-beati at beati.org http://beati.org/mailman/listinfo/ml-beati_beati.org Per
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