vi invio per conoscenza l'appello che la Coalizione
Italiana StopThatTrain ha realizzato e sta diffondendo
perchè la società (italiana) Pizzarotti si ritiri dalla
costruzione illegale della ferrovia ad alta velocità
Gerusalemme-Tel Aviv che attraversa i territori
palestinesi occupati.
A seguire l'appello, poi a breve sarà pronto anche un
blog che racchiude tutti gli articoli finora tradotti (in
italiano) che riguardano questo progetto, il rapporto
creato da Whoprofits.org (sempre tradotto in italiano) e
altri materiali di documentazione.
Al momento hanno aderito : agenzia Amisnet,
Assopaceroma e Assopace Nazionale, Associazione Zaatar,
Un Ponte per..., Elettra Deiana, Francesco Martone,
Luisa Morgantini, Silvana Pisa, Luisella Valeri, Mauro
Murta, Tamara Traubman, Ronnie Barkan, Agnese Manca, e
stanno in queste ore arrivando altre sottoscrizioni.
Appello perché
la società Pizzarotti si ritiri dalla costruzione
illegale della ferrovia ad alta velocità
Gerusalemme - Tel Aviv che attraversa i territori
Palestinesi occupati
Il progetto per la realizzazione
del treno ad alta velocità Gerusalemme – Tel
Aviv, detto anche A1, è stato messo in cantiere
fin dal 1995, ma ha subito interruzioni e
cambiamenti in seguito alla opposizione della
società israeliana a causa dei danni, che tale
linea avrebbe comportato all’abitato e
all’ambiente, tanto che varie società
costruttrici si sono ritirate.
Per questo il tragitto è stato
cambiato ed ora, nonostante l’allungamento che
la tratta subirà, correrà attraverso le aree
vicine alla linea dell’armistizio del 1949 (la
“Linea Verde”) e nell’Enclave di Latrun, e
passerà attraverso una vasta area situata
all’interno dei territori palestinesi occupati
nel 1967, dove vivono comunità palestinesi, tra
cui molti rifugiati del ’48 e del ’67.
Ciò comporterà, non solo un danno
per l’ambiente (che non tollerato dalla
popolazione israeliana viene imposto alla
popolazione palestinese) ma rappresenta una
palese violazione della Legalità Internazionale,
in quanto, percorre 6,5 chilometri attraverso la
Cisgiordania occupata, contravvenendo alla
normativa internazionale sui Diritti Umani, tra
cui la IV Convenzione di Ginevra, che vietano lo
sfruttamento delle terre da parte della potenza
occupante. Israele invece, ha espropriato le
terre palestinesi, con lo scopo di costruire
infrastrutture permanenti, e per soddisfare i
bisogni esclusivamente della sua popolazione
civile. Una volta completata infatti, la
ferrovia ad alta velocità A1 fornirà servizi
solo ai pendolari israeliani tra Gerusalemme e
Tel Aviv.
Il progetto dell’A1 si inscrive
inoltre nella politica israeliana di lungo
periodo, che mira ad attuare il trasferimento
forzato della popolazione palestinese, che
dovrà, ancora una volta, come è evidente dal
tracciato, andarsene, dal momento che la
sottrazione di altra terra, porterà
all’annientamento delle fonti di sussistenza,
già ridotte, a seguito degli espropri eseguiti
dalle autorità israeliane per la costruzione di
infrastrutture a favore dei cittadini israeliani
e per la costruzione del muro di separazione.
I villaggi maggiormente coinvolti
sono Beit Surik e Beit Iksa.
A Beit Surik, i contadini
palestinesi pur avendo subito la confisca di
molta terra per la costruzione del Muro illegale
israeliano erano riusciti a preservarne una
parte essenziale per la sussistenza della
popolazione del villaggio, grazie al parere del
2004 della Corte di Giustizia Internazionale che
la aveva ritenuta “risorsa fondamentale per la
sussistenza della comunità” (1). Ma ora
rischiano di perderla definitivamente e
completamente poiché, nonostante il tracciato
pianificato per la ferrovia A1 passi attraverso
la loro terra, la Suprema Corte Israeliana (2),
in questo caso, non si è attenuta al parere
della corte di Giustizia internazionale.
Beit Iksa è un villaggio che ha
accolto molti rifugiati palestinesi, vittime
della pulizia etnica israeliana nell’area di
Ramle-Lydda nel 1948. Poi, con la guerra del ’67
larga parte della popolazione di Beit Iksa è
stata indotta nuovamente alla fuga. Oggi, l’80%
dei 2.000 abitanti rimasti sono registrati come
rifugiati del ’48 dall’UNRWA. Israele ha già
confiscato il 40% della terra agricola del
villaggio per la costruzione della colonia
ebraica di Ramot, mentre il 60% rimasto è
situato dietro il Muro illegale israeliano. Il
10 novembre 2010 le Autorità israeliane hanno
consegnato al Consiglio del villaggio di Beit
Iksa un ulteriore“ordine di acquisizione delle
terre”, che saranno utilizzate per il progetto
ferroviario A1, per costruire una strada di
accesso al tunnel e per la realizzazione di
opere collaterali. Cinquecento alberi di ulivo
sono a rischio di sradicamento, e questo
significa la rovina delle famiglie già
economicamente deboli, che soffrono gli effetti
della disoccupazione e basano la propria
sussistenza sull’olio di oliva che producono.
In questo modo il progetto per la
ferrovia A1 diventa parte di un sistema
infrastrutturale coloniale e di apartheid, che
mentre provvede alle necessità della popolazione
israeliana, nega quelle della popolazione
palestinese che, su queste terre vive da secoli.
Allo stesso tempo costituisce un
altro passo nell’implementazione della politica
israeliana di trasferimento forzato dei
palestinesi che, dopo essere stati privati dei
propri beni e cacciati dalle proprie terre,
vedono completamente negato il proprio diritto
al ritorno.
Il coinvolgimento della
Pizzarotti S.p.A. in questo progetto, nonostante
la sua evidente illegalità, costituisce pertanto
complicità nei crimini di guerra e contro
l’umanità commessi da Israele.
Infatti, il conseguente
trasferimento forzato della popolazione, (che è
definito come il “sistematico, coercitivo e
deliberato movimento di popolazione da un’area
all’altra, con l’effetto o il proposito di
alterare la composizione demografica di un
territorio, in modo particolare quando (la
motivazione) ideologica o politica asserisce la
dominazione di un certo gruppo su un altro”)
(3), costituisce un crimine di guerra ed un
crimine contro l’umanità in base al Diritto
Internazionale.
CHIEDIAMO PERTANTO
-
Al
governo nazionale, ai governi locali e ai
consigli cittadini di porre fine ai
contratti con la Pizzarotti S.p.A., e a
non stipularne di nuovi se non risolverà
il contratto per la costruzione della A1
COALIZIONE ITALIANA STOP THE TRAIN
Note:
1. http://www.whoprofits.org/articlefiles/WP-A1-Train.pdf
2. http://www.whoprofits.org/articlefiles/WP-A1-Train.pdf. La Corte
Suprema israeliana non ha riconosciuto la
sentenza del 2004 della Corte Internazionale di
Giustizia ed ha di conseguenza agito in
complicità con i progetti statali di utilizzo
del Muro come strumento per il furto di terra e
per il trasferimento forzato della popolazione
palestinese indigena.
3. La dimensione dei Diritti
Umani nel trasferimento di popolazione, tra cui
lo stabilimento delle colonie, report
preliminare preparato da A.S. Al Khawasneh e
R.Hatano. Commissione sui Diritti Umani e
Sottocommissione sulla prevenzione delle
discriminazioni e per la protezione delle
minoranze, IV-V Sessione, 2-27 agosto 1993,
E/CN.4/Sub.2/1993/17 of 6 July 1993, para 15 and
17.