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Re: [nonviolenti] Mezzi nonviolenti contro fini nonviolenti
- Subject: Re: [nonviolenti] Mezzi nonviolenti contro fini nonviolenti
- From: tiziano cardosi <tcardosi at indire.it>
- Date: Thu, 24 Feb 2011 11:18:20 +0100
Scusate se mi permetto di inserirmi in questo dibattito, perché ho
avuto più volte a scontrarmi con persone di formazione marxista su
questo tema. Mi sono sentito più volte rinfacciare da loro che i metodi nonviolenti di Sharp sono stati usati per rivoluzioni reazionarie, esempio più classico è quella arancione dell'Ucraina. Io cerco di far capire loro che se i metodi nonviolenti hanno funzionato per scopi negativi, con maggior convinzione dovremmo usarli per fine positivi come la liberazione degli esseri umani. In questi gruppi di una sinistra che mi pare ormai residuale continua ad esistere una mistica della violenza, un proporre l'esclusivo metodo machiavellico nella lotta politica. Il fenomeno dello stravolgimento dei metodi nv per fini di dominio non è nuovo e devo confessare che ho trovato molte resistenze, all'interno dei gruppi nonviolenti che frequento, a far capire questa cosa; tra di noi trovo talvolta un atteggiamento speculare a quello dei vecchi marxisti leninisti per cui siamo tentati da un feticismo del metodo, supponendo che quello che esce da un buon metodo sia per forza buona cosa; riconosco ad Alberto L'Abate di aver capito e denunciato bene questo rischio. Venendo dal mondo sindacale posso dirvi che i nostri metodi, ad es delle assemblee, sono usati da lungo tempo per favorire la cooperazione dei lavoratori finalizzata alla produzione e alla fidelizzazione all'azienda, ma contemporaneamente vengono create le condizioni per una conflittualità orizzontale tra i lavoratori stessi, tale da provocare un clima di inimicizia e sofferenza perenne. La precarietà è teorizzata anche come strumento di dominio. Per quanto riguarda Soros e le sue istituzioni "benefiche" dobbiamo stare molto in guardia; può darsi che qualche analisi e denuncia sia vera, ma il progetto che sta dietro le azioni del capitalista di origini ungheresi sono di tipo imperialistico. Vorrei ricordare un libro della fine degli anni '90, "guerra senza limiti", di due strateghi militari cinesi in cui si annunciava l'arrivo della guerra asimmetrica. In quel libro, che consiglio di leggere, si parla di guerra non solo combattuta con le armi, ma anche con la finanza: la crisi economica delle tigri asiatiche degli anni '90 fu provocata da operazioni speculative in cui Soros era in prima fila. Gli interventi di Soros nei Balcani non erano finalizzati ad aiutare tanto il popolo Rom, ma a impiantare la più grande base americana in Europa (Bondsteel), a gestire oleodotti che escludessero la Russia dal controllo del petrolio, a controllare miniere, a inserire nel cuore dell'Europa un nucleo di instabilità che garantisse l'egemonia statunitense. Insomma credo che anche noi nonviolenti dovremmo cominciare a ripensare la nostra strategia e considerare non solo le armi, ma anche i media, l'economia, le ong, come possibili strumenti di una guerra globale, non solo armata. Come nonviolenti dovremo legare di più, alla diffusione dei nostri metodi, anche fini chiari di giustizia e di liberazione. Il rischio è di essere involontari complici dei misfatti nel mondo. Scusate l'intrusione. TC Il 24/02/2011 10:00, Enrico Peyretti ha scritto:
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- References:
- Mezzi nonviolenti contro fini nonviolenti
- From: "Enrico Peyretti" <e.pey at libero.it>
- Mezzi nonviolenti contro fini nonviolenti
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