"La sofferta realtà della guerra"



    Spettabile Direttore,
l'articolo non firmato "La sofferta realtà della guerra" ("Il Risveglio Popolare", settimanale diocesano, Ivrea, 21 maggio 2010, p. 3), sembra un bollettino dell'Ordinariato (cioè vescovado) militare (stpefacente ossimoro!), anche se nel titolo confessa che è guerra l'azione ufficialmente chiamata "di pace".
    L'affermazione del vescovo militare che "il militare ha l'etica del dono" appare un acrobatico conformarsi alle logiche del mondo, dove la difesa del potere con la violenza armata viene chiamata difesa del diritto. Sappiamo tutti che la guerra non riduce ma alimenta il terrorismo, perché è della sua stessa natura. Sappiamo che solo il dialogo e la giustizia possono togliere il motivo a chi pratica il terrorismo. Sappiamo che nel confronto tra parti armate ogni mezzo diventa "lecito", e solo l'azione degli altri viene chiamata vile e la propria elogiata e persino benedetta.
    Una parola cristiana di pietà per le vittime di quella logica dovrebbe indicare vie più giuste, non cieche come la via delle armi. Sono state proposte ma non seguite politiche di vero aiuto alle popolazioni implicate. Prevale la guerra metodica perché immense feroci speculazioni sull'affare-guerra, come sappiamo, si impongono anche sui governi democratici. Perché chi rappresenta la Chiesa non dice la verità, specialmente davanti ai morti, e preferisce concordare con le potenze?
    Enrico Peyretti, Torino