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Sent: Saturday, June 05, 2010 11:50
AM
Subject: sicurezza di israele
Da tanti dati, sempre più chiari, mi
faccio l'idea che lo Stato di Israele non c'entra proprio niente con la
tradizione, spiritualità, religione, cultura, storia e sofferenza ebraica, ma
è usato, sotto l'apparenza di rappresentare e difendere quei valori, come
semplice avanposto - armato, finanziato, esentato (come un minorenne viziato)
dal rispetto della legge internazionale - della potenza del capitale
occidentale verso l'oriente e in particolare verso il risveglio
islamico.
Se i politici di Israele fossero
preoccupati del bene del loro popolo, capirebbero che non le minacce di
Ahmandinejad, ma l'appoggio precario e strumentale dell'occidente sono il vero
pericolo per la sopravvivenza, che è ormai un diritto, di quello
stato.
L'unica sicurezza di Israele è la
sicurezza che esso, con la potenza che ha, anche clandestinamente
nucleare, può dare ai popoli vicini.
Dopo oltre 60 anni di errori, anche
reciprocamente causati, c'è da risalire una china tremendamente erta. Ma
l'importante è cominciare: smontare le armi (materiali, psicologiche,
giuridiche) invece di puntarle e usarle.
Tra i palestinesi come tra gli israeliani
ci sono piccole ma chiare alternative intelligenti e nonviolente. Conoscerle,
comunicare con loro, dare solidarietà, è l'imperativo del momento per noi.
Anche israeliani intelligenti dicono che
la fine dell'occupazione torturante è l'unico inizio possibile della pace,
cioè del vivere tutti.
Enrico Peyretti, Torino