Articolo sul ripudio italiano della guerra
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- Date: Wed, 29 Dec 2010 03:42:46 +0100
Vi segnalo questo interessante articolo su
Costituzione e Onu sul ripudio italiano della guerra. E’ comparso sul alfabeta e sul blog
letterario www.nazioneindiana.com Qui è possibile anche commentare: http://www.nazioneindiana.com/2010/12/27/la-guerra-sottile/#comments Un saluto di buon 2011 a tutti. Lorenzo la
guerra sottile
«Quis fuit,
horrendos primus qui protulit enses? Forse lo
fanno anche gli scienziati, che da nessun peccato sono, né mai furono, immuni,
quello di piegare una teoria ‒ ancorché resistente
alle pieghe ‒
fino a forzarla a coincidere con una realtà sperimentale ormai consolidata che
non si vuol perdere e che soprattutto non si può perdere; perché madre natura
non si cura delle leggi che gli uomini le affibbiano o le dicono di seguire,
ella procede imperterrita per strade sue; e allora qualche volta, se si ha già
lì pronta una teoria tanto bella che spiacerebbe abbandonarla, si cerca di
adattarla in ogni modo e con ogni sforzo fino a farle dire esattamente quel che
madre natura fa. Persino
Edgar Allan Poe, nella Lettera rubata,
menziona una simile diffusa procedura, usando la metafora del letto di Procuste
‒
letteralmente «lo stiratore» ‒ colui che stira, o
stiracchia, o taglia pur di adattare qualcosa a qualcos’altro. Voi
avrete notato che alcuni dei militari che poco provvidenzialmente inviamo in
terre lontane per distribuire come ognun sa pace e amore talvolta non tornano
indietro, o meglio tornano sotto forma di spoglie
avvolte nelle bandiere legate strette perché sembrassero intere,
come già parecchio tempo fa amaramente cantava «sarebbe
ipocrita far credere in una possibile neutralizzazione dei rischi. I rischi in
quel contesto ci sono, il massimo che si può fare è ridurli e non ha senso
perciò da parte nostra reclamare il ritiro ogni volta che prendono corpo [non
sentite come è involontariamente tragica questa metafora?, a.s.], come se
qualcuno avesse tradito le nostre aspettative o non fosse stato ai patti»; per
carità che non ci venga in mente più di invocare ritiri ad ogni occasione.
Occorre, appunto, convincersi una volta per tutte della liceità ed anzi
dell’eticità di questa guerra, ed ecco come. «Io ho il
massimo rispetto per il pacifismo assoluto (mai e in nessun caso la guerra) e
per le convinzioni morali e religiose che lo ispirano. È tuttavia mio dovere,
esso stesso un dovere morale, misurare tali convinzioni con la verità di una
Costituzione che non ha sposato un tale assolutismo» «Chissà ‒
si chiede Amato ‒
quanti sono gli italiani che pensano che, secondo la Costituzione,
l’Italia ripudia la guerra, punto e basta. Non è così. Essa dice
all’articolo 11 che «l’Italia ripudia la guerra come strumento di
offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle
controversie internazionali». «Noi
popoli delle Nazioni Unite, decisi eh già,
voi direte, pace, pace, però qui si comincia ad annidare una scappatoia:
“la forza delle armi non sarà usata, salvo che nell’interesse
comune”, in nome di questo interesse comune si può benissimo finire a far
la guerra davvero. Il ché, come sappiamo avviene ormai quotidianamente, basta
una bella maggioranza all’ONU senza veti per autorizzarsi a “usare
le armi per l’interesse comune”. «Il
nostro articolo 11 non solo s’ispira agli stessi princìpi, ma
s’inscrive altresì nella stessa cornice, perché aggiunge che
l’Italia intende essere parte delle organizzazioni che assicurano la pace
e la giustizia fra le nazioni, accettando anche le necessarie limitazioni di sovranità.
Che cosa vuol dire tutto questo? Che la Costituzione ci autorizza a fare la
guerra per difenderci e a partecipare alle operazioni militari decise nelle
sedi sovranazionali, in primo luogo le stesse Nazioni Unite, per difendere la
pace e la giustizia fra le nazioni.» Amato
allude al fatto che l’articolo 11 prosegue, dopo la frase citata più
sopra, così: «consente,
in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità
necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le
Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale
scopo.» Eccolo
qua il punto d’appoggio di Amato, che si astiene prudentemente dal citare
integralmente l’articolo11: sono le “limitazioni di sovranità
necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le
Nazioni” che secondo lui autorizzano la guerra, ed è questa
interpretazione che è non solo discutibile, ma a ben vedere falsa, non appena
si consideri che la locuzione incriminata viene detta in un contesto nel quale
si è premesso che l’Italia ripudia la guerra “come mezzo di
risoluzione delle controversie internazionali”. Nella
Costituzione non si parla di difesa o di bene comune, e men che meno di forza
delle armi, si dice invece chiaramente che la guerra viene rifiutata sia
“come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli” e sia
anche “come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali”, cosa si vorrebbe di più chiaro di così? In Iraq
(sull’Iraq perfino Amato esprime dubbi) e in Afghanistan (qui invece
Amato è certo della legittimità dell’intervento), così come in Kosovo ai
tempi di D’Alema) è stata usata la guerra sia come strumento di offesa alla
libertà degli altri popoli sia come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali. Ma ve lo ricordate Massimo D’Alema, ex dirigente del
Partito Comunista Italiano, quando andò in televisione a reti unificate e
annunciò, con amarezza ma con fermezza, che quella guerra s’aveva da
fare? Dal 24 marzo 1999 i caccia bombardieri cominciarono a decollare dalla
base di Aviano, con piena autorizzazione e sostegno logistico del governo in
carica. Ciliegina sulla torta, durante i bombardamenti fu duramente colpita l’ambasciata
cinese a Belgrado, uccidendo vari diplomatici e non per errore, come subito
ovviamente si disse, ma, come si seppe qualche anno dopo, perché fonti
dell’intelligence
americana, queste sì per errore, avevano segnalato che in
quell’ambasciata in quel momento sarebbe stato presente Slobodan
Milošević, appunto una “speciale circostanza”. [articolo pubblicato su Alfabeta2,
n° 5] |
Allegato Rimosso
- References:
- Per non dimenticare il massacro nella Striscia di Gaza
- From: PAL NEWS <palestinanews at gmail.com>
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