Carceri, è tortura di Stato





>Carceri, è tortura di Stato
>di Tommaso Cerno	
>
>http://espresso.repubblica.it/dettaglio/carceri-e-tortura-di-stato/2131065
>
>Immaginate di passare ogni giorno in una cella di due metri a quaranta
>gradi. In piedi o sdraiati su una gommapiuma impregnata dal sudore altrui.
>Questa è tortura vera, non metaforica. La denuncia di Adriano Sofri
>(21 luglio 2010)

>Perché lo Stato non interviene?
>«La realtà è che nelle carceri italiane c'è la tortura. Non in senso
>generico o metaforico, proprio in senso tecnico. Queste condizioni, anche
>senza botte o provocazioni volontarie, si configura come una tortura di
>Stato. Per cui, se esiste un torturato esiste anche un torturatore. Non
>parlo degli agenti penitenziari che sono a loro volta, in senso lato, dei
>semi-detenuti, ma delle autorità che hanno a che fare con questo sistema.
>Gente che per cattiveria, imbecillità o peggio fa leggi che spediscono in
>carcere persone che non ci dovrebbero andare. E che non prende alcuna
>misura per evitare la situazione tragica a cui le condanna».


Attenzione! E' qui il passo, il valico che dobbiamo imboccare per far avanzare la nostra società.

Ragioniamo: se un imbecille fa una legge imbecille per quale disumana ragione tre milioni e rotti di statali debbono assentire ed applicare quella legge?

Perché è necessario per il buon andamento della società?
NOOOO!!! Per salvaguardarsi lo stipendio e la carriera!


Se nei ruoli pubblici al posto degli arroganti, autoritari, dispotici, prepotenti, prevaricatori, ottocenteschi statali ci fossimo noi semplici cittadini alternandoci equamente pensate forse avverrebbe la stessa cosa?

Col cavolo! Non avendo noi cittadini da difendere il posto fisso (tipicamente dato dai monarchi per fidelizzare a vita i loro servi) ci rifiuteremmo di applicare una legge imbecille e disumanamente diretta contro le persone. Pensate alla legge fallimentare, a quanta gente s'è vista ingiustamente togliere la casa dagli statali che l'hanno applicata!

Ed allora ecco il passo che dobbiamo compiere: aprire la Funzione Pubblica alla partecipazione popolare, considerando ogni rimostranza degli statali per quello che è: una meschina scusa per mantenere quel posto fisso che la maggior parte delle volte si sono guadagnati con un atto di corruzione. Figuriamoci che onesto proseguio si è potuto avere iniziando così il proprio lavoro in una Funzione che fin dal primo momento dell'Italia democratica sarebbe dovuta divenire davvero Pubblica e partecipata da ognuno.


>I magistrati potrebbero fare qualcosa?
>«I magistrati, quando non hanno una vocazione almeno iniziale a occuparsi
>delle carceri credendoci davvero (e sono la minoranza, molti più fra le
>donne), sono persone che cercano di smaltire con il minimo danno la
>gestione di una discarica, a loro affidata, con istruzioni che dicono di
>fare il meno possibile e di girarsi dall'altra parte. Spesso quello che
>sentenziano è un voto a fine scrutinio: 10, oppure 18. Ma nessuno pensa
>che quel 10 significa 10 anni moltiplicati per 365 giorni e ancora per 24
>ore, per due metri quadrati e per tre file di sbarre. Su questo i
>magistrati sembrano non porsi nemmeno il problema».


Fuori gli statali, tutti gli statali, nessuno escluso, dentro i cittadini a rotazione.

Ragioniamo ancora un momento. Chi è che forma i politici? Non son forse quei docenti universitari, di destra o di sinistra non cambia granché perché sempre statali sono, che, giustamente chiamati "baroni", li plasmano secondo le loro idee che mai si sono avvicinate in tutti questi decenni a sviluppare il senso dell'essere una Repubblica, perché sarebbe inevitabilmente saltato fuori che trattasi di società a partecipazione collettiva la cui Funzione Pubblica non può essere accaparrata a vita dagli statali?

Sono i docenti, i baroni, a guidare in gran parte il Paese. I politici la maggior parte delle volte non fanno che applicare le loro teorie. Senza cogliere il gran peso politico che hanno scuola ed università finto pubblica in mano agli statali non si farà mai un progresso.

Avete voi notizia di un qualche progetto di società sviluppato dai docenti universitari, anche dai tanto stimati cervelloni di sinistra, che non sia basato sull'AUTORITARISMO permesso dagli statali? Io non ne ho e colgo una sola ragione: i baroni si sono posti immobili ed inamovibili al centro dell'Universo. Ed è così che ci ritroviamo con le carceri stracolme di gente che non ha fatto altro tutt'al più che manifestare un qualche disagio di vita in una società che ancora è un crogiolo di sofferenza per colpa degli statali!


NEL CAMPO DELL'EDUCAZIONE E' NOTA E STIMATA LA DIFFERENZA TRA AUTORITARISMO ED AUTOREVOLEZZA.

VISTO CHE NON LI FANNO GLI STATALI, COMPIAMO NOI CITTADINI STUDI PER DIMOSTRARE CHE UNA SOCIETA' PUO' VIVERE MERAVIGLIOSAMENTE SENZA GLI OPPRESSORI STATALI!


Ecco il mio contributo: http://ars.hyperlinker.org


Non aspettiamoci aiuti dagli statali, dai docenti che consideriamo amici. Pensate a quanti illustri professori emeriti statali abbiamo ascoltato nella nostra vita in mille e mille inconcludenti convegni e seminari che mai hanno udito le parole:


LA FUNZIONE PUBBLICA
E' IL PRIMO BENE COMUNE 
RIGOROSAMENTE DA CONDIVIDERE
DI UNA SOCIETA' DEMOCRATICA.


Pensate ad una società giusta che, invece di essere basata sull'accaparramento e l'esclusione già nell'ambito del lavoro di proprietà collettiva, fosse equamente partecipata: non ritenete anche voi che sarebbero molto meno le persone disposte a compiere un atto che li rinchiuderebbe in carcere? Invece ora, essendo comunque esclusi, tanto vale non badar tanto a quel che si fa.


Diamoci da fare noi, allora, come meglio possiamo e sappiamo, perché nessuno ci aiuterà.


Danilo D'Antonio



http://equo-impiego-pubblico-a-rotazione.hyperlinker.org