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All'attenzione del Segretario del Partito Democratico
e ai capigruppo di Camera e Senato del PD
Roma, 5 ottobre 2010
Cari amici,
abbiamo appreso con stupore e indignazione che alcuni
parlamentari del
Partito Democratico hanno dato la loro adesione alla
manifestazione
internazionale "Per la verità, per Israele" che si svolgerà
a Roma il
prossimo 7 ottobre, promossa da personalità tra le quali
José Maria
Aznar, che aprirà la discussione a Roma, e l'on. Fiamma
Nirenstein.
Scopo dichiarato della manifestazione è di combattere la
delegittimazione di Israele, il "doppio standard" usato ai
suoi danni,
le menzogne che lo circondano e l'antisemitismo.
Tutti scopi pienamente condivisibili, a prima vista, ma:
- per delegittimazione i promotori della manifestazione
intendono ogni
critica all'operato dei governi di Israele, alla Nakba che
dal '48 al
'50 vide oltre 700.000 Palestinesi cacciati dalla propria
terra, alla
quarantennale, illegale occupazione e colonizzazione di
terre
palestinesi, alla detenzione, spesso senza alcuna accusa
specifica, di
migliaia di Palestinesi, molti dei quali minorenni, al
totale disprezzo
per le risoluzioni dell'ONU e per il diritto internazionale,
e così via;
- il "doppio standard" esiste veramente, sempre a danno dei
Palestinesi.
Israele può fare e fa impunemente tutto quello che vuole, al
massimo
riceverà qualche blando rimbrotto, mai un gesto concreto di
dissuasione;
- le menzogne verrebbero diffuse dai mezzi di comunicazione
di massa
anche se, notoriamente, non sono controllati dai Palestinesi
e dai loro
alleati;
- l'antisemitismo, purtroppo, esiste veramente e va
combattuto come ogni
altra forma di razzismo, ma gli "amici di Israele" bollano
come
antisemiti tutti i critici della politica di Israele.
Per noi, pacifiste/i e sostenitori dei diritti delle e dei
Palestinesi,
per noi che non abbiamo alcuna intenzione di delegittimare
l'esistenza
dello Stato di Israele, per noi convinti che solo
assicurando diritti e
sicurezza ai Palestinesi anche Israele potrà avere sicurezza
e
riconquistare il rispetto degli altri popoli, sarebbe
davvero
imbarazzante elencare a dei parlamentari le innumerevoli
violazioni del
diritto internazionale compiute da Israele e a tutti note.
Ci limitiamo
a richiamarci alle risoluzioni dell'ONU, alle relazioni di
Amnesty
International, al rapporto Goldstone sui crimini commessi
durante
l'operazione Piombo Fuso, al rapporto ONU del Consiglio per
i Diritti
Umani sull'attacco omicida alla Flotilla che portava aiuti
umanitari a
Gaza, alle prese di posizione delle organizzazioni
israeliane che si
battono contro l'occupazione dei territori palestinesi,
contro il muro,
contro l'abbattimento delle case palestinesi. Questi gruppi
israeliani e
i sempre più numerosi Palestinesi che scelgono forme non
violente di
lotta e di resistenza sono la sola speranza per una
soluzione equa della
questione medio-orientale, se avranno l'appoggio dell'Europa
e della
comunità internazionale.
Con questa lettera non intendiamo, né avremmo alcun titolo
per farlo,
chiedervi condanne o scomuniche per coloro che aderiscono
alla
manifestazione del 7 ottobre. Vorremmo invece capire con
chiarezza se si
tratti, come pensiamo, di adesioni individuali o se invece
esse siano in
sintonia con la posizione ufficiale del Partito Democratico
sulla
questione israelo-palestinese.
Ai meno giovani tra gli "amici di Israele" vorremmo
ricordare che in
tempi non lontanissimi i "veri Italiani" hanno portato il
nostro paese
alla rovina, mentre gli anti-fascisti, quelli che volevano
la sconfitta
di questa nazione negli scenari di guerra, si sono rivelati
i migliori
amici dell'Italia.
Cordiali saluti,
le associazioni: Associazione per la Pace, Donne in Nero,
Rete Ebrei
contro l'Occupazione, Giuristi Democratici, Un ponte per...,
Campagna
Ponti-non Muri di Pax Christi, Berretti Bianchi ONLUS,
Women's
International League for Peace and Freedom – Italia, IPRI -
Rete Corpi
Civili di Pace, AMISnet - Agenzia Multimediale di
Informazione Sociale,
Associazione Aiutiamoli a Vivere, Operatori di Pace -
Campania ONLUS,
Associazione Senza Paura – Genova, Luoghi Comuni - Progetto
Antirazzista
Garbatella, Associazione Stelle Cadenti - artisti per la
pace
aderiscono: Luisa Morgantini (già vice-presidente Parlamento
Europeo),
Alessandra Mecozzi (responsabile Ufficio Internazionale
Fiom-Cgil),
prof. Danilo Zolo (Università di Firenze), Maso Notarianni
(giornalista,
direttore PeaceReporter), prof. Alberto L'Abate (Presidente
Italian
Peace Research Institute - Rete CCP), prof. Giorgio Forti
(Università di
Milano e Rete Ebrei contro l'Occupazione), Rossana Platone
(Università
di Milano), Enrico Peyretti (MIR e Movimento Nonviolento),
prof. Paolo
Amati e Ester Fano (Università La Sapienza di Roma e Rete
Ebrei contro
l'Occupazione), prof. Angelo Baracca (Università di
Firenze), prof.
Alberto Clarizia (Università di Napoli)
Dopo l'ipocrisia della Maratona per la pace che a
Betlemme aveva fatto
del muro di apartheid un palcoscenico per lo sport
italiano “che costruisce la
pace” (fingendo che non ci sia l'ingiustizia
dell'occupazione militare), oggi
tutti pazzi per un'altra Maratona, questa volta più
esplicitamente per
difendere la potenza occupante e le sue “verità”.
Se
salisse sul palco Daoud...
Per la verità, per Israele: verità su
Israele
Team
di 'Tutti a raccolta', Pax Christi Italia, Campagna
Ponti e non muri
Betlemme, 6 ottobre
2010
Il palco da dove
Papa Benedetto tuonò pochi mesi fa contro il muro
dell'apartheid che fa di
Betlemme una prigione, si trova proprio a due passi
dalle gabbie in cui
stanotte all'alba siamo stati attoniti spettatori della
quotidiana umiliazione
di migliaia di palestinesi che ammassati dietro le
sbarre tentano di passare il
check-point per andare a lavorare a Gerusalemme.
Dalla stampa
apprendiamo con stupore e indignazione che molte
personalità internazionali, parlamentari e artisti
saliranno domani su un palco
a Roma dando la loro adesione e la loro voce alla
manifestazione internazionale
"Per la verità, per Israele".
Se ci sta veramente a cuore Israele, se vogliamo
essere veri amici di
Israele come del popolo palestinese, non possiamo
fingere di non vedere il
sistema di apartheid che da decenni umilia e distrugge i
palestinesi e di
conseguenza dobbiamo aiutare Israele a riconoscere le
sue responsabilità.
Fa davvero
un effetto strano immaginare questa maratona
di parole
mentre, viaggiando da una parte all'altra della
Palestina, siamo testimoni
della concreta oppressione che quotidianamente milioni
di uomini e donne sono costretti
a sopportare e
che ha un solo nome da amplificare e non nascondere:
l'occupazione militare
israeliana.
Non riusciamo ad
immaginare come tanti discorsi che verranno pronunciati
nel nome della pace e
della giustizia, non cadano ancora una volta
nell’ipocrisia di chi finge di non
sapere che l’ostacolo più grande alla pace sono proprio
quelle centinaia di
cantieri edili che continuano a rubare illegalmente la
terra ai villaggi
palestinesi. Ci chiediamo anche a quale sicurezza,
libertà e verità stiano
pensando coloro che si alterneranno nella maratona
pro-Israele passandosi la
fiaccola della sua difesa.
Tutti noi chiediamo
la sicurezza per Israele come per i suoi vicini
palestinesi, ed è esattamente
“per la verità, per Israele” che va riconosciuta e
affermata la realtà dei
fatti, come unica via per una pace giusta. Quei
drammatici “fatti” che in
questi giorni ritroviamo nella totale umiliazione subita
dai palestinesi e
nella costante violazione dei diritti umani e delle
leggi internazionali da
parte dello stato d’Israele.
Israele potrà
godere della sicurezza e della libertà che tanto
giustamente cerca, solo quando
la stessa sicurezza e libertà verranno concesse e
garantite al popolo
palestinese.
Per questo noi di Tutti a raccolta, team
di giovani italiani di Pax Christi presenti in questi
giorni nei Territori
Occupati, vorremmo poter far salire su
quel palco i testimoni
della
“verità per Israele e per la Palestina”; le persone
che stiamo incontrando e
che in carne ed ossa ci testimoniano un sistema di
apartheid che va chiamato
con il suo nome.
Ci piacerebbe che Daoud, dalla
sua collina circondata da
cinque insediamenti, potesse intervenire a Roma, per
farci capire come si possa
resistere con la nonviolenza alla follia di una
colonizzazione che per lui
significa continui attacchi, ordini di demolizione e
violenze.
Vorremmo non fosse
censurato dal palco di questa maratona, il pianto di Claire, la cui casa a Betlemme è circondata per tre lati dal muro
e che resiste alla
disperazione e alle provocazioni dell’esercito cercando
di mantenersi con un
negozio di souvenir davanti al quale i turisti non
passano, perchè lei si rifiuta
di pagare il pizzo alle agenzie israeliane.
E perché gli
organizzatori non hanno invitato sul palco Daniela,
ebrea israeliana di Machsom Watch, che ogni mattina va
al check-point per
denunciare le umiliazioni subite
dai palestinesi e l’occupazione che sta alla
radice di tutte le
sofferenze dei due popoli?
Se potesse parlare
domani a Roma la famiglia Karim, che
in uno dei tanti campi profughi conserva ancora il
ricordo del proprio
villaggio distrutto nel ’48, mostrerebbe alle telecamere
le chiavi della loro
casa che non esiste più.
e salissero sul
palco gli studenti che oggi abbiamo incontrato
all’Università di Hebron
direbbero, come Salim, che “ognuno
ha il diritto di resistere all’oppressione” oppure, come
Josmine, che “lo Stato d’Israele ha
tolto a
noi giovani due cose che ci stanno particolarmente a
cuore, la libertà e la
sicurezza”, esattamente ciò che Israele pretende per se
stesso.
E se dopo di loro
fosse il turno di Roberta, italiana
che lavora da anni nella cooperazione, racconterebbe di
infinite limitazioni al
movimento e sempre nuovi soprusi e controlli per il solo
fatto di aver sposato
un palestinese.
Se salisse suor Giulia di Betania, ci
comunicherebbe tutta l’amarezza di dover chiudere la
scuola ai bambini che
improvvisamente si sono ritrovati a vivere al di là del
muro.
E poi dovrebbe
essere il turno di Mohammed, per testimoniare la violenza che ogni
giorno lui e tutti i bambini del villaggio di At Twani
subiscono da parte dei
coloni mentre vanno a scuola.
Se sul palco
salisse Hafez, che ha visto demolire
la sua casa di Sheik-Jarrah, capiremmo cosa accade a
Gerusalemme, destinata ad
essere la capitale dei due popoli ma stravolta dalle
colonie, dal muro di
annessione, dalle demolizioni e dalle
occupazioni
di case palestinesi.
E se in fine
prendesse il microfono il professor Zaher,
potrebbe aiutare tutti a lasciare, per una volta, giù
dal palco gli slogan e i
pregiudizi, con quel sincero amore per Israele col quale
ha concluso la sua
lezione all’Università di Hebron: “Noi amiamo il popolo
d’Israele, la religione
ebraica e la sua storia, ma le azioni dello Stato
d’Israele danneggiano proprio
quest’immagine”.
Solo così ci immaginiamo
una maratona
per desiderare insieme pace, sicurezza e libertà per
entrambi
i popoli: a partire dalla realtà dei fatti e dalla
concretezza di una pace che
verrà solo con la giustizia.
Tutti a raccolta,
Pax Christi Italia
Per contattare il team 00972 543176361